Una tartaruga Caretta caretta è stata soccorsa al largo di Sanremo e ricoverata all’Acquario di Genova con una diagnosi di polmonite. L’animale, ribattezzato Andrea in onore di uno dei suoi soccorritori, è stato notato in difficoltà al largo da un diportista che ha avvisato la Guardia Costiera, una segnalazione che ha avviato l’iter di soccorso e recupero.
I primi a intervenire con la Guardia Costiera per accudire la tartaruga, un esemplare di 57 kg di peso, sono stati i volontari dell’associazione Delfini del Ponente, che si sono presi cura di lei sino al trasferimento all’Acquario di Genova, disposto grazie alla collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Val d’Aosta e i Carabinieri Forestali Nucleo CITES Imperia. L’Acquario è infatti la struttura di riferimento per i soccorsi di tartarughe Caretta caretta, e Andrea è stata affidata allo staff medico-scientifico della struttura per le radiografie e gli esami del sangue: le analisi hanno portato alla luce una forma di polmonite.
Andrea – così chiamata per ringraziare le due volontarie, una biologa dell’Associazione Delfini del Ponente e una diportista che a turno hanno monitorato la tartaruga fino a quando è stato possibile trasferirla all’ Acquario di Genova – si trova adesso ricoverata nell’area ambulatoriale dell’Acquario, dove resterà sino a quando non avrà recuperato un buon stato di salute e potrà essere rilasciata in mare.
L’Acquario di Genova, come detto, interviene sulle tartarughe marine in difficoltà dal 1994, e dal 2009 è referente istituzionale per la Regione Liguria per il recupero delle Caretta caretta (accordo Stato-Regioni). Nel 2017 ha ricevuto insieme all’Acquario di Livorno il riconoscimento nazionale come centro di recupero e lunga degenza delle tartarughe marine dal Ministero della transizione ecologica. L’attività è svolta in accordo con i Carabinieri Servizio CITES, che coordinano a livello nazionale l’applicazione della Convenzione di Washington che tutela questi animali, e in collaborazione con la Guardia Costiera. L’Acquario ha infatti siglato un protocollo d’intesa con la Direzione Marittima che ha l’obiettivo di definire e gestire i principi di intervento in caso di segnalazione, avvistamento o ritrovamento di esemplari di fauna marina feriti o in difficoltà.
Le cause principali di soccorso e ricovero di questi animali sono ormai tristemente note, e hanno quasi tutte a che fare con l'uomo: l’impatto con strumenti da pesca, principalmente palamiti (è frequente la presenza di ami nella cavità boccale o nel tratto digerente, spesso evidenziato dal filo di nylon che fuoriesce ai margini della bocca) o reti (che possono causare ferite, mutilazioni e, nel peggiore dei casi, il soffocamento degli animali), e poi l’ingestione di corpi estranei, come per esempio sacchetti di plastica scambiati per meduse che fanno parte della dieta naturale di questi rettili, e poi l’impatto con imbarcazioni a motore o patologie debilitanti, come nel caso di Andrea.