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25 Febbraio 2022
9:00

Il tuo cane è annoiato? Come capirlo e come aiutarlo

Come comprendere se il nostro cane è annoiato? Per rispondere a questa domanda e provare ad aiutarlo, è necessario considerare alcuni aspetti del comportamento espresso dai cani in questo stato negativo.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La vicinanza con i nostri compagni a quattro zampe ci rende molto sensibili al loro stato d’animo. Vogliamo poter offrire loro la miglior vita possibile, senza dubbio. Ed è per questo che molte persone si interrogano spesso su come capire se il cane della famiglia stia bene, soprattutto da un punto di vista psicologico. Il timore che non si riesca a comprendere un malessere può addirittura divenire un assillo per alcuni. Ci sono stati emotivi del cane che forse sono difficili da comprendere, che non si palesano quanto, per esempio, la paura o la rabbia, e che quindi spingono le persone a porsi domande del tipo: “Come so che il mio cane non si annoia?”. Proviamo dunque a parlarne assieme.

La noia, cos’è?

E' importante prima di tutto sottolineare alcuni concetti che ci potranno aiutare a comprendere lo stato di un cane che sia preda della noia. Abbiamo a che fare con una delle creature tra le più complesse da un punto di vista cognitivo: possiamo dire che il cane ha una "laurea in intelligenza sociale". Questa ed altre caratteristiche peculiari della specie sono funzionali alla sua vita, consentono agli individui di sopravvivere e prosperare nel mondo.

Ma, ahimè, l’essere dotati di così tanto fermento a livello cognitivo non sempre è un vantaggio. La mente del cane, come quella dell’uomo, è affamata di stimoli ed è concepita con il comandamento di “imparare a fare” che si declina in una costellazione di abilità possibili, soprattutto in merito alla socialità, la quale rappresenta una delle dimensioni più complesse che si possano concepire. Infatti tale complessità cognitiva è riscontrabile, nel regno animale, soprattutto negli animali altamente sociali, o "sociali costretti", come si dice, per esempio nei delfini, nelle orche, negli scimpanzé, nei lupi, nell’uomo, e così via.

L’interazione sociale e l’interazione con il mondo necessitano dello sviluppo delle proprie doti che in potenza tutti gli individui sociali hanno. Ma per fiorire, queste doti, richiedono esperienze, stimolazioni: insomma, attività. Da qui una innata pulsione che spinge per l’appunto da dentro all’azione, all’esplorazione, alla conoscenza e via dicendo. Per evitare che un soggetto si impigrisca di fronte a queste necessità, la natura contempla un’emozione negativa, una sorta di “fame” dolorosa che induce all’azione: la noia. Essa è un’emozione che produce un senso di malessere via via sempre più intenso e distruttivo per l’equilibrio psicofisico di un individuo.

A dire il vero, proprio queste sue caratteristiche, ne fanno un’emozione dai risvolti positivi in quanto può essere spunto per l’intuizione creativa, l’attivazione delle proprie facoltà che, nell’intento di placare questa “fame” si svegliano, si attivano e si sviluppano trovando la soluzione al problema di affligge l’individuo. Il dramma è quando non lo possono fare in alcun modo.

Cosa suscita la noia nel cane?

La noia è generata da diversi fattori, universalmente riconosciuti, come la monotonia, la solitudine, una condizione prolungata di ostacolo all’azione, la privazione da stimoli interessanti, dalla ripetizione spasmodica di eventi noti e privi di appeal per l’individuo.

Si può parlare di diverse tipologie di noia, come la “noia motivazionale”, ossia quella nella quale si ricade quando manca la motivazione ad impegnarsi in qualcosa che sia fonte di interesse. La “noia forzata”, quando l’individuo è costretto in una attività per lui priva di interesse, ripetitiva, che nel contempo impedisce la pratica di altre cose più coinvolgenti e desiderabili. Infine si può parlare di noia legata alla situazione, al contesto, che non fornisce stimoli all’azione, alla creatività e non cattura l’interesse dell’individuo.

