Quando immaginiamo un grosso dinosauro predatore come il T-rex di solito la nostra mente si rifà alla visione dei film, in cui tra tutti spicca la proposta di Jurassic Park, dove l'animale ruggisce in maniera feroce e fa riecheggiare il suo livore a favore degli occhi del pubblico e della telecamera. Sembra però che alcuni scienziati, che hanno studiato per decenni i reperti fossili di questi grossi predatori, da tempo sembrano voler riportare alla realtà milioni di appassionati di paleontologia, avendo tra l'altro anche appena pubblicato un articolo su Nature che tende a sottolineare come la scienza non ha mai confermato che questa tipologia di dinosauri ruggisse.
La questione è complessa. E tutto nasce dal fatto che, in 200 anni di storia, la paleontologia non ha mai trovato nessuno reperto che ha permesso di recuperare tracce fossili di antiche corde vocali. Partendo dalle ossa del cranio, gli scienziati non sarebbero comunque in grado di riportare in vita il verso di un tirannosauro o di confermare che l'animale riuscisse a farlo, senza i tessuti connessi al palato, alla laringe e un confronto diretto con i parenti più prossimi, ancora esistenti, di questi predatori. Ed è per questa ragione che il verso di questi animali presente in molti documentari e nei film di solito viene prodotto solo per ragioni cinematografiche, a partire da un rimescolamento dei suoni gutturali provenienti da altri animali oggi esistenti, realizzato dai tecnici del sonoro.
Da quello che però conosciamo sul comportamento dei dinosauri, tuttavia è quasi scontato affermare che i tirannosauri non erano per nulla silenziosi e presentavano versi simili a quelli delle odierne specie a loro più prossimi, gli uccelli. Ed è tramite l'aiuto di nuovi fossili e tecniche di analisi avanzate se oggi i paleontologi possono mettere insieme alcuni dati e proporre modelli, che cercano di ricreare il suono dei loro versi.
Che verso faceva il tirannosauro?
Come detto, i produttori di Jurassic Park si sono concessi grandi licenze creative quando hanno immaginato quale potesse essere il verso emesso dei dinosauri. Di certo, però ,hanno rispettato una caratteristica. Animali diversi avevano suoni diversi e le gole molto lunghe dei sauropodi producevano un verso più basso e prolungato, rispetto al suono acuto delle bocche dei teropodi, come sembrano suggerire i diversi articoli che hanno cercato di indagare la questione, come uno studio che risale al 2009 e che fu pubblicato su Historical Biological.
Al giorno d'oggi, i paleontologi sostengono che verosimilmente i dinosauri predatori della stazza di un tirannosauro emettevano dei suoni più simili al tubare dei colombi o al borbottio degli struzzi, rispetto che al ruggito di un leone. Questo perché difficilmente possedevano delle corde vocali capaci di modulare il suono come gli odierni mammiferi. Gli scienziati sono giunti a questa conclusione raccogliendo per prima cosa le scansioni di decine di reperti e poi successivamente registrando i versi di molti animali, tra cui gli arcosauri viventi, a cui appartengono gli uccelli e i coccodrilli odierni. Fatto questo, hanno inserito i dati sui modelli digitali dei crani dei tirannosauri e si sono resi conto che probabilmente questi animali non riuscivano a ruggire come gli attuali predatori della savana.
Gli scienziati dunque hanno diviso il tipo di suoni dei vari gruppi di animali, confrontandoli con la biologia che conosciamo dei dinosauri. Così si sono resi conto che anche gli attuali uccelli più piccoli, come passeri e fringuelli, considerati fra i più "canterini", in realtà emettono canti impossibili da realizzare per un dinosauro, mentre gli uccelli e i rettili con corporature proporzionalmente più grandi emettono suoni profondi che vengono emessi con la bocca chiusa. Suoni che anche i tirannosauri e gli altri dinosauri sarebbero riusciti a realizzare, sfruttando non tanto le corde vocali ma il loro corpo. Questo permette di sostenere la linea di pensiero che suggerisce che i dinosauri – soprattutto quelli dotati di grandi dimensioni – potrebbero aver avuto delle capacità vocali ridotte, ma comunque presenti, simili a quelli dei loro discendenti.
Tuttavia, visto che non tutti gli uccelli e i rettili presentano questo tratto, la ricerca di Tobias Riede, pubblicata su Evolution nel 2014, afferma che la capacità di tubare e produrre dei suoni "dalla pancia" non è una caratteristica propria degli arcosauri moderni, ma un carattere evolutosi separatamente più volte nei differenti gruppi animali nel corso della loro evoluzione. «Una cosa bella di questo lavoro è l’aver dimostrato che la capacità di emettere versi a bocca chiusa si è evoluto decine di volte. Non sappiamo perché questo sia avvenuto, ma questo suggerisce che tale caratteristica possa essersi sviluppata abbastanza facilmente ed essersi inserita soprattutto nei rituali di accoppiamento», affermò lo scienziato statunitense al momento della pubblicazione del suo studio.
Se dovessimo perciò oggi riconsiderare il ruggito di un predatore all'apice come un Tirannosauro, intento a cacciare delle prede, in una qualche realtà alternativa, non dovremmo aspettarci nessun grande ruggito spaccatimpani da parte del T-rex, che era quindi molto limitato nelle sue capacità sonore. In parte perché meccanicamente non abbiamo prove che la sua laringe fosse adattata per esprimere dei versi così tanto potenti, ma soprattutto perché sarebbe stato anche alquanto dispendioso per l'animale ruggire nel momento meno opportuno, ovvero durante la caccia.
D'altronde in natura il ruggito serve solo per allontanare i nemici o per comunicare con gli esemplari della propria specie, non per spaventare le proprie fonti di cibo. Qualsiasi verso un predatore produca potrebbe infatti far allontanare la preda e anche quando alcune specie emettono versi durante la caccia, lo fanno solo per organizzarsi meglio con i propri compagni, come accade alcune volte per i lupi.
«Gli unici versi che avreste potuto sentire da un T-rex probabilmente avrebbero molto deluso i cinefili», conferma Riede. Di certo bisogna anche dire che la famosa scena in cui il Dottor Malcolm e la dottoressa Sattler scappano dal T-rex impazzito nel primissimo Jurassic Park, attraverso una Jeep, sarebbe stata alquanto diversa, se l'animale avesse cominciato ad emettere dei semplici borbottii o delle fusa.