Lanciato il 1° luglio 2023, in questi giorni il telescopio Euclid ha cominciato a ottenere i primi risultati scientifici, mostrando le prime spettacolari immagini della nebulosa Testa di Cavallo, nota agli astronomi per essere una fornace di giovani stelle e una delle "località" celesti più apprezzate dagli appassionati. Le immagini provenienti da questa nebulosa hanno infatti affascinato gli scienziati per generazioni, proprio per via del profilo zoomorfo simile a un cavallo che sembra scrutare il cielo. E ora che una nuova sonda è in grado di effettuare degli scatti molto più vividi (in grado di riprendere anche il pulviscolo sottile che ricopre le stelle neonate), la comunità scientifica è in visibilio, in previsione delle prossimi missioni che tenderanno ad esplorare i luoghi più remoti della galassia.
Il progetto Euclid è nato dalla collaborazione dell'ESA, l'ente spaziale europeo, e della Nasa e promette di riscrivere la storia dell'astronomia moderna, come il suo "collega" James Webb Telescope (JWT), la sonda che proprio recentemente ha pubblicato dell'altrettanto meravigliose immagini della nebulosa del Granchio. Euclid e JWT sono però due telescopi molto diversi, che hanno in comune solo la genialità degli ingegneri e degli scienziati che li hanno progettati per sfidare i misteri più nascosti dell'universo.
Mentre infatti il JWT è stato lanciato con lo scopo di osservare gli oggetti più lontani del cosmo, Euclid ha lo scopo principale di mappare tutte le galassie dell'universo conosciuto, fornendo una mappa tridimensionale dell"universo che presenti le forme, le posizioni e i movimenti di qualsiasi corpo celeste presente nel firmamento. Il suo lavoro inoltre permetterà agli scienziati di rivelare come la "materia classica" è distribuita nello spazio e come la sua espansione si è evoluta nel corso dei 13,797 miliardi di anni che ci separano dal Big Bang. Ciò consentirà anche agli astrofisici di verificare le loro teorie sull'energia oscura e la materia oscura.
«Euclid ha catturato questa immagine della Nebulosa Testa di Cavallo in circa un'ora, il che dimostra la capacità della missione di fotografare molto rapidamente un'area del cielo senza precedenti e con un elevato dettaglio» ha affermato Eduardo Martin Guerrero de Escalante, astronomo presso l’Instituto de Astrofisica de Canarias a Tenerife e scienziato collaboratore del progetto.
Nell'ultima osservazione, gli astronomi nello specifico hanno puntato a questa nebulosa sperando di trovare alcuni pianeti della stessa massa di Giove, oppure giovani nane brune e protostelle. Ciò che ha però davvero portato gli scienziati ad interessarsi a questa regione è il fatto che la Nebulosa Testa di Cavallo presenta condizioni astronomiche molto speciali, per la formazione delle stelle, «causate dalla radiazione proveniente dalla stella Sigma Orionis, che si trova esattamente sopra la Testa di Cavallo e appena fuori dall'attuale campo visivo di Euclid».
Questa stella produce infatti una radiazione ultravioletta che fa brillare le nuvole dietro la Testa di cavallo, donando alla nebulosa una consistenza magica ed eterea, che è molto difficile trovare nelle altre nebulose della galassia, soprattutto vicino ad un alto numero di stelle in accrescimento. Le polveri invece che formano i nembi bloccano la luce provenienti da Sigma Orionis, facendole sembrare più scure e simili al cavallo da cui prende il nome l'intera nebulosa.
La nebulosa Testa di Cavallo non è però l'unica che presenta delle forme simili a quelli assunti dagli animali, né è l'unica che verrà osservata da Euclid. Nei prossimi mesi e anni infatti il telescopio osserverà tanti altri corpi celesti, come la Grande Nebulosa d’Orione, che per esempio ricorda a molti un grosso scorpione, che protende le chele in avanti. La Nebulosa Occhio di Gatto, nota anche come Ngc 6543, ricorda invece tantissimo l'iride di un gatto che scruta l'osservatore dallo spazio profondo ed è stata la prima di un nuovo genere di nebulose ad essere stata scoperta.
La Nebulosa dell’Aquila, una regione di formazione stellare nella costellazione del Serpente, è invece chiamata così perché ricorda i picchi montuosi da cui si gettano le aquile per raggiungere le loro prede, seppur in generale sia conosciuta anche come Nebulosa Pilastri della Creazione, visto che le sue nubi ricordano i cancelli del Paradiso da cui il dio della Genesi avrebbe creato l'intero universo.
Tra le nebulose però più strane presenti sulla volta celeste ci sono anche la spettacolare Nebulosa Farfalla e anche la Nebulosa Testa di Scimmia, una regione di formazione stellare lontana a 6400 anni luce di distanza dalla Terra, presente sempre all'interno della costellazione di Orione. Questa nebulosa sembra infatti possedere dei ciuffi di peli simili a quelli presenti sul capo di una scimmia, guardata dall'alto. Ciuffi che in realtà sono sinuose eruzioni di gas che accrescono le neonate stelle in formazione. Abell 21, una nebulosa planetaria visibile nella costellazione dei Gemelli, invece se girata di circa 40 gradi ricorda una medusa che si lascia trascinare dalle correnti.
Un altro corpo celeste che sembra ripresentare le stesse forme di una animale marino è quella chiamata Westerhout 50 (W50) o SNR G039.7-02.0, nota di più agli appassionati come Nebulosa lamantino. Come si può infatti notare osservando le foto rilasciate dai diversi enti spaziali europei ed americani, le nubi che formano questa culla di stelle sembrano appartenere ad un mammifero marino, mentre sta nuotando nell'oceano. Addirittura una stella è posizionata nella regione che dovrebbe appartenere all'occhio del lamantino, creando un effetto ottico particolarmente piacevole.
All'interno della nebulosa della Carena, infine, è possibile vedere un grande numero di animali. Secondo molti astronomi, infatti, al suo interno sarebbe possibile vedere le figure di un leone, di un elefante, di una scimmia che protende la mano verso un frutto invisibile, un cane che abbaia mentre rivolge la testa lontano da noie e addirittura due tigri.