Naturalmente ogni individuo ha le sue caratteristiche e anche di fronte alla noia siamo tutti differenti, come lo sono i cani, quindi non si può troppo generalizzare, né in merito a cosa sia noioso, né quanto lo possa essere in termini di gravità in modo universale, ma caso per caso.

Certamente i cani, che come detto sono equipaggiati di cotanta intelligenza sociale, è facile che ricadano nella noia soprattutto – ma non soltanto – quando ciò ha a che fare con l’isolamento, anche solo l’impossibilità di osservare l’altro.

Va poi considerato però il fattore tempo e resilienza del soggetto. Per quanto tempo il cane rimane solo? In quanto tempo l’emozione noia emerge? Quanto è vulnerabile quel soggetto a questa emozione? A queste domande si può certamente dare risposta, ma riguardano il singolo soggetto, non il cane in quanto tale.

E nemmeno le risposte a questa emozione sono uguali per tutti, perciò qui prenderemo in considerazione vari casi che possano fungere da esempi. Starà poi a noi, individualmente, provare a fare delle valutazioni in merito alla nostra peculiare situazione e sul comportamento del nostro compagno a quattro zampe. Comprendendo che il tema possa risultare complesso tenteremo un’essenziale semplificazione, e consigliamo il coinvolgimento di persone esperte in materia nel caso in cui si ravvisino elementi che fanno intendere una situazione grave, per esempio una cronicizzazione dello stato di noia nel nostro cane.

Come capire se il nostro cane è annoiato?

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Come comprendere se il nostro cane è vittima della noia? Per provare a dare una risposta a questa domanda è necessario considerare alcuni aspetti del comportamento espresso dai cani in questo stato negativo.

Si possono verificare due tipologie opposte di reazione: da un lato un cane potrebbe cercare di uscire dallo stato di noia aumentando il suo livello di eccitazione; dall'altro invece facendo l'esatto opposto, ovvero abbassando molto il livello di arousal. L’una e l’altra possono anche essere condizioni intercambiabili o consequenziali. In sostanza possiamo considerare la noia come prodotta da una mancanza, la negazione di un bisogno o di un desiderio.

Come ci comportiamo in tali situazioni? Proviamo a pensare ad una circostanza in cui la noia ci possa assalire. Per esempio qualcuno ci ha portati al cinema a vedere un film che, dopo pochi minuti, a noi pare essere noioso. Resistiamo muovendoci un po’ sulla poltroncina, abbiamo il desiderio di uscire dalla sala, ma ci imponiamo di restar seduti e buoni. Dopo una mezz’oretta però la noia ha raggiunto il livello di “mortale”. Cosa facciamo? La nostra resilienza è agli sgoccioli e l’idea che il film duri ancora due ore rappresenta un ostacolo insormontabile. “Non ce la posso fare!” Ci diciamo. Da un lato c’è il nostro stato emotivo, dall’altro, il nostro amico/a che invece pare appagato, piacevolmente coinvolto – lo vediamo dalla sua espressione, dalla sua postura– e non vogliamo dargli dispiacere. Ma quello che ci trattiene sta evidentemente esaurendo la sua forza.

In questa situazione c’è chi aumenta gradualmente il suo livello di irrequietezza fino al punto di doversi alzare e allontanare. Si noti che in questa situazione non siamo di fronte ad una ricerca specifica di un’alternativa a quella situazione. Qualunque cosa è meglio di quello. In questo caso la noia provata si è convertita in fastidio e nervosismo, in un carico di energia che adesso dobbiamo stemperare e basterà relativamente poco per star meglio. Già l’uscire da quella sala cinematografica ci farà tirare un respiro di sollievo, come il riemergere all’aria aperta dopo essere stati costretti in uno scantinato muffito per mesi. Preferiamo attendere il nostro accompagnatore fuori da lì, non facendo chissà che: ci basterà starcene seduti al bar del cinema, magari sfogliando una rivista o scorrendo i post su uno dei tanti social ai quali siamo iscritti. Attività che possono essere entrambe noiose di per sé, ma in modo molto più dilatato: diciamo che forniscono alla noia un’inerzia maggiore e possono anche essere intervallate da due passi, da un caffè, dall’osservazione di una scena che si svolge davanti a noi e che per qualche motivo ha stuzzicato il nostro interesse, anche se momentaneo. Sappiamo di avere delle alternative, insomma. E questo rende la noia molto più sopportabile.

