Si chiamano Kelly e Bridget Moncado, Ausilia D’Affronto, Maria Lo Monaco e Rita Bellavia. Sono le cinque donne dell’associazione animalista “Uniti per Salvarli” che ogni giorno, tramite la divulgazione sui social e il volontariato attivo sul territorio, danno il proprio contributo nella gestione del randagismo a Canicattì, un comune siciliano.
E’ diventato virale il video caricato di recente sul profilo Instagram dell’associazione che ritrae il momento della consegna della cuccia ad un cane di quartiere: si vede l’animale che, dapprima incuriosito da questo nuovo oggetto impiantato nelle sue zone di riferimento, lo annusa attentamente per poi entrarci dentro e accomodarsi sulla copertina.
«I cani di quartiere sono fidati compagni della comunità. A Canicattì ce ne sono diversi in circa otto quartieri: sono tutti seguiti da persone che vengono aiutate da noi – spiega Kelly a Kodami – E' grazie alle donazioni dei privati che possiamo fare questi piccoli gesti che scaldano il cuore degli animali e di chi li ama. Purtroppo al momento non abbiamo una sede, ma confidiamo in un grande progetto condiviso anche con l’amministrazione comunale».
I cani di quartiere – Kodami lo ha spesso ribadito – sono una realtà esistente in vari comuni del Sud Italia, i quali fanno riferimento a normative prevedenti una gestione particolare per questi animali che, da sempre vissuti in un determinato contesto urbano, vengono sterilizzati presso le strutture sanitarie adibite, microchippati e regolarmente iscritti all’anagrafe canina ed infine rilasciati in libertà, monitorati dai volontari o da chi dà la propria disponibilità.
Una realtà che però non sempre viene compresa da tutti, soprattutto da chi non vive nei Comuni in cui il fenomeno del randagismo è in frequente crescita. La stessa associazione di Canicattì, sotto il video della consegna della cuccia ad uno degli animali, ha ricevuto diversi commenti che esprimono dissenso o che invogliano i volontari a “prendere il randagio e trovargli una famiglia e una casa, piuttosto che lasciarlo in strada”.
«Nel primo video veniva ripresa Kiki che è sterilizzata, in salute e felicemente padrona del territorio, in particolar modo della zona adiacente ad una pizzeria molto frequentata e i cui gestori sono ben lieti di accudire la cagnolina – ha spiegato Kelly – Un cane che ha vissuto da sempre in un determinato posto è un cane che ha formato dei suoi equilibri e che ha acquisito delle sue abitudini di vita. Non può essere prelevato e dato ad una famiglia solo perché qualcuno pensa che così starà meglio. Le intenzioni di chi ci scrive commenti del genere sono sicuramente buone e finalizzate a dare di più a quell’animale visto come da solo in strada, ma dietro ogni cane c’è una storia e un’identità da conoscere e rispettare».
Ad oggi sono tre le cucce che sono state progettate e costruite dalla stessa Kelly e donate alle persone che, nei quartieri, accudiscono gli animali liberi: «La prima è tutt’ora molto apprezzata da una colonia felina, la seconda e la terza sono state date in custodia a chi monitora Kiki e Biscottino, due cani adulti – continua la volontaria– Un’azienda ci ha donato il materiale e io ho anche trovato un magazzino in cui andare a fare il falegname, lavorando per dare un riparo in queste giornate più fredde».
Non i cani di nessuno, dunque, ma i cani di tutti: questi sono gli animali che vivono all’interno delle comunità e che hanno bisogno di beni come una cuccia, un pasto, un’attenzione di tanto in tanto ma che necessitano soprattutto del rispetto di essere guardati come liberi di vivere dove e come hanno scelto.
«Vogliamo ringraziare tutti coloro che ci seguono con grande affetto per il sostegno morale ed economico – conclude Kelly – croccantini, coperte e finanziamenti per le sterilizzazioni soprattutto delle colonie feline: è questo ciò che davvero fa la differenza. Siamo sicure che con un gesto semplice come la donazione di una cuccia riusciamo a migliorare la vita degli animali del nostro territorio, alcuni dei quali anziani e quindi maggiormente bisognosi di attenzioni di questo tipo».
L’associazione oltre ad operare sul territorio, è molto attiva anche sui social, dove diffonde nozioni base della relazione uomo-animale e crea dei contenuti per contrastare lo stigma del volontario "salvatore di ogni cane a qualsiasi ora del giorno", invitando i cittadini ad una collaborazione più attenta per garantire il benessere degli animali.
Le cinque donne sono molto fiduciose e, con il benestare della comunità, sono determinate nell’andare avanti con la previsione di progetti sempre più concreti ed efficienti, con l'obiettivo di dare un contributo maggiore in una terra in cui il fenomeno dell'abbandono e quello del randagismo sono di sempre più complicata gestione.