La pratica di allevare leoni e altri grandi felini al solo scopo di farli uccidere da ricchi cacciatori è da tempo pesantemente osteggiata dalle organizzazioni che si occupano di conservazione e diritti degli animali. E ora, dopo anni di forti dibattiti e accese discussioni, il governo del Sudafrica ha deciso finalmente di chiudere definitivamente questa tipologia allevamenti. È la cosiddetta "canned hunting", la "caccia in scatola", ovvero la versione più degenerata della caccia al trofeo, quella inoltre anche più controversa e criticata, persino da una grossa fetta della comunità venatoria.
I cacciatori, di solito stranieri che pagano migliaia di dollari, uccidono infatti gli animali in ambienti sicuri, chiusi e controllati, al solo scopo di portarsi a casa la testa o la pelle come un trofeo. Il Sudafrica aveva già annunciato nel 2021 che intendeva porre fine agli allevamenti di leoni destinati a essere cacciati, ma negli ultimi due anni i rappresentanti del governo hanno continuato a lavorare a lungo sulla questione, presentando alla fine un piano per abolire gradualmente questi allevamenti in tutto il paese.
«Il panel ha raccomandato la chiusura del settore dell'allevamento in cattività dei leoni, compresa la detenzione, l'utilizzo degli animali o dei loro derivati a fini commerciali», ha dichiarato la Ministra dell'Ambiente Barbara Creecy in una conferenza stampa. Gli allevatori avranno ora a disposizione due anni per chiudere volontariamente gli allevamenti e cambiare modello di business, prima che scatti il divieto definitivo. La proposta, che ha incontrato un'inevitabile forte opposizione da parte dei rappresentanti di questa industria, è stata approvata la scorsa settimana e dovrà ora essere tradotta in legge.
La chiusa degli allevamenti di leoni in Sudafrica, arriva in un periodo storico in cui la caccia al trofeo sta affrontando una sempre più crescente opposizione in tutto il mondo. Come vi abbiamo mostrato attraverso la nostra video-inchiesta sotto copertura all'interno della più grande fiera della caccia d'Europa che si tiene ogni anno a Dortmund, questo triste fenomeno è ben lontano dall'essere trasparente, sostenibile e utile per la conservazione delle specie minacciate o per lo sviluppo economico dei paesi coinvolti.
Le campagne per vietare l'importazione dei trofei stanno perciò ricevendo forti consensi in molti paesi, dagli Stati Uniti, all'Australia, passando per l'Europa. Buona parte della società civile considera ormai questa pratica crudele e anacronistica, e anche per questo nel 2022 il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione che chiede di porre fine all'importazione dei trofei in Europa. Da allora, diversi paesi europei e non hanno infatti già introdotto nuove e più stringenti regolamentazioni, come accaduto per esempio nei Paesi Bassi, in Francia, in Finlandia e in Belgio.
Anche in Italia il tema della caccia al trofeo è oggetto di forte dibattito, grazie a una proposta di legge presentata dalla senatrice Dolores Bevilacqua al Senato e dalla deputata Michela Vittoria Brambilla alla Camera. Da anni associazioni e ONG che si occupano di conservazione e diritti degli animali, denunciano le condizioni pessime in cui vengono allevati e detenuti questi animali. Solamente in Sudafrica, sono almeno 350 gli allevamenti di leoni, che ospitano tra gli 8.000 e 12.000 animali nati e cresciuti al solo scopo di essere uccisi dietro pagamento.
In confronto, secondo la ONG sudafricana Endangered Wildlife Trust, in tutto il paese sono invece appena circa 3.500 i leoni che vivono in natura allo stato selvatico. La scelta di bandire definitivamente gli allevamenti di questi grandi felini, rappresenta quindi un passo in avanti importante verso un graduale e necessario stop definitivo alla caccia al trofeo di specie protette e a rischio estinzione. La caccia al trofeo ha indubbiamente una storia lunga e complessa, tuttavia non è più in linea con l'attuale coscienza civile ed etica e con i cambiamenti nelle moderne politiche internazionali in materia di conservazione.