Ma torniamo dentro la sala cinematografica, quando ci stavamo annoiando a morte. C’è anche la possibilità che, invece di uscire irritati dalla sala, noi ci si estranei. I nostri occhi ancora fissi sullo schermo, ma la nostra mente comincia a vagare altrove. Emerge così il nostro “chiacchiericcio” interno, come definito dallo psicologo Ethan Kross, nel suo libro “Chatter”, che ci distoglie dalla situazione e ci fa sprofondare in una dimensione differente abbassando il nostro livello di reattività, di arousal. Alle volte ciò accade a tal punto che, senza rendercene conto, cominciamo a russare, con il capo reclinato sulla spalla e buona notte a tutti. Siamo sfuggiti alla noia facendo altro, ma non da un punto di vista fisico, con azioni concrete, bensì con l’aiuto della nostra mente che ci ha, letteralmente, portati via.

Quindi, riaccendiamo i riflettori sui nostri compagni a quattro zampe. Un cane preda della noia potrebbe seguire una delle due strade, per esempio potrebbe agitarsi, divenire irrequieto, e magari cercare di coinvolgerci in qualche attività, non importa quale, basta che si faccia qualcosa insieme. Magari lo fa portandoci una nostra scarpa, una ciabatta, un suo giocattolo. Se è solo potrebbe anche muoversi per casa nervosamente, aggredire un cuscino, le gambe di una sedia, un telecomando, una scarpa, e ridurre l’oggetto in brandelli, nel tentativo appunto di lenire il “prurito” che lo rende così irrequieto. In certi casi la noia è talmente prolungata che il cane cercherà di “uscire” da quella situazione abbaiando o ululando, aspettandosi di smuovere quello stallo che gli genera un dolore psichico divenuto insopportabile.

Ma potrebbe anche semplicemente dormire, cadere cioè in uno stato letargico. Oppure, viceversa, fare qualcosa che lo calmi, che lo rilassi, come per esempio attivare una sorta di comportamento epimeletico (comportamento di cura) rivolto a qualcosa, come mettersi a leccare un cuscino ripetutamente o una parete assaporando l’intonaco o rivolto a se stesso, fare cioè "auto grooming" e quindi leccarsi il mantello, una zampa, o mordicchiarsi il fianco.

Queste ed altre sono strategie alla ricerca di sollievo abbastanza normali: in fondo la noia è qualcosa che tutti possiamo provare, non è un evento così raro. I problemi veri arrivano quando questa occupa la maggior parte della nostra vita e i comportamenti elencati divengono compulsivi, maniacali, in altri termini: patologici.

Ritorniamo per un istante la situazione sopra descritta, quella del film mortalmente noioso. E' anche possibile che alcuni di noi comincino a fare qualcosa di ripetitivo per lenire la noia, come per esempio battere un piede, oppure mangiarsi le unghie, o tormentarsi quella pellicina sul lato dell’unghia del pollice. Sono comportamenti normali che però potrebbero divenire, per così dire, maniacali. Ovviamente ci possono essere molte altre ragioni, oltre la noia, che fanno emergere tali manie, e forse, alle volte, la noia è quella con il minor carico di responsabilità in tutto ciò. Ma questa, in taluni casi, può essere una sorta d’innesco, la scintilla di una catena di conseguenze psicologiche che possono aggravarsi e dilagare nella vita di un individuo, anche quando esso non si trova in situazioni particolarmente noiose. Con questo ravvisiamo la possibilità che un cane assuma comportamenti stereotipati anche quando le condizioni a causa della noia non sussistono. Ma come detto sopra, se si arriva a questo punto, meglio chiedere aiuto ad un esperto in comportamento del cane.

