«Anche se i maiali del Rifugio Cuori Liberi sono stati abbattuti, la battaglia per ottenere giustizia non è ancora finita». Lo annuncia a Kodami Sara D'Angelo, coordinatrice della Rete dei Santuari di Animali Liberi. Il Tar infatti ha deciso di fissare una nuova udienza di merito sulla sorte dei suidi del rifugio uccisi nella provincia di Pavia, e ha chiesto integrazioni ulteriori in vista del prossimo confronto.
«È ancora tutto da decidere – aggiunge D'Angelo – Abbiamo ancora speranza di fare giustizia. Il giudice del Tar avrebbe potuto mettere un punto alla questione, il ricorso invece è rimasto in piedi». Tutto è iniziato quando la Regione Lombardia ha emesso un'ordinanza di abbattimento nei confronti dei suini del Rifugio Cuori Liberi a seguito della scoperta di alcuni individui risultati positivi alla peste suina africana.
Il Rifugio, supportato dalla Rete dei Santuari di Animali Liberi, ha subito presentato ricorso per evitare l'uccisione degli animali. L'epilogo però è ben noto: all'alba del 20 settembre le Forze dell'Ordine sono entrate in modo coatto all'interno del Rifugio, e facendosi strada a suon di pugni, e qualche manganellata, hanno permesso ai veterinari dell'Ats di Pavia di procedere con l'abbattimento dei 10 suini superstiti.
Il Tar aveva rigettato la sospensiva di abbattimento, consentendo quindi l'abbattimento degli animali, ma aveva anche fissato un'udienza di merito per discutere dell'appropriatezza dell'ordinanza della regione Lombardia. Su quest'ultimo punto, nonostante sia cessata la materia del contendere, il giudice ha scelto di esprimersi comunque in una data ancora da fissare.
«È una decisione importante in vista del corteo nazionale di sabato 7 ottobre "Giù le mani dai santuari" che si terrà proprio sotto il Palazzo Lombardia, sede della Regione», continua D'Angelo. Gli attivisti si sono dati appuntamento a Milano in via Melchiorre Gioia angolo via Algarotti, all'altezza del civico 37. Il corteo si muoverà poi verso il centro fino a piazza San Babila.
«I rifugi sono il simbolo di una convivenza diversa e possibile con le altre specie, un luogo di riscatto dove agli animali sottratti allo sfruttamento dell'industria alimentare o alla sperimentazione scientifica viene concessa una nuova vita, serena – hanno sottolineato gli attivisti – Rappresentano l'opposizione netta, di una fetta sempre più consistente di società civile, allo sfruttamento sistematico di migliaia di corpi animali sacrificati nei macelli e nei laboratori, per mero profitto».
Il tema è proprio la differenza esistente tra gli allevamenti e i santuari, che a questo punto dell'epidemia non si può più ignorare, come sottolinea D'Angelo: «Le misure di contenimento e di biosicurezza previste dal Piano vanno benissimo, ma al Commissario straordinario alla peste suina africana chiedo di prendere in considerazione una realtà: nei santuari ci sono persone, e gli abbattimenti che vengono eseguiti con tanta facilità negli allevamenti, non saranno possibili nelle nostre strutture strutture. Bisogna che lo Stato capisca che siamo luoghi con caratteristica e finalità opposte agli allevamenti».