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19 Gennaio 2023
16:35

Il ritrovamento di 256 uova di titanosauri svela nuovi dettagli sulla loro riproduzione

Un nuovo studio sta permettendo di capire come riuscissero a riprodursi alcuni dei più grandi dinosauri mai esistiti, senza che questi rischiassero di schiacciare le loro uova o di abbandonarle ai predatori.

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I titanosauri sono stati il gruppo di animali più possenti che abbia mai solcato le terre emerse del nostro pianeta. Le sue forme più diffuse vissero al termine del periodo Cretaceo (da 76 a 65 milioni di anni fa) e costituiscono le ultime specie evolute di sauropodi prima dell'estinzione. Anche a causa della loro notevoli dimensioni, gli scienziati si sono sempre domandati come si presentasse la loro biologia riproduttiva, considerando anche la differenza di stazza fra i cuccioli e gli adulti che potevano raggiungere anche i 30-35 metri dell'Argentinosaurus huinculensis.

Un nuovo articolo pubblicato su Plos One promette però di rivelare nuove informazioni riguardanti le covate di questi animali, trattando principalmente di una grande scoperta avvenuta nei pressi della Formazione Lameta, situata nella Valle del Narmada dell’India centrale. Qui infatti i paleontologi hanno scoperto diverse nidiate di titanosauri locali, con l'identificazione di ben 256 uova fossilizzate nelle rocce sedimentarie della regione.

La Formazione Lameta, risalente al piano Maastrichtiano, era ben nota per i suoi resti osteologici e oologici di sauropodi già da prima che Harsha Dhiman dell’Università di Delhi decidesse di dedicarci un progetto specifico. Qui però la paleontologa indiana ha deciso di raccogliere le informazioni risalenti al periodo, campionando nella sua prima fase di studio tutti i reperti che provenivano palesemente dai nidi dei sauropodi. Così la Dhiman ha segnalato tutte le differenze riscontrabili fra le uova e ha ipotizzato che queste potessero essere descritte da tre diversi modelli di covate: circolari, combinatiee lineari. In totale queste covate sono state assegnata complessivamente a sei oospecie.

La biologia riproduttiva e la nidificazione dei Titanosauri

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Una così elevata presenza di uova e di tracce di nidificazione nell'area – precisamente 92 – non ha fatto altro che esaltare la ricerca degli scienziati di Delhi. «L'elevata diversità di oospecie indica una possibile elevata diversità nei taxa di titanosauri nel subcontinente indiano – ha affermato infatti la Dhiman all'interno del suo studio – Sebbene questa diversità non si rifletta in altri tipi di fossili».

Ovviamente la numerosità dei reperti non è l'unico fattore che fa esultare gli specialisti, in quanto sono le informazioni contenute all'interno e sulla superficie delle uova a contenere ciò che ha reso davvero unica questa scoperta. Le uova difatti ci permettono di comprendere anche quali fossero le strategie e i comportamenti espressi dagli antichi animali per compiere la nidificazione. «Tutte le macro e micro strutture hanno aiutato a comprendere la deformazione e la conservazione dell'uovo da un punto di vista tafonomico (ovvero lo studio degli organismi che sono stati sepolti da substrati sabbiosi o fangosi di seguito alla morte N.d.R.). Inoltre, le covate ci hanno aiutato a comprendere la biologia riproduttiva dei titanosauri, come la possibilità nella presenza di un ovidotto segmentato e la deposizione sequenziale delle uova».

Queste ultime scoperte probabilmente sono quelle che vengono considerate più utili da parte degli scienziati, poiché confermano molte delle teorie che si erano create per spiegare il modo con cui questi animali riuscissero a deporre le uova sul terreno, quando l'altezza a cui arrivava il loro bacino poteva anche raggiungere i quattro metri.

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Le novità introdotte da questa scoperta non si limitano solo a spiegare come il corpo dell'animale riuscisse a compiere la nidificazione. Ci permettono anche di dedurre aspetti come la sepoltura delle uova da parte della madre, l‘assenza di cure parentali per i cuccioli, il comportamento probabilmente gregario dei nuovi nati e la frequente nidificazione coloniale degli adulti. Non sono però neppure queste le ultime informazioni interessanti che è possibile estrapolare dalla formazione Lameta.

