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25 Novembre 2021
15:32

Il segreto della longevità nelle testuggini giganti delle Galapagos

Le testuggini giganti delle Galapagos sono tra i vertebrati più longevi in assoluto. Il segreto della loro lunga vita potrebbe essere racchiuso nella capacità di produrre copie extra dei geni e nell'autodistruzione anticipata delle cellule prima ancora che abbiano la possibilità di sviluppare mutazioni dannose come il cancro.

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Tartarughe e testuggini sono famose soprattutto per la loro lentezza nei movimenti e per l'incredibile longevità. Le testuggini giganti delle Galapagos, per esempio, possono vivere senza troppi problemi ben oltre 100 anni, con un record raggiunto da Harriet in cattività di 176 anni. Solitamente una lunga vita associata alle grosse dimensioni ha dei costi legati all'invecchiamento e alla comparsa di malattie molto alti, tuttavia le tartarughe sembrano aver escogitato un qualche tipo di stratagemma evolutivo che consente loro di vivere a lungo e in perfetta salute. Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell'Università di Buffalo ha permesso di risolvere in parte il mistero: questi rettili sono in grado di produrre delle copie "extra" di alcuni geni che li aiutano proteggerli dai danni dell'invecchiamento, incluse malattie gravi come il cancro. I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Genome Biology and Evolution.

Man mano che una cellula animale invecchia e viene sottoposta a stress sempre più forti la sintesi proteica viene danneggiata, facilitando la comparsa di cellule tumorali come quelle del cancro. I test in laboratorio effettuati dai ricercatori sulle cellule delle testuggini giganti, hanno evidenziato una forte sensibilità di queste allo stress dell'invecchiamento. Tuttavia le cellule di questi testudinati giganti, a differenza di quelle delle altre specie di tartarughe, si autodistruggono molto più facilmente, grazie a un processo di morte cellulare programmata chiamato apoptosi. In sostanza queste cellule "si uccidono prematuramente" prima ancora che abbiano la possibilità di sviluppare mutazioni dannose come il cancro.

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Esistono diverse specie di testuggini giganti delle Galapagos, tutte appartenenti al genere Chelonoidis. Le più grandi possono arrivare a 300 kg di peso con una lunghezza del carapace di circa 150 cm

Il nuovo studio si basa su ricerche precedenti eseguite già nel 2018, dove la Yale University e l'Universidad de Oviedo, in Spagna, avevano sequenziato il genoma del famoso George Il Solitario, morto nel 2012 all'età di oltre 100 anni e ultimo rappresentate della specie Chelonoisis abingdonii. Quando i ricercatori hanno confrontato il DNA di George e della tartaruga gigante delle Seychelles (Aldabrachelys gigantea) con quello di altre altre specie, avevano trovato alcuni geni associati alla regolazione del metabolismo e alla risposta immunitaria contro l'invecchiamento.

Questo nuovo studio approfondisce quindi le capacità anti-invecchiamento racchiuse nel DNA delle testuggini, aiutando a comprendere meglio come fanno gli animali di grossi dimensioni a non ammalarsi praticamente mai. Teoricamente un animale di grossa taglia e che vive a lungo dovrebbe avere maggiori possibilità di sviluppare tumori. Questo perché più sei grande maggiore è il numero di cellule del tuo corpo, e più cellule ci sono più alta l'insorgenza di mutazioni negative come quelle legate al cancro. Tuttavia questo non succede nelle testuggine giganti e nemmeno in altri famosi giganti, come le megattere e gli elefanti.

Comprendere i meccanismi naturali che contrastano gli effetti negativi dell'invecchiamento potrebbe avere enormi rivolti per la salute umane e per il trattamento di alcune patologie molto gravi. In ottica utilitaristica e tipicamente antropocentrica, tutto ciò potrebbe tuttavia generare effetti positivi anche in ottica di conservazione della biodiversità. Proteggere e tutelare le specie in via di estinzione significa infatti anche evitare di perdere per sempre tutti i segreti biologici che custodiscono. Se una specie scompare potrebbe portare con sé la cura per malattie che ancora non siamo riusciti a debellare. È anche così che si fa conservazione.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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