La scienza lo ha già accertato e la vita quotidiana lo dimostra a chiunque convive con un compagno a quattro zampe: i cani comprendono quello che gli diciamo. Recentemente, anzi, si è arrivati a dimostrare scientificamente che i cani non solo riconoscono gli oggetti a seconda delle parole che diciamo ma ne hanno una rappresentazione mentale, come accade a noi umani.
I cani, dunque, hanno imparato a capire il nostro linguaggio verbale riuscendo a “tradurre” ciò che diciamo e dimostrando capacità cognitive uniche, frutto anche del lungo percorso di co evoluzione che condividiamo. Del resto, chi vive con Fido gli parla tanto, non è vero? Ci rivogliamo ai nostri cani ad esempio con la vocina che usiamo con i bambini, soprattutto nei momenti di coccole e relax, ma nella relazione quotidiana è prassi proprio “rivolgergli la parola” per tanti di noi come se parlassimo a un’altra persona.
Uno studio, ora, ha rivelato che il ritmo e la velocità con cui ci rivolgiamo al cane è fondamentale per farsi comprendere meglio e questi due elementi del nostro modo di interagire verbalmente fanno parte integrante del processo comunicativo che si svolge tra le due specie.
Questo risultato è molto importante per comprendere, in primis, quanto l’uso della comunicazione verbale in modo esasperato da parte nostra sia del tutto inutile per farci capire da Fido, riflettendo sul fatto che i cani comunicano in modi molto diversi da noi che passano attraverso il linguaggio del corpo e l’olfatto.
Uno studio del genere, dunque, deve servire anche e soprattutto per ragionare su quanto noi invece ancora possiamo migliorare per conoscere la comunicazione canina e migliorare la nostra nei loro confronti.
Lo studio sulla velocità delle parole
Lo studio, pubblicato su PlosOne e a cura di un team di ricercatori delle Università di Ginevra, Parigi e Marsiglia ha puntato l’attenzione sul come i cani comprendono la comunicazione verbale umana in una ricerca intitolata: “Le interazioni vocali cane-uomo corrispondono alla sintonizzazione sensomotoria dei cani”.
Detto così risulta un po’ ostico "tradurre" esattamente di cosa si tratta ma leggendo approfonditamente le premesse, la prassi seguita nella sperimentazione e i risultati si arriva a capire proprio quanto abbiamo scritto sopra: comprendere ciò che diciamo per un cane è possibile in generale, meglio se parliamo più lentamente.
Ciò è dovuto al fatto che la comprensione nei cani si basa su un ritmo del linguaggio più lento rispetto a quello degli umani, sebbene comunque come sottolineano gli esperti «i cani sono ugualmente sensibili al contenuto del linguaggio». C’è infatti all’interno del testo l’uso di una parola che ci fa capire ancora di più le capacità di Fido: riesce infatti anche a analizzare la “prosodia”, ovvero a distinguere nel nostro linguaggio l'intonazione, il ritmo, la durata e l'accento del suono delle nostre parole.
Partendo dunque dal presupposto che siamo proprio diversi nella comunicazione verbale, i ricercatori sono giunti alla conclusione che nonostante ciò i cani hanno sviluppato grandi capacità per comprenderci e che «gli umani dovrebbero adattare la velocità del linguaggio come mezzo per migliorare l'efficacia della comunicazione».
Il ritmo umano e quello canino: le differenze
Le persone, infatti, parlano con una velocità di 4 sillabe al secondo mentre i cani comunicano (abbaiando, mugolando, gemendo, etc.) al corrispondente di circa 2 sillabe al secondo. Gli esperti sono riusciti a calcolare questa differenza analizzando i suoni prodotti dalla voce di 30 cani, quelli di 27 persone che parlavano con conspecifici e i suoni di 22 esseri umani che invece si rivolgevano ai cani direttamente.
Quindi i cani non sillabano il parlato come fanno gli umani ed è dunque più faticoso starci dietro quando ci rivolgiamo a loro velocemente, ricordandoci sempre però la grande capacità che hanno sviluppato per comprendere una forma comunicativa proprio diversa dalla loro (la comunicazione verbale di per sé) che non ha lo stesso valore che ha per noi, come del resto per noi l’olfatto non ha la stessa importanza che ha per loro.
