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3 Dicembre 2022
9:19

Il ritrovamento di un Homo erectus in Cina fa emozionare tutti gli studiosi

A quasi 100 esatti dal primo ritrovamento di Homo erectus, un nuovo esemplare è stato trovato in Cina, nella provincia di Hubei. Il reperto potrebbe aiutare gli scienziati a comprendere come è avvenuta la prima grande espansione del genere Homo.

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La Cina dimostra di essere una nazione molto prolifica e importante per la paleontologia e l'antropologia. A quasi 100 anni dalla scoperta del primo ritrovamento di Homo erectus a Zhoukoudian e a 131 dal ritrovamento dell'Uomo di Giava da parte di Eugène Dubois, è stato scoperto un nuovo esemplare, raro e ben conservato, nella Cina centrale nella provincia di Hubei.

Gli studiosi si mantengono cauti rispetto alla classificazione del fossile ma, come testimoniato dalla notizia che è stata da poco pubblicata su Nature, è molto probabile che si tratti proprio di un terzo esemplare completo di H. erectus, che può contribuire a «fornire un quadro più completo del diverso albero genealogico degli umani arcaici che vivevano in tutta l'Eurasia in epoca preistorica», come affermano sulla rivista inglese.

Homo erectus, una specie affascinante

L'affascinante scoperta di Dubois sull'isola di Giava è stato uno dei momenti storici più emozionanti della paleontologia, perfino superiore alla scoperta dei resti neandertaliani nella valle di Neander in Germania, nell'agosto 1856. La ragione è presto detta: all'epoca di Dubois la teoria evoluzionistica di Darwin e Wallace si era ormai diffusa ed era stata accettata da buona parte della classe media e dirigente delle nazioni d'Europa.

Mentre il ritrovamento dei Neandertaliani fu un caso fortuito e la loro scoperta indusse all'inizio solo una serie di critiche e di vignette satiriche sulle pagine dei giornali, verso la fine dell'Ottocento gran parte degli studiosi ormai accettava l'origine animale della nostra specie. Inducendo presto in personaggi a metà tra semplici medici di campagna, gli scavatori di tombe e gli archeologi,  nel cominciare a viaggiare per il mondo con l'obiettivo di trovare nuovi reperti che potessero spiegare dove fosse "la culla" della nostra civiltà.

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I neandertaliani come venivano rappresentati fino agli anni 70

Sebbene prima della scoperta di Giava fossero stati già scoperti e studiati alcuni ominidi, Dubois fu il primo scienziato a condurre una ricerca mirata su di loro e a discriminare i resti preistorici di antiche scimmie con quelle dei veri nostri antenati. Sull'isola che si affaccia sull'Oceano Indiano, il paleontologo olandese riuscì a trovare una calotta cranica, un femore sinistro e pochi denti, all'interno di una grotta, dopo aver suddiviso l'isola in molteplici scavi. Riteneva infatti che proprio lì si potesse celare l'anello mancante fra la scimmia e l'uomo e seppur avesse pochi reperti rispetto ad altri ritrovamenti successivi, essi furono importantissimi per chiarire all'epoca come l'uomo fosse anch'esso passato fra le forche caudine della selezione naturale. Quelle poche ossa spiegavano meglio di qualsiasi altro trattato biblico come l'evoluzione abbia condotto la nostra famiglia di primati dal possedere forme più scimmiesche a sviluppare specie bipedi e più atletiche, specie simili a quello che Dubois stesso scoprì e definì – facendo un errore di classificazione – Pithecanthropus erectus.

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L’uomo di Giava noto anche come Pitecantropo

La scoperta di Dubois fu importante perché proprio da lì in avanti ci si interessò maggiormente sui reperti di chiara natura umana, spostando l'attenzione per la prima volta al di fuori dell'Europa nella ricerca di ritrovamenti che potessero spiegare la nostra origine.

L'Uomo di Giava e l’Uomo di Pechino, come fu chiamato l'Homo erectus  di Zhoukoudian, affascinarono così tanto la mente degli studiosi e della gente comune che presto indussero le persone a riconsiderare i nostri lontani antenati con un punto di vista bucolico ed eroico, tanto da riempirli di aneddoti romantici  che non avrebbero sfigurato dinnanzi alla tradizione letteraria ottocentesca.

Nelle pagine delle riviste mondane che riportavano le scoperte provenienti dall'Asia di Dubois, i vignettisti immaginavano gli antichi esseri umani come indomiti e bronzei guerrieri nudi, che sfidavano la natura attraverso l'utilizzo del fuoco. Sognavano intere tribù, dotati di archi e frecce, che dominavano la fauna dell'intera Asia con pugno duro ma senza cattiveria. Purtroppo per loro però, tali teorie si rivelarono soltanto fantasie.

