Nuovo stop da parte del Tar di Bolzano ai due decreti di abbattimento con i quali il Presidente della Provincia Autonoma, Arno Kompatscher, aveva autorizzato l’uccisione di quattro lupi appartenenti ai branchi presenti nell’area dei Comuni di Selva dei Molini (in Valle Aurina, a Nord Est della Provincia) e di Castelbello – Ciardes (in Val Venosta, a Sud Ovest, verso il confine con il Trentino).
La motivazione, secondo quanto descritto nella risposta del Tar al ricorso presentato da LNDC Animal Protection, LAV e Associazione per il World Wide Fund For Nature E.T.S, è legata all'art.9 della nostra Costituzione, che è stato modificato dal Parlamento nel 2022 e oggi include la «necessità di assicurare la tutela della vita degli animali in generale e, in special modo, quando questi sono protetti da convenzioni internazionali».
Il testo dell'ordinanza, datato 10 ottobre 2023, fa inoltre riferimento all'articolo 16 della direttiva Habitat, il quale prevede che: «L’abbattimento sia consentito solo nelle ipotesi espressamente previste, a condizione che non esista un'altra soluzione valida e che la deroga non pregiudichi il mantenimento, in uno stato di conservazione soddisfacente, delle popolazioni della specie interessata nella sua area di ripartizione naturale».
Infine, il Tar sottolinea come il periodo dell’alpeggio per quanto riguarda questa stagione estiva sia pressoché terminato e quindi: «il pericolo di ulteriori predazioni debba ritenersi attualmente significativamente ridotto».
Massimo Vitturi, responsabile del settore animali selvatici della Lav, raggiunto da Kodami, si dice soddisfatto del risultato ottenuto: «Si tratta di un segnale chiaro nei confronti della politica sudtirolese, a cui viene ribadito che non sono ammesse scorciatoie per chi vuole uccidere animali appartenenti a specie protette – e aggiunge – I lupi sono tornati in Alto Adige e ci resteranno. L'indicazione del tribunale amministrativo regionale è quella di iniziare a lavorare sulla convivenza attraverso la prevenzione, ovvero costruendo recinzioni elettrificate e munendosi di cani da guardiania».
La Provincia Autonoma di Bolzano, infatti, secondo quanto rilevato dalla Lav, risulta essere particolarmente carente in fatto di mezzi di prevenzione per le predazioni da parte dei grandi carnivori: «Abbiamo analizzato la situazione e il risultato è piuttosto sconfortante: su 1500 malghe, solo 33 sono dotate di recinzioni elettrificate e cani da guardiania, mentre nel resto del mondo questi strumenti vengono utilizzati comunemente. È quindi chiaro che l'impegno di questo territorio è irrisorio – commenta Vitturi – L'Alto Adige è sotto scacco delle frange più estremiste degli allevatori, che chiedono alla politica di favorire gli abbattimenti, i quali, però, secondo il Tar sono illegittimi oltre che inutili».
La guerra ai lupi in Alto Adige e Nord Tirolo
Per quanto riguarda la convivenza con i lupi la situazione in Alto Adige è molto tesa da tempo. Già nello scorso mese di maggio, il consigliere Josef Noggler (Svp – Südtiroler Volkspartei), supportato dai consiglierei dei Süd-Tiroler Freiheit e dal gruppo Enzian, aveva presentato una Proposta di Legge, approvata il successivo 9 giugno, per favorire l'abbattimento, sul territorio sudtirolese, dei lupi considerati problematici, aggressivi e/o troppo confidenti.
Con l'approvazione di questa norma, Bolzano ha dimostrato di voler seguire l'esempio del vicino Nord Tirolo, ovvero il territorio Austriaco limitrofo, in cui questo tipo di intervento è già attivo da tempo, per via della cosiddetta "procedura semplificata per l'abbattimento dei grandi carnivori". Si tratta di una legge entrata in vigore lo scorso aprile, che permette di uccidere i lupi senza che le autorità locali possano sospendere il decreto. In questo modo, nell'ultimo anno il Land austriaco ha potuto procedere con l'uccisione di ben 4 esemplari.
Un ulteriore elemento che ha chiarito pubblicamente l'opinione di molti allevatori sudtirolesi riguardo la presenza della specie sul territorio della Provincia Autonoma è arrivato in giugno, in occasione della tradizionale festa del Sacro Cuore di Gesù, durante la quale gli abitanti delle zone rurali hanno l'abitudine di accendere grandi falò sulle montagne. Quest'anno un allevatore di Campo Tures (tra Acereto e Riva di Tures) ha deciso di non limitarsi a dare fuoco a qualche ramo, bensì di riprodurre con le fiamme l'enorme immagine di un lupo minacciato da un fucile, invocando, di fatto, l'intervento di gestione faunistica attraverso gli abbattimenti.
«In questa situazione, anche considerando l'ultima risposta del Tar al presidente Kompatscher, mi viene da consigliare agli allevatori sudtirolesi di smettere di comportarsi in questo modo e piuttosto, nell'ottica di proteggere concretamente i propri animali, cominciare ad attrezzarsi con gli strumenti preventivi, di cui tra l'altro possono disporre gratuitamente», conclude Vitturi.