Il primo video della lontra in Veneto. L’esperto: «Evento di enorme valore naturalistico»

Una lontra è stata catturata da una fototrappola in provincia di Belluno. Si tratta del primo avvistamento in Veneto e rappresenta un importante segnale per l'espansione della specie, considerata ancora a rischio di estinzione.

18 Gennaio 2023
10:04
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Lontra in Veneto
Lontra in Veneto ©Polizia Locale Provincia di Belluno

Una fototrappola posizionata a Sud di Auronzo, in Val Ansiei, ha catturato per la prima volta le immagini di una lontra in Provincia di Belluno. La presenza della specie era stata accertata da un recente studio pubblicato lo scorso dicembre ma i dati, provenienti in quel caso dalla Val Digon, in Comelico, si basavano unicamente sulla presenza di marcature.

«Questo video amplia di circa 20 chilometri verso Sud la distribuzione della specie e rappresenta un fatto di enorme importanza naturalistica, perché conferma una colonizzazione più avanzata rispetto a ciò che pensavamo – commenta Luca Lapini, zoologo del Museo Friulano di Storia Naturale che, da anni, si occupa di monitorare la specie – Trovo altamente improbabile che si tratti dello stesso soggetto della Val Digon, perché i due luoghi sono separati da canyon e montagne e, inoltre, è passato troppo poco tempo per permettere alla lontra di percorrere questa distanza».

A catturare le immagini dell'animale intento a buttarsi nelle acque del fiume è stata ancora una volta una fototrappola della Polizia Provinciale di Belluno, come accadde lo scorso dicembre, quando vennero ripresi gli ululati degli sciacalli dorati del Cadore, intenti a rispondere alle campane della chiesa di Domegge. «Dobbiamo ringraziare le attente attività di videosorveglianza remota, perché senza l'operato della Polizia Provinciale e, in particolare dell'agente Mirco Piccin, ci saremmo persi questi due momenti straordinari, avvenuti a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro», afferma Lapini.

Il controllo della nutria rischia di intaccare la popolazione di lontra

La popolazione italiana di lontra (Lutra lutra) è tra le più piccole e isolate d’Europa e trattandosi di una delle specie più minacciate del nostro paese, già nel 2011, Ispra ha pubblicato un piano d'azione per la conservazione della specie contenente gli interventi utili per salvare le ultime popolazioni che vivono nei nostri fiumi.

Ciò nonostante la Iucn, valuta ancora oggi la lontra come prossima alla minaccia e la popolazione totale del nostro paese viene stimata in un numero di circa 900 individui.

«Per quanto riguarda il territorio veneto, in futuro sarà particolarmente importante trovare un modo per evitare che le attività di controllo della nutria, molto diffusa in questa regione, finiscano per condizionare anche le popolazioni di lontra – spiega Lapini – Da queste parti, infatti, le nutrie vengono uccise con colpi di fucile sparati nella notte con l'ausilio di un apposito faro che permette di individuare l'animale. Questo metodo, però, impedisce di distinguere le lontre dalle nutrie e rischia, quindi, di causare involontariamente l'abbattimento di un animale protetto».

Un altro metodo utilizzato per il controllo delle nutrie (Myocastor coypus) è quello delle trappole a gabbia, ma anche questa strategia mette a rischio la sopravvivenza di altre specie: «Le gabbie non vengono aperte tutti i giorni e, quindi, chi viene catturato rischia di morire all'interno delle trappole prima che esse vengano controllate, indipendentemente dalla specie», spiega lo zoologo.

La storia della lontra nel Nord Est e il graduale ritorno

In Italia Nord orientale la lontra venne considerata estinta oltre 50 anni fa, tuttavia, negli scorsi decenni è stata rilevata più volte lungo il confine italo-sloveno. Nel 2006, un individuo adulto venne avvistato nelle vasche di raffreddamento dell'Acciaieria Weissenfels in Friuli Venezia Giulia e, due anni dopo, una popolazione di lontre venne segnalata lungo il fiume Drava, tra l'Austria e la Provincia Autonoma di Bolzano. «Questa zona è ricca di continuità territoriali che permettono alle specie di spostarsi lungo i corsi fluviali ed entrare in Alto Adige», spiega l'esperto.

Sempre qui, infatti, pochi anni fa è stato rilevato anche il castoro che, in questa zona era scomparso da oltre 400 anni. «Al momento, però, si tratta in entrambi i casi di popolamenti effimeri che non vengono considerati insediamenti stabili, perché non vi sono casi di riproduzioni», afferma Lapini.

Nel 2011, A Treppo Grande, sui colli morenici in Provincia di Udine, venne investito un altro maschio adulto e le verifiche genetiche effettuate sul corpo dell'animale indicarono che si trattava di un soggetto proveniente dall'Austria. «Iniziammo quindi ad analizzare il territorio e, nel 2012 avvenne un nuovo investimento lungo un ponte autostradale in una zona limitrofa – racconta lo zoologo – Nello stesso momento l'Università di Trieste, che stava studiando la presenza del visone americano, incontrò delle marcature di lontra nella zona del Tarvisio, dove ad oggi si stima la presenza di circa 7 soggetti».

La lontra si è espansa poi anche nel Friuli Venezia Giulia meridionale, portando gli esperti a considerare la possibile presenza di circa 15 o 20 lontre nell'intera Regione Autonoma.

«L'enorme dinamismo dimostrato dalla popolazione negli anni, abbinato alla sorpresa che abbiamo ricevuto negli ultimi mesi dal Veneto, ci fa pensare che presto la lontra potrebbe diffondersi anche nelle zone di pianura – conclude Lapini – Non possiamo sapere come si evolveranno le cose, ma sulle strade della pianura, dove il traffico è più elevato rispetto alle zone di montagna, questi animali rimarranno certamente più spesso vittime di investimenti stradali che, ad oggi, rappresentano il più grande rischio per le lontre del Nord Est».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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