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11 Agosto 2022
13:40

Il video dell’incontro tra un cane da pastore e un orso. L’esperta: «Un meraviglioso esempio di comunicazione»

Nei giorni scorsi è apparso sul web il video di un incontro tra un cane da pastore e un orso in Romania. A colpire sono il coraggio e la determinazione del cane, attitudini selezionate nei secoli proprio per proteggere le greggi da queste eventualità.

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Da qualche giorno sta circolando sul web il video dell'interazione tra un cane da pastore e un orso bruno (Ursus arctos).

Il grande e coraggioso cane, probabilmente un Alabai o un mix di razze affini, senza timore, abbaia e procede verso l'orso con l'intento di allontanarlo, limitandosi solo a controllare di tanto in tanto se alle sue spalle c'è ancora il suo gruppo, formato – secondo quanto permettono di vedere le immagini – da un umano e da un altro cane. All'orso, un individuo non ancora adulto, non rimane che indietreggiare a testa bassa, dopo aver simulato solo un timido attacco.

Il video arriva dalla Romania e riguarda un fatto avvenuto nel distretto di Argeș, una regione montuosa a Nord Ovest di Bucarest.

Al termine delle immagini, l'orso è ormai fermo oltre il ciglio della strada, mentre il cane, molto più rilassato, torna indietro. L'uomo, che ha atteso alle spalle del suo cane per tutta la durata dell'incontro, non sembra affatto spaventato da ciò che è appena accaduto e si limita invece a complimentarsi con lui, mentre si allontanano insieme.

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«Il cane guardiano delle greggi non si allontana da ciò che protegge»

Ciò che cattura immediatamente l'attenzione nel comportamento delle due specie che si fronteggiano, però, è il contrasto tra l'apparente timore dell'orso e l'ostinazione tenace del cane, che mostra un'attitudine molto distante dall'immaginario collettivo, che vede il cane come una specie domestica da proteggere e l'orso come l'animale aggressivo da temere e da cui scappare.

Il video rimescola le carte dei preconcetti che abbiamo su questi animali, eppure non è altro che la dimostrazione della selezione avvenuta nei secoli, per mano dei pastori, con l'obiettivo di ottenere  cani adatti al mestiere della guardiania. Un lavoro di responsabilità, da affrontare con coraggio e determinazione.

Per comprendere le motivazioni che portano il cane ad un comportamento così sicuro di fronte ad un carnivoro di queste dimensioni, abbiamo chiesto il parere di Elena Garoni, veterinaria comportamentalista, istruttrice cinofila e membro del comitato scientifico di Kodami.

«I grandi cani da guardia delle greggi, come ad esempio i Pastori dell'Asia Centrale, i Maremmani Abruzzesi e i Pastori dei Pirenei, allontanano le minacce mantenendo solidamente la propria posizione – spiega – Ciò avviene perché se si allontanassero per rincorrere il selvatico, lascerebbero in pericolo il resto del gregge, che si troverebbe potenzialmente alla mercé di altri predatori, i quali potrebbero avvicinarsi anche su altri fronti».

Una delle caratteristiche di queste razze, infatti, è proprio quella di non lasciarsi adescare fuori dal suo gregge, sopratutto perché non sono solo gli orsi, particolarmente diffusi in Romania, a minacciare le greggi ma anche i lupi, i quali però si avvicinano e cacciano in gruppo, provenendo da diverse direzioni contemporaneamente.

«I cani da guardiania non lavorano mai da soli, ma collaborano come una squadra nell'osservare attentamente ogni confine del proprio territorio – spiega l'esperta – Piuttosto che allontanarsi, danno le spalle al gregge e fronteggiano con ostinazione chiunque si avvicini».

Non si tirano indietro e, anche quando sembrano rilassati, sono vigili e pronti a intervenire in caso di necessità. Sono autosufficienti e abbastanza saggi per permettere di sopravvivere a sé stessi e anche al gregge.

Il cane da pastore allontana l'orso scodinzolando. «Certamente non gli sta facendo le feste»

Sebbene la selezione delle razze di grandi cani guardiani sia basata soprattutto sulle loro abilità e sugli aspetti motivazionali prettamente legati al loro ruolo professionale, osservando il cane ripreso nel video si notano anche alcuni tratti morfologici che svelano il loro essere adatti alla dura vita dei pascoli. La resistenza di cui sono capaci, infatti, è dimostrata anche dalle forme del loro corpo. Hanno occhi non troppo grandi, per proteggersi dal vento e dal freddo, un folto pelo adatto a qualunque intemperie e orecchie corte per ridurre il rischio di congelamento.

E non è tutto, perché nella loro identità si nasconde anche un altro talento, a cui noi umani tendiamo a prestare meno attenzione, ovvero quello della chiara e inequivocabile comunicazione non verbale.  Grazie ad essa sono capaci di costruire – anche con gli orsi – dialoghi basati sulle posture, sui leggeri movimenti del corpo e sulle traiettorie, attenti a non lasciare mai scoperto il gruppo, ovvero ciò che di più caro custodiscono dietro le loro spalle.

Il cane del video, infatti, si muove lentamente e presta molta attenzione alla direzione che segue. Lo si vede bene quando si volta a cercare lo sguardo del suo umano e si mette quasi perpendicolare rispetto alla direzione dell'orso. Nel farlo, però, si muove lentamente e senza mai abbassare lo sguardo.

La parte del corpo che si muove in maniera più frenetica è la coda, nel suo continuo scodinzolio. «Il fatto che, durante l'incontro, questo grande pastore non smetta di muoverla è un importante indizio di lettura dei comportamenti della specie – commenta Elena Garoni – Spesso, infatti si crede che quando il cane scodinzola significa che è felice ed è certamente anche così, ma questo video ci dimostra un'altra grande verità. Lo scodinzolio può essere usato anche per chiedere all'interlocutore di fermarsi. Di fronte ad una situazione di questo tipo, in particolare se l'animale è impegnato a lavorare, non ci rimane che respirare e, senza agitarci, fare come il saggio orso romeno: indietreggiare e dimostrare che non rappresentiamo una minaccia per i suoi averi».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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