Anche la Spagna si trova a fare i conti con le incursioni urbane di fauna selvatica, nello specifico di orsi, proprio come spesso accade in Abruzzo o in Trentino. La polizia municipale di Ponferrada, cittadina della provincia iberica di Leon, è dovuta intervenire martedì per scortare un orso bruno che si aggirava per le strade del centro poco prima dell’alba, assicurandosi che facesse ritorno in sicurezza nelle vicine foreste.
A segnalare la presenza dell’orso è stato un tassista, che ha filmato l’animale mentre percorreva la strada (fortunatamente deserta): «È un orso!», esclama il tassista nel video condiviso su Twitter, in cui si vede l’animale correre lungo la strada. L’uomo si è tenuto a distanza di sicurezza, anche se la prima cosa da fare in questi casi, la migliore, è accostare appena possibile e spegnere motore e fari per non spaventare gli animali e lasciare loro il tempo di allontanarsi. Il tassista ha poi avvisato le forze dell’ordine, che hanno inviato sul posto una pattuglia.
«Lo abbiamo localizzato vicino al fiume e lo abbiamo guidato verso il monte Pajariel – hanno spiegato su Twitter dal profilo della Policìa Municipal de Ponferrada – Sebbene siano animali che tendono a fuggire in presenza dell'uomo, chiediamo la massima cautela». Il monte Pajariel è una cima montuosa che sorge vicino alla città di Ponferrada, ed è con tutta probabilità da lì che l’orso preveniva, come hanno spiegato anche dalla Fundación Oso Pardo, una onlus nata nel 1992 per monitorare e tutelare l'orso bruno, il suo habitat e il suo ambiente naturale e culturale, in particolare la Cordigliera Cantabrica e i Pirenei: «Tutto indica che si sia trattato di un orso in transito verso una montagna vicina per mangiare ghiande, che è ciò che gli orsi stanno facendo ora per l'inverno – hanno spiegato dalla fondazione – e che è finito in città perché disorientato». La fondazione ha comunque confermato che una squadra di esperti ha preso in carico l’analisi del caso per capire se possano esserci altre ragioni per la presenza dell’orso in città.
Episodi di questo genere capitano con frequenza anche in alcune regioni italiane. In Trentino Alto Adige, per esempio, dove la presenza degli orsi, fortemente voluta anche dalla popolazione alla fine degli anni 90, è stata però piano piano giudicata prima eccessivamente ingombrante e poi quasi incompatibile dalle varie amministrazioni della Provincia Autonoma di Trento. Un cambio di visione che ha portato anche all’uccisione di alcuni esemplari e alla cattura e captivazione permanente di altri, come capitato all’orso Papillon (M49), trasferito nel centro di Casteller di cui oggi è unico ospite dopo il trasferimento dell’orsa Dj3 e l’orso M57. In Abruzzo è invece diventato tristemente famoso l’orso marsicano Juan Carrito. Tristemente, perché la sua abitudine a scendere a valle e a scorrazzare per le strade di Roccaraso ha reso vani tutti i tentativi di riportarlo nel suo habitat naturale. Il rischio per lui è che possa essere “rimosso” dall’ambiente naturale per essere condotto in un’area faunistica chiusa, simile a quella di Palena dove è rimasto per diverse settimane in attesa della sua traslocazione.
Una possibilità che il presidente del Parco nazionale della Maiella, Lucio Zazzara, a Kodami ha però quasi escluso: «Su Juan Carrito siamo molto speranzosi perché dopo un breve periodo di cattività, dove abbiamo cercato di tenerlo lontano dalla presenza umana, ha passato tre settimane nel suo ambiente naturale durante le quali ha dimostrato di essere in grado di avere tenore di vita consono a quello della sua natura selvatica».