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18 Ottobre 2022
14:47

Il Trentino non ha un Cras. Il responsabile provinciale: «Presto il servizio verrà centralizzato»

Il Trentino è sprovvisto di un vero e proprio Cras. Giovanni Giovannini, responsabile servizio foreste provinciale, spiega a Kodami come vengono gestiti i recuperi e perché è stata interrotta la collaborazione con Lipu per la gestione del Cras destinato all'avifauna.

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In seguito all'investimento dei due caprioli ad Ala e la decisione da parte del veterinario del servizio Forestale del Trentino di sopprimere entrambi i soggetti si torna a parlare dell'assenza di un Cras all'interno del territorio della Provincia Autonoma.

Giovanni Giovannini, responsabile del Servizio Foreste, sostiene però che la situazione locale, seppur diversa da quella delle altre zone d'Italia, non sia in alcun modo disattenta e spiega a Kodami il funzionamento degli interventi. «Gli investimenti sono effettivamente numerosi e, infatti, la maggior parte degli animali si feriscono proprio a causa di impatti lungo le strade. Il nostro intervento, però, è rapido ed efficiente. In seguito ad ogni segnalazione, si attiva il personale provinciale in servizio di reperibilità, il quale verifica la condizione del soggetto ferito e, se è ancora in vita, il veterinario decide se intervenire con il recupero o con l'eutanasia, come avvenuto nel caso dei due caprioli di Ala. Anche io voglio bene agli animali, ma sono certo che se il medico veterinario ritiene che non vi sia alternativa all'eutanasia, per quanto possa dispiacere, bisogna svolgerla il prima possibile e ridurre la sofferenza».

Come gestire i recuperi in un territorio senza Cras

Secondo Giovannini, quindi, l'intervento della Forestale è tempestivo e attento, ciò nonostante non è chiaro però come vengano gestiti i ricoveri dei soggetti lievemente feriti, in assenza di un centro di recupero. «Pur non avendo un centro unico, dislocati sul territorio in Trentino vi sono box specificatamente destinati agli ungulati. Non bisogna certo immaginarsi ospedali dove gli animali ricevono cure a lungo termine – spiega il responsabile provinciale – Si tratta piuttosto di piccoli recinti dove caprioli, camosci e cervi ricevono le cure per un breve tempo prima di tornare in libertà. Il nostro obiettivo è sempre quello di prendere decisioni quanto più rapide possibile, in modo da ridurre il tempo che i selvatici trascorrono in cattività».

Uno di questi box si trova nei pressi di Cavedago, un altro invece è nei dintorni di Predazzo, nel Trentino orientale: «Sono destinati in particolare agli ungulati e le dimensioni sono ridotte perché, in caso contrario, queste specie rischiano di ferirsi», afferma Giovannini.

Nel caso in cui gli animali feriti siano invece specie domestiche, l'intervento previsto dal Servizio Faunistico è diverso: «Cani e gatti vengono consegnati al veterinario dell'Azienda Sanitaria Locale che risale agli intestatari dei microchip in modo da poter rintracciare i responsabili – spiega – Generalmente riusciamo a sistemare ogni situazione in questo modo e, a mio parere, il sistema risulta molto efficace».

Un'ulteriore fenomeno, anche se di entità minore, è quello del ritrovamento di specie esotiche: «In caso arrivi la segnalazione della presenza di un pitone o altre specie inusuali per il nostro territorio ci dedichiamo di volta in volta a individuare la soluzione più adeguata – spiega Giovannini – Fortunatamente, però, in Trentino almeno questi eventi sono piuttosto rari».

«Presto avremo un servizio centralizzato»

La situazione dei Cras trentini non è sempre stata questa. Fino a pochi anni fa, infatti, vi era uno spazio di accoglienza limitrofo al recinto del Casteller e gestito dall'Associazione dei Cacciatori Trentini, dove venivano accolti i mammiferi e soprattutto il gran numero di ungulati vittime di incidenti. Questo spazio, però, al momento è vuoto e non viene utilizzato.

Sempre nella stessa zona, si trova il Cras destinato unicamente all'avifauna, gestito da oltre 20 anni dalla Lipu. Anche in questo caso, però, la convenzione è stata bloccata e, a patire dal 2023, passerà ad una gestione provinciale. Negli ultimi mesi questa notizia ha suscitato preoccupazione da parte delle associazioni unite nel Coordinamento degli ambientalisti trentini, le quali sostengono che la decisione di interrompere il lavoro svolto da Lipu faccia perdere decenni di esperienza in ambito di recupero.

ENPA, LAC, LAV, Legambiente, PAN EPPAA e WWF hanno quindi pubblicato una lettera aperta destinata all'Assessore all'agricoltura, foreste, caccia e pesca, Giulia Zanotelli e a Raffaele De Col, Dirigente generale del dipartimento protezione civile, foreste e fauna della Provincia, chiedendo di aprire un dialogo.

La lettera, a cui è seguito un sollecito, fino ad ora non ha ricevuto risposta ma Giovannini si dice sicuro della decisione e spiega le motivazioni che hanno portato a sospendere la collaborazione: «La volontà è quella di centralizzare il servizio a partire dal gennaio 2023. Tutti i centri, compreso il recinto del Casteller riservato agli orsi, e la zona precedentemente gestita dall'Associazione Cacciatori, verranno integrati nell'ottica di aumentare ulteriormente l'efficienza e poter svolgere direttamente le attività – e conclude – Questa decisione va letta come una volontà di svolgere al meglio il nostro lavoro».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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