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L’uomo di Pechino

L'uomo di Giava e in generale l' H. erectus appartenevano di sicuro ad una specie più indipendente e intelligente rispetto alla condizione animale di forme risalenti ancora ad epoche più antiche. La loro vita però non era molto dissimile da quella dei loro più vicini predecessori. Dai ritrovamenti si intuisce che non erano infatti dotati di armi sofisticate come gli archi. Non utilizzavano così spesso il fuoco come si credeva. Si muovevano tra l'altro in piccoli gruppi ed erano perfino vittime del Gigantopithecus, noto alla scienza per essere stato il primate più grosso che si sia mai visto e ispirazione del mito di King Kong.

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La rappresentazione romantica degli H. erectus li vedeva immaginati come antichi cacciatori bucolici

Tutte queste fantasie furono però utili alla scienza, perché permisero all'antropologia di venire sdoganata nei confronti del pubblico. Inoltre a livello accademico questa attenzione mediatica afforzò la comparsa di nuove teorie evolutive per la nostra specie, fra cui la “Out of Asia”, che prevedeva una origine asiatica della nostra specie che, seppur fu poi smentita, indusse molti ricercatori a compiere nuove scoperte.

Il nuovo ritrovamento di Homo erectus in Cina

Il nuovo ritrovamento che sta dando molte soddisfazioni ai paleontologi è stato trovato a 35 metri dal livello dei sedimenti dove tempo fa due teschi, soprannominati i teschi di Yunxian Man, furono portati alla luce nel 1989 e nel 1990. A differenza di quei due teschi però questo terzo esemplare, Yunxian 3, sembra essere in buone condizioni e la sua datazione preliminare con l'uso dei fossili presenti nei sedimenti suggerisce che visse tra 1,1 milioni e 800.000 anni fa, ai tempi in cui gli erectus erano i principali esseri umani presenti dal corno d'Africa a tutta l'Asia.

A causa della grande variabilità nella documentazione fossile e della longevità della specie ancora oggi è difficile attribuire delle precise relazioni tra le sue diverse popolazioni presenti nel mondo.

Homo erectus infatti tra tutte le specie del genere Homo è stata quella che ha avuto più successo e che è sopravvisuta di più nel corso della preistoria. I suoi resti risalgono ad un periodo compreso tra 1,9 milioni e 250.000 anni fa. Un'enormità, per quanto siano esistiti specie animali capaci di sopravvivere (rinnovandosi) per molti più milioni di anni. C'è però un grande dibattito su come considerare questi reperti di Yunxian rispetto alle altre popolazioni. Essi provengono dalla stessa area o sono solo il prodotto di una migrazione che coinvolgeva l'intero continente?

Relativamente al cranio di Yunxian 3, che deve essere ancora parzialmente scavato e ripulito dai sedimenti,  dal report si sa che i ricercatori hanno scoperto la fronte, dalla cresta sopracciliare alle orbite, così come la parte superiore, posteriore e lo zigomo sinistro del cranio. Non si sa se i denti o la mascella inferiore siano attaccati ancora anatomicamente al cranio, afferma Gao Xing dell'Istituto di paleontologia dei vertebrati e paleoantropologia di Pechino, che sta guidando il lavoro di recupero dell'esemplare. Né si sa ancora se si tratta di un uomo o di una donna, per quanto esistono già dei profondi indizi che possono aiutare gli scienziati a capire l'età della morte. Il cranio comunque è abbastanza grande e ospitava un grande cervello, seppur la struttura appaia già molto meno massica e robusta rispetto ad altri crani  scoperti nella regione.

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Ricostruzione 3D del teschio di Yunxian 2. Credito: Pascal Goetgheluck/SPL

Per esempio, i fossili di circa 700.000 anni fa che sono stati scoperti nel sistema di grotte di Zhoukoudian hanno una cresta sagittale che corre lungo la linea mediana del cranio, che veniva usata principalmente per l'attaccamento dei possenti muscoli mascellari. I teschi ritrovati nella provincia dello Hubei sembrano invece tutti privi di questa caratteristica.

Questa differenziazione della morfologia dei reperti può avere diverse spiegazioni. Può darsi che ogni popolazione trovata in Asia si sia evoluta in modo indipendente, dopo una iniziale diffusione, oppure avrebbero potuto essere il risultato di molteplici ondate di espansione al di fuori dell'Africa, che coinvolgeva via via gruppi sempre più evoluti e numerosi della stessa specie. E proprio per questa ragione il teschio ben conservato di Yunxian 3 è fondamentale per dirimere la questione. Di sicuro avere a disposizione nuove testimonianze fossili di questa popolazione locale di H. erectus  permetterà agli scienziati di comprendere meglio se siano sussistite delle differenze interne, proprie della popolazione cinese di questa specie, o nell'intero globo.

Sperando sempre di dirimere meglio l'intricato intreccio che nasconde il profondo cammino che ha portato questa specie a dominare l'Eurasia, alcuni scienziati credono che sia possibile trovare una forma arcaica e africana di questa specie asiatica in Homo ergaster. I ricercatori dunque aspettano molto le analisi su questo nuovo teschio per comprendere meglio l'albero filogenetico della nostra famiglia, confrontando questi nuovi reperti con gli altri fossili, e dirimere così i misteri che si celano nella prima espansione del genere Homo. Espansione che ha condotto i nostri antenati a dare il via alla nostra genesi.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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