Un nuovo studio suggerisce che anche la pelle degli elefanti svolge un ruolo importante nell'estensione della proboscide oltre ai muscoli. La combinazione di muscoli e pelle, infatti, dona all'animale una versatilità strabiliante consentendogli di fare movimenti precisi e delicati, come accarezzare un piccolo, fino a gesti poderosi e repentini, come strappare tronchi d'albero di netto.
La ricerca, pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences, è stata effettuata dal Georgia Institute of Technology e aggiunge un nuovo elemento che spiega le strabilianti capacità di questi animali di manipolare oggetti con la proboscide. Un triste esempio di come usino agilmente quest'organo lo forniscono molti video di alcuni anni fa, quando è esploso il business degli "elefanti pittori" in tutto il sud-est asiatico, specialmente in Tailandia.
Sono tante, infatti, le immagini che ancora circolano sul web in cui si vedono elefanti maneggiare pennelli con la proboscide per disegnare oggetti comuni e anche elefanti stilizzati. Queste riprese, fatte spesso da turisti entusiasti, rappresentano momenti deprecabili in cui esseri umani forzano animali estremamente intelligenti a effettuare compiti innaturali per ricevere una ricompensa o per paura di una punizione.
E decisamente non c'è bisogno di spingersi a tanto per ammirare la maestria con cui questi pachidermi utilizzano un organo che, nel regno animale, è più unico che raro. Proprio alcuni giorni fa, infatti, su Kodami abbiamo pubblicato un video dedicato alle proboscidi degli elefanti e alle loro incredibili caratteristiche.
Nello studio, grazie all'analisi di video ad alta velocità, i ricercatori del Georgia Institute of Technology hanno rilevato che la pelle di un elefante non si allunga uniformemente con una differenza interessante fra la parte superiore e inferiore della proboscide. Infatti, la parte superiore presenta una pelle con numerose ripiegature ed è il 15% più flessibile rispetto al lato inferiore.
Inoltre, quando un elefante si allunga per raggiungere del cibo o un oggetto, la sezione dorsale della pelle della proboscide scivola più avanti, permettendo all'animale un'estensione maggiore dell'organo. Questi due elementi descrivono ancor meglio il motivo per cui riesce a muovere un organo all'apparenza così ingombrante con estrema agilità ed è del tutto in linea con il suo naturale comportamento. Normalmente gli elefanti, infatti, hanno bisogno di portare il cibo alla bocca incurvano la proboscide verso l'interno e grazie a questo nuovo studio gli studiosi hanno scoperto che il ruolo della pelle della proboscide non solo è di proteggere la sezione dorsale, ma rende più facile per il pachiderma raggiungere oggetti in basso e portarli alla bocca. Per gli oggetti in alto e, in generale per protendersi in avanti, invece, la proboscide si estende telescopicamente, come una sorta di cannocchiale.
Dunque, non dovremmo più immaginare la proboscide come una sorta di tentacolo in grado di effettuare movimenti a 360 gradi, ma più come una naso-telescopio in grado di incurvarsi verso l'interno e allungarsi.
Questa immagine, in effetti, richiede un po' di fantasia, ma in ogni caso i ricercatori del Georgia Institute of Technology potranno comunque utilizzare queste nuove informazioni per migliorare futuri progetti di robotica.
Infatti, a differenza della proboscide degli elefanti, le macchine di oggi sono costruite per avere una grande forza o flessibilità ma non entrambe. In questa scienza che prende il nome di "robotica morbida", il design di ispirazione biologica si fonde con le più innovative tecnologie per creare nuovi strumenti in grado di migliorare la vita dell'uomo sostanzialmente… ma per vedere un robot flessibile e forte come una proboscide di un elefante c'è ancora da aspettare.