I termini bue e toro sono due modi diversi con cui gergalmente le persone definiscono il maschio della vacca o della specie Bos taurus. A differenza di quanto viene solitamente ritenuto, queste due parole però non sono sinonimi. Con il termine toro si indica infatti un maschio fertile, quello principalmente spinto dagli allevatori a riprodursi all'interno delle stalle, mentre i buoi sono generalmente dei maschi che sono stati castrati entro pochi mesi dalla loro nascit per essere allevati per la loro carne o per far parte della forza lavoro impiegata nei campi.
Questi due animali, seppur maschi della stessa specie, presentano caratteristiche fisiche e comportamentali molto diversi, tanto che per praticità i primi agricoltori furono costretti ad inventare due parole differenti per distinguerli. Entrambi hanno inoltre fatto parte della nostra storia per migliaia di anni e si sono resi così tanto fondamentali per il nostro progresso tecnologico che probabilmente senza di essi non occuperemmo il posto che abbiamo oggi.
Le persone hanno perso l'abitudine di distinguerli perché la maggioranza della popolazione globale vive oggi all'interno di contesti cittadini, dove gli animali da fattoria sono molto rari. Le persone non sanno quali sono le caratteristiche principali di un animale domestico castrato, non lavorando nei campi. In questo articolo però vi forniremo alcune informazioni che vi permetteranno di riconoscere questi due animali.
Le differenze fisiche fra bue e toro
La principale differenza fisica tra questi animali è dovuta alla parziale o totale castrazione degli organi genitali nel bue. L'asportazione delle gonadi infatti trasforma completamente il metabolismo e l'equilibrio ormonale dell'animale che è destinato ad ingrassare e ad aver notevoli problemi legati alla produzione di testosterone.
Messi l'uno di fianco all'altro, è possibile notare come il toro presenta (in maniera anche molto accentuata a secondo della razza) un corpo più slanciato e muscoloso e un paio di corna molto più lunghe, proprio perché il suo corpo produce tutti gli ormoni naturali della crescita che gli consentono di svilupparsi in modo armonico, durante la fase terminale dello sviluppo.
Il bue invece, la cui crescita spesso viene bloccata tramite la castrazione appena comincia a presentare i primi sintomi d'irrequietezza, presenta degli arti e delle corna più piccoli rispetto a quelli presenti in un maschio fertile. Tende anche ad accumulare più grasso lungo le cosce e l'addome, con determinate tipologie di alimentazione.
Seppur differenti, entrambi questi animali dispongono però di una notevole forza, che viene utilizzata per molteplici scopi. Il bue infatti viene impiegato spesso come animalo da tiro o in campo agricolo. Il toro invece manifesta la sua forza riproducendosi spesso, difendendo la sua famiglia o per tirare via dei pesanti ostacoli che intralciano il terreno.
Sono da smontare invece le credenze che affermano che i buoi siano senza corna e di un altro colore rispetto ai tori per via della castrazione. Il colore della pelle dei bovini impiegati negli allevamenti o nelle fattorie dipende infatti dalla razza, mentre la presenza/assenza delle corna non dipende dalla castrazione. Quasi tutti i buoi castrati infatti presentano le corna e solo in determinati casi, come i condizionamenti genetici introdotti con la selezioni artificiale, sono assenti.
Le differenze fisiologiche tra bue e toro
A causa della castrazione, i buoi non possono avere figli e spesso soffrono di alcune complicazioni ormonali che sono dovute alla perdita delle gonadi. Dispongono infatti di meno testosterone nel sangue (circa il 95% in meno di un esemplare fertile) e soffrono anche di un calo importante del diidrotestosterone, meglio noto come DHT, un altro ormone androgino importante per la salute di gran parte dei mammiferi di sesso maschile.
I tori invece, essendo attivi sessualmente, possono riprodursi con le femmine quando queste entrano in calore.E quando succede possono compiere dai 3 ai 6 accoppiamenti per ciascuna femmina che ha manifestato i sintomi dell'estro, tramite dei rapporti sessuali che hanno una durata media che va dai 2 ai 12 minuti.
Il calore nelle femmine si manifesta ogni 21 giorni ed è per questo che i tori hanno un ciclo ormonale del testosterone che segue su larghe linee il loro ciclo mestruale. L’estro dura in media 18 ore, mentre l’ovulazione avviene circa 30 ore dopo l’inizio dell’estro. È proprio in questo frangente di tempo quindi che il maschio tenderà a riprodursi più volte con le femmine del suo gruppo, considerando anche che all'interno delle mandrie le femmine sincronizzano spesso il loro ciclo mestruale come sottile forma di competizione intersessuale.
Qualora infatti un toro avesse a disposizione una sola femmina ricettiva in un gruppo, sprecherebbe tutte le sue energie riproduttive nel mettere al mondo dei figli solo con lei, impedendo alle altre femmine di avere dei figli. Andando a sincronizzare il ciclo mestruale, le vacche invece competono con le altre femmine per conquistare l'attenzione del toro, che per quanto attivo non può materialmente però riprodursi con tutte, andando così a compiere delle scelte.
