Indipendenti, autonomi, riservati, ma comunque “fedeli”: anche se amano girovagare, i gatti sono saldamente radicati nell’ambiente e nel territorio in cui vivono, ed è difficile che si allontanino senza fare ritorno, o che si allontanino troppo, a meno che non capiti qualche imprevisto. Vero è però che nel loro girovagare, soprattutto se vivono allo stato libero e accuditi, o semi libero, potrebbero legarsi anche a qualcun altro e scegliere un altro luogo da eleggere a proprio rifugio, magari non lontano dall’altro. Alla base di questa decisione c’è solitamente la conoscenza con un nuovo umano, lo sviluppo di familiarità con lui e soprattutto la disponibilità di cibo che spesso l’umano in questione gli fornisce.
Cosa attira un gatto da altri umani?
I gatti potrebbero avvicinarsi ad altri umani per diversi motivi. Uno è la curiosità: se il micio si sente abbastanza sicuro ed è socializzato (e dunque abituato al contatto con gli esseri umani), potrebbe avvicinarsi a una persona sconosciuta per annusarla, conoscerla meglio e capire che intenzioni ha. Trattandosi di animali abitudinari potrebbero dunque tornare a trovarla, attirati dall’ambiente in cui questa persona vive o, solitamente, da ciò che questa persona mette loro a disposizione: il cibo.
Capita infatti che si lascino ciotole con crocchette, cibo umido o acqua (ma anche avanzi) in giardino, sul terrazzo o davanti alla porta per sfamare quello che si ritiene sia un gatto randagio, privo di umani di riferimento. A differenza dei cani infatti i gatti, soprattutto in contesti di campagna o comunque tranquilli e isolati, vengono spesso lasciati liberi di esplorare da soli. E vederli liberi può indurre qualcuno animato da buone intenzione a lasciare loro del cibo. Quando il gatto realizza, è facile che torni spesso a visitare la stessa casa in cerca di cibo, soprattutto se viene lasciato con regolarità, e potrebbe di conseguenza sviluppare un rapporto con la persona che glielo fornisce, magari trascorrendo un po’ di tempo con lui, entrando in casa, facendosi accarezzare o restando per qualche ora o giorno. Con comprensibile preoccupazione per il pet mate “originario”, in particolare le prime volte che accade.
Solitamente ci si accorge della presenza di altri umani nella vita del proprio gatto se, per esempio, ha meno appetito del solito: è possibile sia dovuto a un pasto consumato nell’altra casa. Allo stesso modo se il gatto resta fuori per qualche giorno e, quando torna, appare pulito e per nulla affamato, è possibile che abbia trascorso questo periodo di tempo a casa dell’”altra famiglia”.
Cosa fare in questi casi?
Se si sospetta che il gatto abbia una “seconda famiglia”, la cosa migliore da fare è individuarla e avvisarla. Molte persone che accudiscono gatti, soprattutto se incontrati da adulti e in libertà, ritengono di avere a che fare con gatti liberi e privi di umani di riferimento. Se si è preoccupati che il micio possa finire per essere “requisito”, si possono mettere dei volantini nel quartiere con la sua foto e i propri riferimenti, specificando che si tratta di un gatto accudito abituato a girare liberamente, ma che ha già una casa. Questo è utile sia per evitare che qualcuno decida di adottarlo arbitrariamente tenendolo poi chiuso in casa, convinto sia quello di cui ha bisogno, o se il gatto soffre di allergie o intolleranze alimentari o segue una terapia farmacologica.
Un altro modo per evitare situazioni spiacevoli è mettere il microchip al gatto: se venisse trovato e “adottato” da qualcuno, questo qualcuno potrebbe comunque decidere di portarlo dal veterinario per capire se esiste una famiglia, e risalire così a quella originaria. C’è anche chi mette ai gatti collarini che riportano nome e numero di telefono dei pet mate, ma il rischio in questo caso è che il collarino possa restare impigliato in qualcosa mentre il gatto esplora, finendo per ferirlo o peggio.
Si può anche spargere la voce nel quartiere, nei bar e nei negozi o tra i vicini, per avvisare che il gatto in questione è libero di girovagare ma ha una casa. Sbagliato invece chiuderlo in casa sulla base di un sospetto: è una punizione per il gatto, che deve rinunciare alla sua libertà, e non tiene conto del suo benessere e dei suoi bisogni.