«Con ottimismo cerchiamo volontari che nei mesi estivi, dopo un percorso di selezione e formazione, siano disposti a trasferirsi negli alpeggi per affiancare gli allevatori nelle loro attività quotidiane di gestione e protezione del bestiame». Questa è l'offerta pubblicata dai responsabili del Progetto Pasturs, arrivato ormai alla sua settima edizione.
L'obiettivo dell'iniziativa, ideata dalla Cooperativa Sociale Eliante Onlus e supportata dal Parco delle Orobie Bergamasche, il Parco del Mont Avic, WWF Bergamo-Brescia e Coldiretti di Bergamo, è quello di promuovere, attraverso la collaborazione tra le parti in causa, un dialogo costruttivo tra realtà solitamente ostili: il mondo dell’allevamento e il mondo dell’ambientalismo e della tutela della natura.
«Alla base di Pasturs vi è la convinzione che gli habitat di montagna siano realmente condivisibili solo a patto di rispettare e tutelare le necessità di ognuno, fauna compresa – spiega a Kodami Anna Crimella, che per Eliante Onlus si occupa di gestione dei conflitti ambientali, coinvolgimento della comunità e sensibilizzazione a stili di vita sostenibili – Grazie a questo progetto vogliamo fare in modo di ridurre il più possibile il numero di incontri tra allevatori, lupi e orsi: ovvero i grandi carnivori delle nostre montagne».
«Desideriamo tutelare le specie protette senza impedire agli umani di svolgere le proprie attività»
Nato sulle Orobie Bergamasche, il progetto si è espanso in questi anni fino a raggiungere, nel 2021, anche il Parco Naturale del Mont Avic, in Valle d'Aosta e il Parco delle foreste Casentinesi, tra l'Emilia Romagna e la Toscana, dove però le attività di formazione sono gestite direttamente dall'Ente Parco.
Grazie alla nuova collaborazione con il progetto LIFEstockProtect, che riguarda invece l'Alto Adige, la regione austriaca del Tirolo e la Baviera, a partire da quest'anno Pasturs ha superato anche i confini nazionali ed è diventato ufficialmente un progetto internazionale.
«Nei primi anni ci siamo dedicati soprattutto ad ascoltare le opinioni degli allevatori, ovvero i soggetti più danneggiati dalla presenza dei grandi predatori – racconta Crimella – Molti di loro riconoscono l'effettiva efficacia delle misure preventive come i recinti elettrificati o la sorveglianza da parte dei cani da guardiania, ma le ritengono comunque operazioni costose e faticose e quindi faticano a utilizzarle».
Per comprendere le motivazioni che portano molti allevatori ad essere di questa opinione è bene immedesimarsi in chi trascorre l'estate in alpeggio senza badare alle condizioni climatiche, lavorando dall'alba al tramonto senza orari fissi, senza giorni festivi e prendendosi cura degli animali anche quanto fa molto freddo.
«Chi conduce una vita così complessa e faticosa, farà naturalmente più fatica ad accettare un ulteriore aumento delle mansioni causato dal ritorno del lupo e dell'orso nei suoi territori – spiega l'esperta – Grazie al dialogo, però, siamo riusciti comunque ad individuare gli allevatori che abbracciano i nostri obiettivi di convivenza e che sono aperti alle nuove possibilità di mediazione, perché riconoscono l'habitat dentro cui vivono come un luogo che serve a tutti, anche agli animali selvatici».
A supportare questo progetto di tutela della fauna e degli allevatori, svolgono il proprio ruolo attivo anche i Parchi Naturali: «Esattamente come noi, anche il Parco delle Orobie e quello di Mont Avic hanno a cuore la vita dei lupi e degli orsi e hanno la mission di tutelarli senza impedire agli esseri umani di poter svolgere le proprie attività», spiega Crimella.
Il ruolo dei volontari
Alla luce delle difficoltà riscontrate dagli allevatori nel mettere in pratica le attività di prevenzione, la Onlus Eliante ha deciso, quindi, di fornire un aiuto concreto ai pastori, provvedendo alla ricerca di mano d'opera disposta a trascorrere un periodo in alpeggio.
«I volontari aiuteranno i pastori nelle mansioni quotidiane di protezione delle greggi: l'installazione delle recinzioni, la gestione dei cani da guardiania, appositamente addestrati per occuparsi attivamente della sorveglianza del bestiame, e il dialogo con i turisti che si avvicinano ai pascoli».
Non bisogna infatti dimenticare che uno dei fattori che spesso dissuade i pastori dall'utilizzo dei cani da guardiania è proprio il rischio di conflitti con gli escursionisti: «Quando si incontra un gregge bisogna rispettare alcune semplici regole – spiega l'esperta – I cani che si trovano nei paraggi stanno svolgendo un vero e proprio lavoro e potrebbero riconoscere gli escursionisti come una minaccia, soprattutto se sono accompagnati da un cane sconosciuto, oppure si fanno spazio con un bastone o lanciando sassi».
Per questo motivo, il Progetto Pasturs si è occupato anche di dotare gli alpeggi di un'apposita cartellonistica che descrive le mansioni dei cani da pastore e delinea i comportamenti potenzialmente pericolosi.
La formazione: «Anche sapere che le vacche scalciano di lato è un'informazione importante»
I volontari selezionati per trascorrere un periodo sugli alpeggi in compagnia dei pastori, dovranno frequentare due giornate di formazione durante le quali verranno trattati alcuni temi particolarmente importanti per riuscire ad affrontare questa esperienza. Gli argomenti spazieranno dall'etologia degli animali domestici e selvatici alla differenza di comportamento tra i cani da guardiania e da conduzione del gregge.
«Verranno descritti anche i dettagli del lavoro, senza minimizzare la fatica a cui i volontari saranno sottoposti. Per partecipare bisogna ovviamente avere esperienza in fatto di montagna, ma non basta. Può tornare utile anche sapere in anticipo che le vacche non scalciano indietro ma di lato», afferma Crimella sorridendo.
La maggior parte dei volontari che si sono presentati negli ultimi anni, però, non era alle prime armi nel rapporto con gli animali: «Partecipano persone provenienti da ogni settore, ma molti sono studenti universitari che hanno frequentato corsi attinenti alle scienze naturali ed ambientali – continua l'esperta – Durante la convivenza forzata condivideranno esperienze profonde in grado di creare legami personali che durano negli anni e li portano a tornare le estati successive».
E se viene piuttosto spontaneo pensare alle difficoltà che si devono affrontare durante le lunghe giornate dei pastori, non bisogna però dimenticare che anche per gli allevatori stessi, questo progetto rappresenta una vera sfida: «Molti di loro non sono abituati a conoscere e collaborare ogni settimana con persone nuove – conclude Anna Crimella – Questo esperienza nasconde infatti anche un'enorme valenza sociologica, perché l'incontro tra gli allevatori e i giovani che provengono dai contesti urbani è un'avventura che regala momenti divertenti e indimenticabili per ogni protagonista del progetto».
Per partecipare al progetto sulle Orobie Bergamasche e nel Parco Naturale del Mont Avic è necessario compilare il modulo di candidatura entro e non oltre sabato 23 aprile.
Per informazioni riguardo l'esperienza nel Parco delle Foreste Casentinesi: scrivere entro 1l 15 maggio a pasturspnfc@gmail.com