Ciascuna gravidanza in Bos taurus dura da un minimo di 279 a un massimo di 290 giorni. Per riprodursi quindi con il maggior numero di femmine, il toro quindi opta di riprodursi al termine di ogni ciclo mestruale delle femmine con un numero limitato di partner, così da avere nel complesso le massime chance di divenire padre, senza correre il rischio di sfiancarsi troppo o di ammalarsi per colpa della frenesia sessuale.
Le differenze comportamentali fra bue e toro
Quando sono giovani toro e bue sono praticamente indistinguibili dal punto di vista comportamentale, dimostrandosi dei tranquilli bovini particolarmente attratti dalla loro madre. Quando però comincia a subentrare il periodo della maturità sessuale, i tori diventano molto più aggressivi, sospettosi ed irrequieti dei loro fratelli castrati poiché la biologia li spinge a riprodursi il più possibile e a sfidare qualsiasi maschio (castrato o meno) che incontrano sul territorio.
I tori sono infatti degli animali molto protettivi con le femmine ed imprevedibili anche con gli esseri umani, tanto che gli allevatori devono fare estrema attenzione quando si avvicinano, visto che seppur apparentemente distratti possono caricare da un momento all'altro, soprattutto quando hanno vicino una femmina ricettiva.
Anche per questa ragione la nostra specie ha da sempre tentato di limitarne il numero, castrando un gran numero di vitelli per renderli dei più mansueti buoi. Quest'ultimi infatti mantengono gran parte dei comportamenti infantili che mostravano quando erano giovani. Per esempio, puntano raramente gli allevatori, attaccano solo se vengono minacciati e per la maggior parte del tempo cercano di nascondersi in mezzo alla mandria, come se tentassero di trovarvi riparo.
I tori invece quando sono liberi in natura cercano di pattugliare la loro famiglia, ponendosi all'esterno della mandria e girandogli costantemente attorno. Quando si trovano di fronte ad un altro maschio sconosciuto o di fronte al pericolo, s'immobilizzano e cercano invece di minacciare gli aggressori con le corna e con lo sguardo, prima di effettuare dei rapidi movimenti con cui tentano di spaventarli, prima di puntarli definitivamente.
Non per questo dobbiamo però credere che i tori siano degli animali eccessivamente aggressivi, privi di sentimenti o che non provino empatia. Come i buoi e le vacche, sono degli animali estremamente intelligenti che possono perfino sacrificarsi per il bene del gruppo. Di certo sono fisicamente e mentalmente più preparati dei buoi per difendere i propri interessi, ma questo è normale considerando che la selezione naturale – nei milioni di anni necessari per il loro sviluppo – li ha adattati ad affrontare un gran numero di predatori, tra cui anche i nostri antenati.
Le differenze ecologiche fra bue e toro
Dal punto di vista della dieta, buoi e tori mangiano principalmente le stesse fonti di cibo, quando si trovano in natura, prediligendo i germogli di erba fresca alle dure foglie degli alberi. Oggi giorno, tuttavia, visto che la loro esistenza all'interno degli allevamenti è legata anche alla produzione della carne, spesso vengono alimentati con dei cibi differenti, in particolare i buoi che sono destinati alla macellazione. Affinché crescano velocemente e assumano una maggiore consistenza muscolare, questi animali vengono infatti sottoposti ad una dieta che permette agli allevatori di rivenderne la carne entro i primi 4-5 anni di vita. Parlando invece di habitat, già prima che la nostra specie avesse addomesticato l'antenato dell'attuale Bos taurus, ovvero Bos primigenius, questi bovini erano presenti in gran parte del mondo e in differenti tipologie di ambienti.
I paleontologi hanno infatti ritrovato le loro tracce, anche risalenti al periodo precedente della domesticazione, in diversi continenti con i principali reperti che sono stati individuati in India, nell'Eurasia settentrionale, in Africa sub subsahariana e nell'area del Mediterraneo. Perfettamente adattati alla savana e alle grandi praterie, già a partire dal Paleolitico erano degli animali resistenti a differenti climi, caratteristica che si rivelò molto importante per la nostra specie, durante le frequenti esplorazioni.
All'interno degli allevamenti, infine, i due animali presentano dei valori molto differenti. Per quanto i buoi possono essere utili nei campi e la loro carne si vende meglio e più spesso rispetto quella delle mucche (le vacche impiegate per la produzione del latte). In generale hanno un valore economico ed ecologico inferiore rispetto ai tori che sono notoriamente selezionati per fornire i migliori riproduttori per le varie razze.
Un toro che presenta un albero genealogico certificato e una buona ascendenza costa infatti agli allevatori tra i 15.000 e i 25.000 euro, contro i 600-3000 euro che possono costare in media i buoi. Questi valori non sono fissi e, a secondo delle razze, anche i buoi possono sfiorare costi esorbitanti per il valore soprattutto della loro carne. Considerare questi animali però solo come merce è sbagliato e sono sempre di più gli ambientalisti e gli animalisti, nonché i comuni cittadini, che lottano contro la commercializzazione della carne bovina.
I bovini sono inseriti nel gruppo delle specie animali che secondo gli scienziati sono in grado di provare disperazione ed empatia, a secondo delle loro condizioni di vita. Sono inoltre in grado di percepire il pericolo di morte all'interno dei mattatoi.