«Illegittimo e violativo del diritto alla vita di un individuo senziente, la cui tutela è presente nella nostra Costituzione all’art. 9». Così il sindaco di Castelletto, Massimo Stilo, ha definito la sentenza di morte che grava su una delle sue cittadine. Si tratta di Tina, l'ibrido di maiale e cinghiale della quale l'Asl di Novara ha disposto l'abbattimento.
«Sono parole che mi fanno di nuovo sperare che esistano ancora politici capaci di incarnare e difendere i valori della società civile. Proprio intorno a queste rarissime figure dobbiamo ricostruire una politica che rappresenti gli ideali dei suoi cittadini e non una politica che sia al servizio di interessi di parte». E' il commento di Alessandra Motta, presidente del Rifugio Miletta che sta sostenendo la famiglia di Tina nel ricorso al Tar del Piemonte contro l'abbattimento.
Per il momento il rifugio, seguito dall’avvocata Angelita Caruocciolo, ha ottenuto la prima vittoria: i giudici del Tribunale amministrativo hanno disposto una sospensiva in attesa dell'udienza del 29 marzo. La questione però non è affatto chiusa.
Tina è un ibrido nato da un incrocio tra una maialina vietnamita e un cinghiale. È stata trovata un anno fa da Gabriele Zanaldo nei dintorni di Castelletto, dove vagava ferita e sola quando era una cucciola di appena un mese. Zanaldo l'ha portata a casa e da quel momento è diventata parte della famiglia. La routine della famiglia, composta anche dai figli e dai cani di Zanaldo, è proseguita tranquillamente fino a questa estate, quando i funzionari dell'Asl hanno bussato alla loro porta per la prima volta.
A seguito di quella prima ispezione condotta da Asl e Polizia municipale, Tina è stata sequestrata restando però affidata a Gabriele. E' stata sottoposta agli accertamenti per la peste suina africana, ed è risultata negativa, e a Gabriele è stato imposto di attuare alcune misure di biosicurezza come separare Tina dal resto degli animali e dalla famiglia, tenerla in una zona recintata e indossare calzari specifici per recarsi nella sua area.
Fatte le modifiche richieste, la vita è proseguita come di consueto, solo qualche formalità in più tra le mura domestiche. Un sacrificio che Zanaldo si è sempre detto disposto ad affrontare per poter continuare a tenere Tina. Tutto cambia con la seconda ispezione dell'Asl, il 23 gennaio. Quel giorno i funzionari hanno segnalato che doveva esserci una seconda recinzione oltre a quella già costruita in estate. Zanaldo si era detto d'accordo, ma poi, lo stesso giorno, i funzionari hanno effettuato una seconda ispezione e consegnato la notifica dell'abbattimento dell'animale. Il motivo, secondo quanto spiegato dal Rifugio Miletta, era che Gabriele non aveva realizzato la doppia recinzione nel giorno stesso del controllo. «Con questo espediente – ha detto la presidente del Rifugio – Tina è stata condannata a morte».
La piccola comunità novarese si è subito stretta intorno a Zanaldo, e in breve tempo la vicenda di Tina è arrivata a superare toccare i confini provinciali raggiungendo le oltre 80mila persone che hanno firmato la petizione per salvare la piccola ibrida. Tutti in attesa di conoscere la sentenza del Tar.
Una vicenda che ricorda molto da vicino quella vissuta da Paola Samaritani con la sua Sfattoria degli Ultimi, alla quale era stata consegnata una notifica di abbattimento per i 130 suidi presenti nel suo rifugio. Kodami è andata a trovare i volontari per raccontare i momenti concitati dell'attesa della sentenza del Tar del Lazio.