Le specie più colpite sono l’acero, l’ippocastano, la betulla, il pioppo, il salice e l’olmo e i segni più visibili sono dei fori circolari sul tronco e sui rami più alti da dove fuoriescono gli insetti diventati adulti. Il nome scientifico di questo coleottero capace di uccidere alcune tra le piante più presenti nei nostri boschi e nei parchi, è Anoplophora glabripennis, più noto come tarlo asiatico del fusto, e adesso sta attaccando alcune aree verdi intorno a Bergamo, per la precisione Treviolo e Curno.
Non che sia una novità per l’Amministrazione: negli anni scorsi questo coleottero era già apparso in altre zone e a Ghisalba, nella Bassa Bergamasca, il Comune aveva addirittura dovuto abbattere 165 alberi prima di eliminarlo. Sì, perché il tarlo asiatico non perdona: le femmine depositano le uova sotto la corteccia e qui le larve nella fase di sviluppo, scavano profonde gallerie nel legno. Una volta adulte, fuoriescono dai tronchi attraverso dei fori che aprono con le loro mandibole. Queste ferite sulla pianta la espone ovviamente a una serie di patogeni secondari che la fanno seccare e morire e l’unico modo per impedire la diffusione dell’insetto è eliminare le piante.
Purtroppo nei due comuni lombardi, Treviolo e Curno, è stato individuato un focolaio di questo insetto proveniente dall’indocina, giunto fin qui molto probabilmente attraverso legno infetto trasportato in container: «La lotta a questi parassiti prevede la sorveglianza e la distruzione per legge delle piante infestate – spiega l’Amministrazione – In particolare, una volta rilevata la presenza, è obbligatorio adottare una serie di misure fitosanitarie, tra cui: l’eradicazione, l’abbattimento delle altre piante sensibili fino a 100metri da quella infestata e la definizione di un’area di sorveglianza, fino a 2 chilometri dal focolaio, dove eseguire controlli puntuali».
A Treviolo le prime segnalazioni sono arrivate in novembre e sono stati fatti abbattere diversi alberi, nelle aree pubbliche e in numerosi giardini privati. Al momento la situazione non sta dando più grandi preoccupazioni, ma si prosegue con il monitoraggio. A Curno, invece, è stato trovato un solo albero danneggiato, ma per legge, come spiegava il Comune precedentemente, dovranno essere tagliati tutti quelli che si trovano appunto nel raggio di cento metri.
Ad occuparsi delle infestazioni di questo insetto, ci pensa anche la Regione: monitoraggio sul campo, abbattimenti e la distruzione degli alberi infestati sono le pratiche più efficaci per ridurre le dimensioni delle popolazioni del tarlo, per prevenirne la diffusione e, in alcune circostanze, per tentarne l’eradicazione. Il controllo a oggi è per lo più basato sull’abbattimento delle piante colpite e sulla distruzione di tutto l’apparato radicale con apposite macchine trituratrici con l’obbligo di incenerire il legname delle piante abbattute, in quanto l’insetto riesce a completare il ciclo di sviluppo anche in un singolo pezzo di legno o di radice.
In Lombardia è l’Esaf, il Servizio Fitosanitario Regionale, che effettua il servizio di sorveglianza nei confronti dell’Anoplophora glabripennis che concerne nell’analisi visiva delle piante per cercare i sintomi delle infestazioni, ma anche nell’installazione di trappole a feromoni, posizionate nei focolai appena scoperti o nelle aree dove già si stanno compiendo le operazioni di eradicazione.