Per prima cosa, gli autori dello studio tendono a sottolineare il fatto come il loro lavoro abbia dimostrato che durante il Cretaceo l'India era un hotspot di Biodiversità, almeno se consideriamo esclusivamente i sauropodi e la diversità che è possibile identificare tramite lo studio delle uova e dei nidi. Le oospecie che sono state infatti scoperte tramite lo studio esclusivo delle uova sono sei: Megaloolithus cylindricus , M .jabalpurensis , M. dhoridungriensis , Fusioolithus baghensis , F. mohabeyi e F.  padiyalensisil. La scoperta di differenti oospecie non equivale a dire di aver appena identificato sei specie di dinosauro differenti, poiché non esiste una diretta correlazione fra il numero delle specie e il numero di oospecie (queste possono essere di più a seguito delle differenze riscontrate nelle uova all'interno della stessa popolazione o specie). Questo però è un buon indizio sull'elevato tasso di biodiversità nel territorio.

Dove sono state documentate invece le patologie che hanno colpito il guscio di un uovo o la presenza del fenomeno “uovo nell’uovo”, ovvero l'esistenza di due gusci completi in un uovo fossilizzato, ciò indica la conferma che la specie depositasse in maniera sequenziale le proprie uova e la possibilità che i titanosauri avessero una fisiologia che ricorda molto quella degli uccelli.

Riguardo invece alle cure parentali, gli scienziati sono convinti che la cura dei genitori dovesse essere assente poiché la differenza di dimensioni tra genitori e figli poteva mettere a rischio le giovani generazioni. Ed anche per questo è molto probabile che i cuccioli creassero delle alleanze con i propri compagni e fratelli per sopravvivere insieme alle avversità, durante i primi anni di vita e crescita all'interno del gruppo. Visto che non sono stati trovati resti di embrioni, ma anche di giovani e di adulti, nei pressi dei siti di nidificazione, questo dimostrerebbe che i dinosauri non vissero dove erano nati o dove deponevano le uova, poiché se così non fosse tali territori sarebbero oggi molto più ricchi di reperti ossei in mezzo alle covate.

Probabilmente i cuccioli appena nascevano si nascondevano in profondità all'interno delle foreste, mentre gli adulti compivano le loro migrazioni stagionali che li impegnava per gran parte dell'anno alla costante ricerca di nuove praterie o foraggio. Questo rendeva dunque i siti di nidificazione solo dei depositi temporanei di uova e non dei luoghi idilliaci in cui vivere.

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Dov'erano stati sepolti comunque queste nidiate durante il tempo dei dinosauri? A rispondere a questa domanda sono sempre gli stessi autori dell'articolo su Plos One, che hanno studiato la geologia della zona per capire perché i titanosauri avessero deciso di deporre proprio in quel luogo.

«Le uova sono state deposte all'epoca in sedimenti palustri morbidi, associati a corpi di piccoli laghi e stagni – spiegano nel loro studio gli scienziati – Le covate vicino ai margini del lago/stagno venivano infatti occasionalmente sommerse. L'esposizione frequente al vento e al sole rendeva i margini dei corsi d'acqua degli siti ideali di nidificazione, provocando delle crepe da disseccamento e ritiro dalla costa (che costituivano tra l'altro una bella trappola per molti dei predatori che andavano a caccia di nidi, N.d.R.) che permettevano alle madri di ribaltare facilmente il terreno per costruire il nido. Mentre durante la sommersione, i sedimenti coprivano in parte nidi e i piccoli più resistenti potevano facilmente aggirare il pericolo rappresentato dal fango tramite il nuoto. Bisogna però dire che poiché vi è un numero maggiore di uova schiuse rispetto alle uova non schiuse, sembra che poche covate siano comunque avvenute vicino ai margini del lago/stagno, mentre per lo più si verificavano lontano dai suoi margini, nei terreni umidi ma non completamenti bagnati e quindi maggiormente  favorevoli alla nascita dei piccoli».

Con questo appunto, sappiamo dunque che i titanosauri indiani formavano delle grosse colonie riproduttive, dove andavano a nidificare in maniera simili agli uccelli. Deponevano le uova nei pressi delle battigie dei laghi, dove il fango permetteva loro probabilmente di ammucchiare del fango per costruire il nido e di allontanare i predatori di uova, che rischiavano di rimanere invischiati con il fango. I piccoli appena nati si allontanavano in fretta dal sito di nascita, come le moderne tartarughe, e il fatto che su 256 uova ritrovate molte presentano tracce di schiusura indica che la strategia riproduttiva dei titanosauri era vincente.

Per non rompere le uova o rischiare di schiacciarle con il loro stesso peso, gli animali non rilasciavano la covata tutta insieme, ma invece sfruttavano un ovidotto che faceva scivolare una per una le uova all'interno del nido. E sempre per la stessa ragione, gli adulti si allontanavano dalla loro progenie, spinti da un adattamento evolutivo che permetteva ai piccoli di sopravvivere all'accidentale calpestio degli adulti.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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