Il dorso che si mostra velocemente prima dell’immersione, la testa che fa capolino dall’acqua per respirare. La foca monaca torna a farsi vedere nel Mare Adriatico Meridionale. A riprenderla in un video un gruppo di pescatori in prossimità del Lago di Lesina in Puglia nella mattinata di lunedì. Un evento che qui non avveniva dalla fine degli anni 50, quando la sua presenza era segnalata a largo delle Isole Tremiti.
Il gruppo, afferente alla locale marineria, ha immediatamente contattato il CNR Irbim di Lesina, l’ente che si occupa di biologia marina e che nell’area garganica è il primo ad essere contattato per avvistamenti e spiaggiamenti di questo tipo.
«Erano 20 anni che la aspettavamo – ha spiegato a Kodami la responsabile del centro di Lesina Lucrezia Cilenti – spesso si tratta di falsi avvistamenti. Dopo la segnalazione sono andata anche io sul posto è l’ho vista con i miei occhi: era effettivamente una foca monaca. L’abbiamo seguita a motori spenti per evitare di disturbarla durante la sua attività di pesca. In questo devo sottolineare il pieno sostegno e la sensibilità mostrata dai pescatori. In passato si dava la caccia alla foca monaca poiché concorreva con i pescatori per la risorsa ittica. Anche questo ha contribuito alla sua scomparsa da queste zone».
Nel gennaio del 2021 c'era stata una segnalazione della sua presenza in Salento. In altri casi era stato individuato un esemplare nelle acque italiane. Tuttavia va detto che di solito non è così facile avvistare una foca. Il mare deve essere calmo in giornate poco assolate. La focide è riconoscibile dalla sagoma agile e per la caratteristica testa, con i grandi occhi, i baffi e la classica pinna da pinnipede dove gli arti inferiori sono modificati in natatoie. Altre caratteristiche sono il colore del manto, dal quale si distingue se si tratta di un maschio o di una femmina. Nel primo caso il manto è nero, nella femmina è più tendente al marrone e al grigio. Questa volta, infatti, si trattava di una femmina adulta.
L’avvistamento avvenuto in Puglia fa il paio con quello verificatosi sempre nella giornata di lunedì tra le acque di Capri e Ischia, a conferma di come questo straordinario mammifero stia in qualche modo tornando a popolare le nostre acque: «Con il CNR anni fa avevamo pensato di mettere su un progetto per il ripopolamento di questo animale molto affascinate dal punto di vista non solo biologico – ha aggiunto la Cilenti – il clima gioca un ruolo importante. Molte specie stanno ricolonizzando il Nord del Mediterraneo. Si spostano probabilmente per le temperature o a caccia di risorse ittiche. Lo vediamo anche per molte altre specie, come delfini o megattere».
Del resto anche la definizione del rischio per la sopravvivenza della foca monaca è mutato da “estinta” a “in via di estinzione”. Una riclassificazione che rende di nuovo necessaria l’adozione di misure per la sua tutela.
Una volta verificata la veridicità della segnalazione, il gruppo dell’Irbim CNR è andato a campionare le acque del sito di avvistamento per eseguire delle analisi sul DNA Ambientale. Per esempio possono essere individuati eventuali residui organici, come urinao frammenti di pelle che si fermano nelle acque. Da questi dati è possibile ottenere informazioni sul sesso, il benessere dell’animale o altri dati genetici che aiuterebbero a ricostruire le linee di provenienza. Questi dati saranno valutati in collaborazione con altri gruppi di studio come quelli dell’Università Bicocca e del Gruppo Foca Monaca di Milano.
«Abbiamo fatto questo primo campionamento per tutte le indagini genetiche – ha poi concluso la responsabile del centro – dopodiché toccherà ai gruppi specializzati sulle foche monache capire se si tratta di specie stanziali. Anche se la nostra attività come CNR si fermerà a questo. Per noi è una bellissima notizia, ci occupiamo di altro ma non possiamo negare l’emozione per quella che è una grande passione per questo animale straordinario».