«Dopo due anni siamo pronti per accogliere di nuovo i visitatori». Così Massimo Manni, fondatore del Santuario Capra Libera Tutti, racconta a Kodami la riapertura al pubblico del suo rifugio per animali a Roma, prevista per domenica 30 ottobre 2022.
Il rifugio è rimasto chiuso agli eventi pubblici durante tutta la durata della pandemia, adesso che la morsa del virus sembra finalmente meno serrata, Manni ha scelto di riaprire le porte al pubblico.
«Per accedere però ci sono delle regole ben precise – racconta Manni – Innanzitutto bisogna entrare in punta di piedi perché non bisogna dimenticare che si entra nella casa degli animali. Può essere una occasione per partecipare attivamente alla vita del rifugio anche solo per un giorno, conoscendone i ritmi e gli animali in modo diverso rispetto a quanto si fa solitamente in contesti come le fattorie didattiche».
Il Santuario Capra Libera Tutti, infatti, nasce con la missione di donare la libertà a soggetti destinati agli allevamenti intensivi e allo sfruttamento umano. Lo aveva raccontato lo stesso Manni nel video reportage che Kodami aveva realizzato al durante l'emergenza pandemica.
Manni, ex allevatore, confida di aver salvato i primi animali proprio da se stesso: «Questo mese ricorrono i 7 anni di attività, ma per un periodo questo era un allevamento amatoriale, poi convertito in rifugio dopo una rivoluzione all'interno di me stesso. Pensavo che essere allevare gli animali fosse amore invece era possesso, col tempo ho imparato che amarli significa aiutarli a liberarsi dal sistema oppressivo in cui vivono, e dare loro un posto sicuro in cui stare. I primi animali li ho salvati da me stesso perché erano le pecore e le galline che volevo allevare».
In virtù di quel rispetto, per accedere al Santuario Manni è necessario rispettare una serie di regole che presuppongono il rispetto per tutte le forme di vita: «Non sono tollerati comportamenti discriminatori, sessisti, razzisti ed abilisti, oltre che specisti – sottolinea Manni – Gli altri animali sono individui con personalità e caratteri diversi: non tutti vogliono o possono essere toccati ed accarezzati. Spero che questa esperienza insegni alle persone a rispettare i loro spazi, i loro tempi, e a non interagire senza consenso».
Manni racconta ogni giorno la convivenza con gli animali del suo rifugio sui social, celebre è diventata la finestra alla quale capre e mucche si affacciano liberamente alla ricerca di cibo e attenzioni.
Tra i più entusiasti partecipanti degli eventi ci sono i più piccoli, confida Manni: «E' giusto che i bambini vedano animali liberi di esprimersi, bisogna coltivare le nuove generazioni al rispetto. Noi cerchiamo di far capire a persone di tutte le età che gli animali non esistono in funzione dei nostri bisogni perché sono individui come noi. Spesso quando le persone se ne rendono conto restano folgorate».
Venire al santuario non significa solo fare un pic nic (rigorosamente vegano), ma anche scoprire una vita lenta che segue i ritmi della Natura: «Durante la visita cerchiamo di accompagnare i visitatori per tutto il giorno dando informazioni sulle abitudini e la storia degli animali – ricorda Manni – ed è successo che alcuni siano tornati in seguito per raccontare quanto il rovesciamento di prospettiva da noi proposto abbia cambiato la loro vita. Gli animali che sono qui silenziosamente si fanno ascoltare».