"Una misteriosa creatura attacca uno squalo". Non è difficile imbattersi in commenti di questo tipo sotto al video che vi mostriamo anche qui su Kodami e che viene condiviso su molte piattaforme social. Nel mare di opinioni e pareri, nonostante vi siano anche esperti che provano a spiegare quello che si vede, i post corretti vengono dispersi e anche altri media inseguono il clamore suscitato da immagini che raccontano, in realtà, incontri/scontri che in natura sono normali.
Girato a Cape Town, in Sud Africa, il video documenta un’interazione predatoria dai contorni fortemente cruenti fra due animali marini. Si vede infatti come quello che secondo molti appare a prima vista come uno squalo sia oggetto di un tentativo di aggressione/predazione da parte di un animale marino più piccolo dalla specie ignota.
In realtà l’animale inseguito nel video non è uno squalo bensì un cogia, un cetaceo appartenente alla famiglia dei Fiseteridi, la stessa dei capodogli. Non si tratta dunque di un paradossale attacco verso uno squalo da parte di un animale marino più piccolo bensì di un’interazione territoriale fra il cetaceo e un’otaria orsina del Capo, un pinnipede che vive nelle acque sudafricane.
Il cogia è un cetaceo che raramente si può osservare in superficie, essendo un animale che spende la maggior parte del suo tempo cercando cibo (come i calamari) nelle acque marine profonde ed ecco perché la documentazione di questo evento nelle acque superficiali è comunque abbastanza rara.
Come tutti i cetacei ed altri mammiferi non marini come i pipistrelli, i cogia usano l’ecolocalizzazione per orientarsi e muoversi nello spazio, una capacità paragonabile a quella di un “radar biologico” che permette agli animali di localizzare la posizione degli oggetti nello spazio circostante sfruttando le caratteristiche di ritorno di particolari segnali acustici che essi stessi emettono.
È probabile che questo esemplare si sia trovato per errore in prossimità delle basse acque costiere e che la presenza delle navi all’ancora nel porto, visibili nel video, in uno spazio così ristretto abbiano contribuito a confonderlo e a metterlo ulteriormente in difficoltà nel momento in cui è sopraggiunta l’interazione aggressiva e territoriale dell’otaria, fino al punto di causare lo scontro sugli scogli e le gravi ferite che ha poi riportato.
L’altro aspetto da chiarire riguarda quello che sembra l’esito cruento dell’attacco, ovvero la fuoriuscita di una copiosa quantità di sangue dal corpo del cetaceo dopo l'intervento dell’otaria.
In realtà, la macchia rosso-brunastra che si disperde nelle acque circostanti non è affatto costituita dal sangue del cetaceo, bensì da un liquido color rosso-brunastro che il cetaceo stesso ha emesso.
Questi cetacei essendo a loro volta prede, sono stati dotati nel corso della loro evoluzione di uno strumento di difesa anti-predatoria simile a quello dei calamari. Quando sono vittime di un’aggressione predatoria, possono emettere un volume di questo liquido rosso-brunastro pari a circa 10 litri contenuto in una particolare sacca situata nel loro intestino crasso, oscurando il campo visivo del loro inseguitore.
Il cogia nel video purtroppo ha comunque riportato ferite gravi durante l’impatto sugli scogli ed è stato successivamente soppresso dalle autorità locali.