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14 Settembre 2022
12:51

Il ritorno della foca monaca in Italia. Gli esperti: «Fondamentali le misure di protezione»

Lo scorso 9 settembre le immagini straordinarie di un esemplare di foca monaca che riposa in una grotta del Parco Nazionale Arcipelago Toscano hanno confermato il suo ritorno in Italia. Ora gli sforzi sono tutti finalizzati a garantire alla specie le condizioni necessarie a "ricolonizzare" le nostre coste.

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Sono dovuti trascorrere decenni, ma la foca monaca, uno dei mammiferi marini più rari d'Europa e tra i più minacciati della Terra, potrebbe davvero essere tornata in Italia. Lo sperano ardentemente gli esperti, anche alla luce dei ripetuti avvistamenti registrati negli ultimi due anni in diverse zone dello Stivale, in particolare in Toscana, dove è stata individuata più volte.

L'ultimo straordinario avvistamento è infatti avvenuto a Capraia qualche giorno fa, certificato dalle telecamere di monitoraggio posizionate dal Parco Nazionale Arcipelago Toscano nelle grotte dell’isola. Le immagini delle telecamere a infrarossi installate dall’ente parco nell’ambito della campagna di tutela e monitoraggio intrapresa con Ispra mostrano una foca monaca (non è chiaro se maschio o femmina) riposare in una grotta dopo avere fatto capolino dall’acqua, a conferma che questo mammifero marino continua a frequentare in tutta tranquillità il sito costiero, individuato dopo le numerose segnalazioni di avvistamento di un esemplare arrivate nel 2020. Da allora l’area è protetta con telecamere, e da una apposita ordinanza del Parco Nazionale, che dal 24 giugno 2020 vieta l’accesso alle grotte.

La foca monaca è una specie classificata dalla IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) come specie minacciata di estinzione, ha nuclei riproduttivi accertati nel Mar Mediterraneo orientale, principalmente in Grecia e Turchia, e recentemente anche lungo le coste dell’isola di Cipro. Rigorosamente protetta ai sensi della Direttiva europea Habitat, è inclusa anche nelle principali convenzioni internazionali per la tutela della fauna e dell'ambiente (firmate e ratificate in Italia e nella maggior parte dei paesi del bacino Mediterraneo), è considerata una delle specie più minacciate della Terra, con un contingente complessivo attuale stimato in circa 700 esemplari ripartiti tra il bacino Mediterraneo e le vicine coste dell’oceano Atlantico.

Gli avvistamenti della foca monaca in Italia

Negli ultimi due anni, come detto, la foca monaca è stata avvistata in diversi punti delle coste italiane. A gennaio 2021 un esemplare è stato visto nelle acque dell’area marina protetta di Porto Cesareo, in Salento (un anno prima un cucciolo era stato trovato spiaggiato a Torre San Gennaro ed era purtroppo morto). Ad aprile 2022 un altro avvistamento era avvenuto nelle acque di Capo Rizzuto, in Calabria, a giugno un pescatore ne ha notato uno nuotare nel golfo di Catania, al largo di Brucoli.

È la Toscana, però, a detenere il "record" di avvistamenti. L’ultimo validato da Ispra nell'Arcipelago Toscano, prima di quello di Capraia del 2020, era stato nel 2009 a Giglio Campese. Un’assenza durata oltre 10 anni, in cui gli esperti disperavano che la specie continuasse a frequentare le acque dell’arcipelago. Il 24 maggio 2020 un pescatore aveva però segnalato e immortalato in video la presenza di un esemplare alla Capraia, e il 9 giugno dello stesso anno un turista aveva raccontato di aver avvistato la foca e di averla filmata con il cellulare. Nei giorni e nelle settimane successive altre segnalazioni erano arrivate all’ente parco, sia dall’isola di Capraia sia nelle acque costiere dell’isola di Pianosa. Erano quindi partiti sopralluoghi e monitoraggi da parte di Ispra, che aveva confermato la presenza di un esemplare di foca monaca all’interno di una grotta dell’isola di Capraia.

La conferma del ritorno della foca monaca in Italia

La conferma del ritorno della foca monaca a Capraia aveva provocato un’ondata di entusiasmo sia tra gli esperti – questa specie era ritenuta ormai scomparsa dai nostri mari fin dalla metà degli anni '80 – sia tra la popolazione locale, che si è attenuta rigidamente alle disposizioni di tutela e protezione. Che alla fine hanno dato i loro frutti: «Queste immagini sono una conferma straordinaria – ha detto Giampiero Sammuri, presidente del Parco – e ripagano dell’impegno profuso negli ultimi anni. Ritengo che questo sia il risultato anche della sensibilità dei capraiesi, con in testa l’amministrazione comunale retta dalla sindaca Marida Bessi, della tempestività dei provvedimenti di salvaguardia adottati e dell’attivazione della vigilanza con le telecamere con il controllo garantito dalla Capitaneria di Porto. Le immagini realizzate sono emozionanti e ringrazio le ricercatrici di Ispra per la professionalità e la passione che stanno mettendo in questo progetto che risulta essere uno dei più importanti tra i tanti condotti dal Parco Nazionale nel campo della conservazione della biodiversità».

«Le immagini ottenute in questi giorni -hanno aggiunto le ricercatrici Ispra Giulia Mo e Sabrina Agnesi – confermano la valenza dell’areale del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano quale area di frequentazione della specie nonché l’importanza delle misure di protezione e gestione offerte dal sistema dei parchi e delle aree marine protette italiane. L’allestimento di una estesa rete di monitoraggio in grado di fornire documentazione video-fotografica, come quella raccolta in questi giorni, permette di descrivere la presenza ed il grado di frequentazione di esemplari di foca monaca e di valutare l’andamento dello stato di conservazione della specie nei mari italiani nello spazio e nel tempo».

Proprio nei giorni scorsi è arrivata inoltre un’altra buona notizia in termini di tutela e protezione della biodiversità dell’arcipelago toscano e della foca monaca. Sea Shepherd e Guardia di Finanza hanno infatti sequestrato ben7.600 trappole per polpi disseminate sui fondalitra Talamone e Marina di Grosseto, un duro colpo alla pesca di frodo e un tassello importante per la sopravvivenza di entrambe le specie. La dieta della foca monaca è infatti composta per circa la metà da cefalopodi, polpi comuni e moscardini bianchi, e la pesca illegale e intensiva di questi animali mette a serio rischio la possibilità che la foca monaca possa scegliere le coste italiane, quelle toscane in particolare, come sito riproduttivo.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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