Niente prolungamento della caccia ai tordi e alla beccaccia in Basilicata. Dopo la levata di scudi delle associazioni, Earth ODV ha presentato un ricorso al Tar che è stato accolto. I giudici hanno disposto una sospensione cautelare del provvedimento adottato, impedendo dunque che le doppiette possano continuare a sparare sino al 31 gennaio.
«Fermata la strage dei turdidi, cui fanno parte ad esempio il tordo bottaccio e il merlo, per cui le associazioni venatorie della Basilicata avevano chiesto di poter prolungare la caccia – spiega Valentina Coppola, presidente di Earth – Con l’avvocato Massimo Rizzato abbiamo proposto ricorso al Tar Basilicata. I giudici hanno accolto il ricorso e bloccato la caccia a questi splendidi uccelli. La nostra lotta a tutela degli animali è incessante ma questi risultati ci danno la forza di continuare».
Nel provvedimento, il presidente della prima sezione del Tribunale Amministrativo, Fabio Donadono, specifica che «la modifica della stagione venatoria risulta adottata senza il preventivo parere dell’Ispra, obbligatorio in base all’art. 18 della legge n. 157 del 1992 ed all’art. 30 della legge regionale n. 2 del 1995», e cita «la potenziale irreversibilità degli effetti dell'atto impugnato prima dell'esame completo della controversia». Ha quindi disposto la sospensione temporanea «degli effetti della delibera della Giunta Regione Basilicata n. 4 del 4/1/2024, nella parte concernente il prolungamento della caccia ai turdidi sino al 31 gennaio 2024, con modifica dell'art. 2, co. 6, lett. p) del calendario venatorio approvato con delibera G.R. n. 449 del 28/7/2023».
La Giunta regionale aveva approvato il provvedimento a inizio gennaio, accogliendo appunto la richiesta di proroga della caccia ai tordi e alla beccaccia fino al 31 gennaio. Immediata la levata di scudi di Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu Birdlife Italia, Lndc e Wwf Italia: «Con la delibera varata dalla Giunta regionale della Basilicata si è consumato un atto ostile nei confronti della biodiversità, una palese violazione delle regole ignorando del tutto le indicazioni del mondo scientifico – avevano scritto in un comunicato congiunto – Sono state ignorate le indicazioni dell’Ispra, l’autorità scientifica nazionale in materia, con le indicazioni dettagliate, specie per specie, sulla corretta redazione dei calendari di caccia in ossequio al dettato comunitario di non sparare durante la migrazione prenuziale».
«La Regione Basilicata, probabilmente nella speranza di raccattare qualche voto in vista delle prossime elezioni regionali, ha colpevolmente ignorato le indicazioni del mondo scientifico cedendo alle richieste delle lobby venatorie, violando apertamente le indicazioni della Direttiva Uccelli – sottolineavano le associazioni – il tutto in un momento che vede l’Italia come osservato speciale da parte della Commissione europea proprio per le molteplici e perduranti violazioni in materia di caccia».
L’ultima parola alla fine l’ha avuta il Tar, visto che la Regione ha ignorato l’invito delle associazioni a ripensarci. Una decisione simile è però stata presa dalla Regione Puglia, che ha scelto di posticipare la data di chiusura della caccia a beccaccia, cesena e tordo appunto sino al 31 gennaio. Il provvedimento stabilisce, nello specifico, che la beccaccia sarà cacciabile fino al 31 gennaio con carniere totale mensile che non potrà superare i sei capi per cacciatore, stesse disposizioni adottate per il tordo bottaccio e il tordo sassello, mentre la cesena potrà essere cacciata fino al 20 gennaio.