Il tatto nel cane fa capo all'organo sensoriale più grande e esteso del corpo: la pelle. Il tatto è il senso che si sviluppa per primo e che per primo invia informazioni vitali al cucciolo appena nato. Infatti si parla di "riflesso termotattile", presente fin dalla nascita, che consente al piccolo di orientarsi verso la fonte di calore più prossima, che poi è il corpo della madre. Ne va della sua sopravvivenza dato che, a quell'età, così immaturo, non è ancora in grado di termoregolarsi (mammiferi e uccelli sono organismi endotermi, ossia la temperatura corporea è regolata dalla produzione di calore dell'attività metabolica, dal lavoro delle cellule), e se privato di calore esterno morirebbe.
Il senso del tatto consente di ricevere molte tipologie di input dal mondo esterno, per esempio: la temperatura, la pressione, la texture di una superficie, la presenza di un ostacolo, la forma delle cose, le vibrazioni, eccetera.
I recettori della pelle del cane
Nella pelle ci sono diverse tipologie di recettori che inviano messaggi al cervello, il quale gli attribuisce significati e li traduce in informazioni. I Recettori Tattili R.A.(Rapidly Adapting, o “adattamento rapido”), registrano il movimento proprio della pelle e dei peli e forniscono al cane la cosiddetta propriocezione, ossia la consapevolezza del sé, del proprio corpo nello spazio in relazione con ciò che lo circonda.
Ci sono poi i recettori S.A. (Slowly Adapting, “adattamento lento”), che percepiscono i contatti lenti e prolungati, come durante il grooming o le carezze. Ci sono poi i nocicettori che danno informazioni sugli stimoli dolorosi.
E’ importante considerare che tutte queste terminazioni nervose, che collegano i numerosi recettori che ricoprono l'intero corpo del cane, hanno una loro storia evolutiva. Queste terminazioni devono anch'esse apprendere a percepire il mondo.
O meglio: è il cervello del cane che deve apprendere a percepire il mondo attraverso questa complessa rete di informazioni, di input, che provengono dalla cute. In sostanza significa che la consapevolezza del sé, la propria posizione nello spazio, le sensazioni generate dal contatto (come ad esempio una carezza), sono elementi che richiedono esperienza per essere compresi e apprezzati. Il cervello si struttura man mano con l’accumularsi di informazioni, proprio come un muscolo che si allena, e via via si sviluppa. Sentire con il corpo non è qualcosa di dato, è qualcosa di appreso. E come tutte le cose, anche per il cane, c’è bisogno di una certa gradualità.
Perciò è anche possibile che, se il cane non ha avuto un corretto processo di sviluppo o ha patito di una scarsa socializzazione con il mondo a causa di poche esperienze, il tatto potrebbe non svilupparsi come dovrebbe e, procedendo con l'età, potrebbe rimanere “immaturo”.
L’importanza della percezione tattile in cani deprivati
Pensiamo per esempio alla percezione tattile sui cuscinetti plantari. Ricordo il duro lavoro di alcuni colleghi che avevano messo la loro professionalità al servizio del recupero di cani liberati dai laboratori di sperimentazione animali. Cani nati in uno stabulario, in un box, mai usciti di lì, per anni. Uno dei più grandi ostacoli per iniziare il lungo cammino verso un auspicabile recupero fu proprio quello di riabilitare il loro corpo a percepire il mondo, e sé stesso. Non avevano mai toccato l'erba, mai sentito la nuda terra sotto le zampe. Non avevano mai sentito la brezza scuotere lievemente il loro mantello. Un'infinità di impulsi tattili affollavano il loro cervello impreparato a gestire tutte quelle informazioni in una volta sola. Alcuni di loro si paralizzavano, quasi in uno stato di semi-choc.
La mamma e le cure parentali
Appena nati i cuccioli vengono manipolati dalla madre. Vengono leccati e massaggiati con delicatezza su tutto il corpo. E questo favorisce la loro pulizia, indubbiamente, ma allo stesso tempo stimola il sistema nervoso a svilupparsi correttamente, in modo armonico. Privati di queste cure parentali, di questi massaggi, il rischio è che i cuccioli crescano con delle carenze gravi, che si ripercuoteranno sul loro adattamento al mondo, sul loro comportamento. Potrebbero così sviluppare paure, ansie, carenza di autostima e autoefficacia, che poi sono le porte di ingresso ad un'ampia salva di problemi del comportamento del cane.
Le vibrisse sul muso del cane: universo di recettori
Sul muso del cane e sulla testa si concentrano un gran numero di recettori. Anche il muso del cane è coperto dal mantello ma qui sono evidenti, più che altrove, le vibrisse. Sono peli particolari: più grandi, robusti e molto appuntiti. Sono delle vere e proprie antenne la cui radice, a differenza degli altri peli, affonda in una zona particolarmente innervata e vascolarizzata. Sono strutture atte a percepire l'ambiente soprattutto quando il cane si muove al buio, registrano la presenza di oggetti e ne forniscono informazioni, come la dimensione, la temperatura, la solidità, eccetera.
Le vibrisse sono presenti sul muso del cane, nella zona labiale e sopra le orbite ma ve ne sono anche all'altezza dei polsi. Se strappate possono causare sanguinamento e, quando recise, magari per una toelettatura scorretta ed estrema, limitano la possibilità del cane di percepire il mondo, cosa che potrebbe anche avere risvolti molto negativi.
«Il mio cane si vergogna»
Una delle frasi che spesso sento dire ai proprietari, divertiti per il comportamento insolito del loro cane dopo una importante sessione di toelettatura nella quale è stato impunemente tosato a zero, è la seguente: «Che ridere, si vergognava tantissimo e non voleva uscire a farsi vedere. È stato rintanato per due giorni!».
Non c'è nulla di divertente in tutto ciò. Naturalmente non si tratta di un comportamento narcisistico del cane, cosa comune a noi esseri umani, alle volte così vanesi nell'ammirarci davanti ad uno specchio o facendoci milioni di selfie, appagati del buon lavoro del nostro parrucchiere o, viceversa, inorriditi dal risultato. Deve invece essere chiaro che un drastico intervento, come una totale tosatura, può rappresentare un cambiamento repentino per un cane, addirittura sulla percezione del sé e del mondo tutt’attorno. Quello che ci può sembrare un atteggiamento buffo è, molto spesso, un senso di spaesamento e disagio, che richiederà del tempo per essere “digerito”.
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