Esistono essenzialmente due tipi di esperienze che influenzano la vita e il comportamento di tutti gli animali: quella legata all'ambiente di nascita e alle primissime fasi dello sviluppo e quella invece acquisita da ogni individuo col passare degli anni. Partendo da questo presupposto, un gruppo di ricercatori dell'università israeliana Ben Gurion del Neghev si è quindi chiesto: in che modo queste esperienze influenzano le prestazioni di volo e la difficile migrazione del minacciato capovaccaio?
Per scoprirlo, gli scienziati hanno quindi seguito e studiato per anni attraverso dispositivi GPS le abilità di volo e la migrazione di due gruppi distinti di questi rari e piccoli avvoltoi: uno nato e cresciuto in natura e un altro invece allevato in cattività, come parte dei programmi di conservazione e reintroduzione di questo rapace ormai a un passo dall'estinzione. I risultati di questo interessante confronto, che mettono in evidenza il peso dell'ambiente di nascita nella vita di questi uccelli, sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Current Biology.
Gli scienziati che studiano il comportamento animale definiscono come "early-life experience" tutte quelle esperienze legate alle primissime fasi della vita, come per esempio quelle influenzate dall'ambiente sociale di nascita, ovvero le cure parentali ricevute dai propri genitori o la convivenza con i propri simili nel proprio habitat naturale. Vengono invece chiamate "accumulated" o "acquired experience" quelle che al contrario necessitano di pratica, esercitazione e affinamento nel tempo, come per esempio il volo.
Tuttavia, non è ancora del tutto chiaro in che modo questi due tipi di esperienze, da sole o combinate tra loro, influenzano la vita e le abilità dei singoli individui. Per scoprire quindi il ruolo e il peso che hanno per i minacciati capovaccai, gli scienziati hanno analizzato e confrontato le prestazioni di volo e la migrazione di 65 individui diversi dotati di trasmettitori GPS, per un totale di 127 migrazioni autunnali, effettuate sia da uccelli nati e cresciuti in cattività che in natura. E cosa è emerso da questo confronto?
In generale, gli uccelli di entrambi i gruppi hanno migliorato le proprie prestazioni di volo e di migrazione man mano che acquisivano esperienza col passare del tempo. Tuttavia, i miglioramenti più evidenti e marcati sono stati registrati soprattutto negli avvoltoi allevati in cattività e poi liberati in natura. Durante la loro prima migrazione, questi uccelli avevano infatti maggiori difficoltà rispetto a quelli nati invece natura e il loro volo era quindi meno efficiente. Ma nonostante ciò, le cose sono migliorate notevolmente col passare del tempo.
Anche gli uccelli nati in cattività riuscivano infatti a eguagliare e a raggiungere le stesse prestazioni di quelli nati in natura già alla loro seconda migrazione. Questo significa che l'esperienza acquisita nel tempo con la pratica ha contribuito a compensare rapidamente tutte le carenze e le difficoltà legate alle primissime fasi di vita, ma c'è di più. Proprio come accade per noi esseri umani, quando per esempio troviamo maggiori difficoltà a imparare una nuova lingua in età avanzata, gli avvoltoi più anziani ci hanno un po' più di tempo a colmare queste carenze.
I capovaccai nati in cattività ma che era stati liberati solo dopo alcuni anni hanno avuto infatti maggiori difficoltà ad apprendere le abilità necessarie ad affrontare al meglio e in maniera più efficiente la migrazione. Ma nonostante ciò, anche loro alla fine hanno raggiunto gli stessi livelli degli individui più giovani, semplicemente hanno impiegato più di tempo. Questo studio, ci permette quindi di comprendere meglio il peso e il valore delle prime esperienze di vita e quelle invece acquisite nel tempo dai capovaccai per affrontare la fase più difficile e delicata della loro vita, la migrazione.
Proprio come accade per noi esseri umani, quindi, anche la vita e le capacità di questi piccoli e minacciati avvoltoi sono fortemente influenzate dalle esperienze dei singoli individui, che tuttavia possono riuscire col tempo a compensare le difficoltà iniziali legate alla nascita in ambienti differenti. Un dato certamente importante, che contribuirà a migliorare ulteriormente anche le misure di conservazione per questa specie a rischio incoraggiando ulteriormente i progetti di riproduzione in cattività.
Come quello tutto italiano che ha visto tra i protagonisti anche Sara, la prima femmina di capovaccaio nata in cattività che si era riprodotta in natura, ma che è stata poi uccisa brutalmente da un bracconiere mentre provava ad attraversare il canale di Sicilia, proprio durante la sua migrazione verso l'Africa. Nel nostro paese sono appena una decina le coppie di capovaccai rimaste. La popolazione italiana è infatti crollata di oltre l’80% solamente negli ultimi 50 anni e gli ultimi capovaccaio che ancora si riproducono sono tutti confinata tra Basilicata, Calabria e Sicilia.