Ciò che è certo è che almeno ogni ora, in Italia, c’è un animale che soffre per colpa dell’uomo. Ma questo dato è sottostimato ed è molto realistico pensare che le violenze siano tante, ma tante, di più. Ammontano infatti a 8.193 gli illeciti contro gli animali avvenuti nel 2020: da soli, i reati contro la fauna rappresentano il 23,5% del totale dei reati ambientali, con 6.792 persone denunciate (oltre 18 al giorno) 5.327 sequestri effettuati e 33 arresti.
E’ questa la fotografia che emerge dal nuovo rapporto Ecomafia 2021, realizzato da Legambiente con il sostegno di Cobat e Novamont ed edito da Edizioni Ambiente.
I numeri degli animali vittime della crudeltà dell'uomo crescono anche perché nella Penisola sono 4.233 i reati relativi agli incendi boschivi, con tutte le conseguenze che ne derivano per gli animali ospiti delle aree verdi. Un numero in aumento dell’8,1% rispetto al 2019.
In totale, nel 2020 sono 34.867 i reati ambientali accertati (+0,6% rispetto al 2019), alla media di oltre 95 reati al giorno, 4 ogni ora. Aumentano le persone denunciate: 33.620 (+12% rispetto al 2019), le ordinanze di custodia cautelare eseguite 329 (+14,2%), i sequestri effettuati 11.427 (+25,4%), ma cala il numero complessivo dei controlli passati da 1.694.093 del 2019 a 1.415.907 del 2020, con una flessione del 17% rispetto al 2019.
È alta l’incidenza dei reati ambientali di Sicilia, Campania, Puglia e Calabria, con una presenza più radicata e tradizionale delle mafie: sono 16.262, il 46,6% del totale nazionale, con 134 arresti. Nel 2019 erano stati “soltanto” 86. Nella classifica regionale, Campania, Sicilia e Puglia sono le regioni più colpite da illeciti ambientali. Al quarto posto quest’anno sale il Lazio con 3.082 reati, con un incremento del 14,5% sul 2019, superando così la Calabria. La Lombardia resta la Regione con il maggior numeri di arresti. Preoccupante anche il numero dei comuni commissariati per ecomafia sino a oggi: sono 32, dei quali 11 sono stati sciolti nei primi nove mesi del 2021.
«Non si deve assolutamente abbassare la guardia contro i ladri di futuro, a maggior ragione in un momento storico in cui dovremo spendere ingenti risorse pubbliche previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)», spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, nel corso di una presentazione del rapporto che si è svolta a Roma. «Va scongiurato in ogni modo il rischio di infiltrazioni ecomafiose nei cantieri per la realizzazione di opere ferroviarie e portuali, impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di riciclo dei rifiuti, depuratori, interventi di rigenerazione urbana, infrastrutture digitali, solo per fare qualche esempio delle opere che servono alla transizione ecologica del paese», aggiunge.
La flessione più significativa dei reati, che secondo Legambiente potrebbe essere riconducibile ai periodi di chiusura di molte attività produttive durante il lockdown, è quella relativa al ciclo dei rifiuti, che in termini di illeciti accertati registra un -12,7% rispetto al 2019, ma più arresti (+15,2%).
Gli animali marini sono ancora rischio per le buste di plastica ancora in circolazione e che poi vanno a finire in mare. Nel 2020, secondo i dati dell’Osservatorio di Assobioplastiche, un quarto degli shopper consumati in Italia non sarebbe ancora a norma. Nello stesso anno, nonostante le restrizioni dovute al Covid-19 e i mercati per buona parte del tempo chiusi o ridimensionati, sono finite sotto sequestro più di 15 tonnellate di buste prodotte con materiali non rispondenti ai requisiti di legge.