Cosa possiamo fare per aiutare un cane annoiato?

La noia di un cane è strettamente collegata ai suoi bisogni e desideri, la soddisfazione dei quali è, per lo più, sotto la nostra responsabilità. Teniamo presente che l’individualità di un soggetto è un elemento centrale, quindi riconoscere i segni di questa emozione è correlato strettamente alla conoscenza del soggetto. Quel comportamento specifico potrebbe scaturire da una noia prolungata, ma anche da altro. Per esempio, nel caso di stereotipie (ossia uno schema comportamentale rigido, compiuto in maniera ripetitiva e continua, senza alcuno scopo o funzione apparente: inseguirsi la coda, mordersi una parte del corpo come le zampe, inseguire le ombre, eccetera) può nascondere un malessere fisico oltre che psichico, quindi prima di fraintendere meglio consultare il proprio medico veterinario.

Per prevenire uno stato grave di noia perciò dobbiamo chiederci se i bisogni fondamentali del nostro cane sono soddisfatti, se viene portato a spasso a sufficienza, se la sua quotidianità è monotona, ripetitiva e priva di stimoli interessanti, se passa molte ore in solitudine, e così via.

Ricordiamoci che tra i bisogni dei cani ci sono quello di esplorare, di incontrare altri cani, di fare movimento, di mangiare cose molto buone ogni tanto, oltre alla loro pappa si intende, di masticare (cosa che non va data per scontata, soprattutto per quei cani che vengono alimentati con il cibo industriale), di giocare con noi, ma anche da soli (in commercio esistono diversi giochi che il cane può fare da solo). Quindi, quanto più la vita del nostro cane è ricca di stimoli tanto meno sarà preda della noia, che comunque è inevitabile di tanto in tanto, e non c’è nulla di male in questo.

Non dobbiamo strafare però!

Ma attenzione, prima di chiudere è opportuno fare alcune considerazioni. Quando si parla di una “vita ricca e stimolante” bisogna anche stare attenti a non strafare, soprattutto a evitare di concentrare in pochissimi momenti una iper attività e una iper stimolazione. Qui si intende porre l’attenzione sul fatto che un eccesso di queste cose, tutte concentrate in brevi momenti, magari tutte in un solo pomeriggio della settimana, potrebbe avere l’effetto opposto e indurre uno squilibrio che porta poi ad accentuare il malessere nei lunghi giorni in cui invece non accade nulla.

Organizzarsi significa anche diluire nell’arco della settimana piccoli momenti interessanti. Per esempio, possiamo pianificare di avere più posti dove portare il nostro cane a fare il giretto quotidiano. Basterà cambiare zona di tanto in tanto, per fornire già quel punto di interesse che solleciti la curiosità del nostro compagno; oppure imparare giochi diversi da fare con lui, non sempre lo stesso. In genere giochi che  hanno a che fare con l’olfatto possono essere molto utili perché impegnano il cane soprattutto dal punto di vista mentale. Insomma, alle volte basta poco, un minimo di organizzazione.

Se ci rendiamo conto che il nostro cane è costretto a passare troppo tempo da solo in casa (e questo varia da soggetto a soggetto) possiamo anche coinvolgere un dog sitter che ci possa aiutare.

E in ultimo teniamo presente che i cani cambiano, come noi d'altronde, a seconda dell'età: è palese il fatto che le esigenze di un cucciolo, di un adolescente e di un cane adulto o anziano siano differenti.

E teniamo anche presente quali siano le motivazioni più accese nel nostro cane: la sua razza (o tipo) d'appartenenza ci aiuterà a meglio identificare i suoi bisogni più forti, quelli che noi, con la selezione artificiale, abbiamo reso ipertrofici.

In conclusione, non dimentichiamoci che la noia è un boccone amaro per le creature molto complesse da un punto di vista cognitivo e non sottovalutiamola per il bene dei nostri amici a quattro zampe.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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