Perché dovresti parlare al cane più lentamente
Come è scritto nello studio, già da altre ricerche era emerso che «i cani mostrano una notevole ricettività agli spunti linguistici umani, possono apprendere un vasto repertorio di parole, dimostrano una rapida mappatura e capacità di apprendimento e hanno rappresentazioni mentali suscitate dalle parole». Gli esseri umani, dal canto loro, «possiedono una sensibilità unica ai segnali acustici dei cani e generalmente dimostrano una maggiore competenza nel valutare la valenza emotiva delle vocalizzazioni dei cani rispetto a quelle di altre specie».
La lunga convivenza, dunque, ha aiutato entrambi nel capirsi ma noi, appunto, dobbiamo fare uno sforzo in più se vogliamo che Fido comprenda davvero quello che diciamo continuando a usare le parole (quando si dovrebbe in realtà lavorare anche su altre modalità di comunicazione come quella del corpo o la para verbale) semplicemente parlando più piano e, aggiungiamo noi, anche meno.
«Nel complesso – precisano infatti i ricercatori – questi risultati suggeriscono che la percezione accurata degli esseri umani dei segnali acustici dei cani, anche senza esperienza ontogenica, non può essere spiegata esclusivamente dalle regole interspecie del trasferimento di informazioni emotive, ma può riflettere un adattamento comunicativo interspecifico». Ciò è senz’altro dovuto alla co evoluzione ma come ad esempio si può chiedere a un cane di abbaiare di meno, probabilmente anche Fido potrebbe desiderare che gli si risparmino fiumi di parole che gli vengono riversate addosso anche troppo velocemente. Se proprio dunque non possiamo fare a meno di rivolgerci al nostro cane per ogni cosa attraverso il linguaggio verbale almeno proviamo a farlo più lentamente.
Come e quando parlare al cane
Lo studio, dunque, ci è utile per provare a dare alcuni consigli pratici – oltre alla lentezza – per farsi capire dal cane. E il titolo di questo “capitoletto” già ci aiuta a comprendere che la prima domanda da farsi è non solo “come” ma anche quando parlare con Fido.
Sia chiaro: non stiamo dicendo che nella vita quotidiana sia sbagliato “chiacchierare” con il vostro compagno di vita, è del tutto normale farlo ma inquadriamo la cosa nell’ambito di un rapporto educato e rispettoso tra persone, ad esempio, in cui uno dei due non smette mai di dire la sua opinione su tutto dando però consigli non necessari in determinate situazioni. Come reagireste? Probabilmente senza più ascoltare davvero: quella voce diventa solo un “rumore di sottofondo” e c’è anche una perdita di credibilità e di referenza nei confronti dell’altro.
Ritorniamo allora sul cane, proprio per fare un altro esempio chiaro: dire ripetutamente a Fido ad esempio di stare “seduto” agitandosi e aggiungendo altre parole che sono determinate dal vostro stato emotivo ogni volta che vi sembra essere necessario perché sta per fare qualcosa che a voi non sta bene non raggiungerà il risultato di evitare quel comportamento.
Ciò accade proprio perché quel “suggerimento" lo avete dato sistematicamente in ogni momento e contesto, non in modo ragionato e Fido non lo associa a qualcosa di produttivo e utile anche per lui perché nel frattempo non dovete scordarvi che anche lui ha una sua opinione su quanto sta accadendo.
Capita spesso, sempre per descrivere delle situazioni reali, quando si fanno lezioni di educazione cinofila di trovarsi con persone che parlano costantemente con il loro cane mentre magari lo si sta invitando a svolgere un’attività olfattiva, ovvero a concentrarsi su qualcosa in cui l’impegno è tutto concentrato sull’uso del naso e va a soddisfare così anche la sua parte cognitiva.
Un cane non ha bisogno di sentire costantemente la nostra voce ma di avere da parte nostra coerenza anche nell’espressione dei nostri pensieri. Ecco perché è utile conoscere questo studio: quanto più riusciamo a conoscere come ragiona un cane, quali sono le caratteristiche della sua comunicazione e come interpreta la nostra tanto più ci avvicineremo a stabilire tra noi e il nostro migliore amico una relazione basata sulla vera conoscenza reciproca.