Il primo video della collisione tra una barca e uno squalo, un campanello dall’allarme su problema diffuso

Per la prima volta, è stato registrato un video di una collisione tra una barca e uno squalo elefante, evidenziando la necessità di codici di condotta obbligatori per proteggere questi animali. Le collisioni di questo tipo potrebbero essere più frequenti di quanto si creda.

24 Luglio 2024
11:33
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Per la prima volta in assoluto è stata filmata la collisione tra una barca e uno squalo. Si tratta nello specifico di uno squalo elefante (Cetorhinus maximus) e questa testimonianza, pubblicata e descritta in modo dettagliato sulla rivista Frontiers in Marine Science, solleva importanti interrogativi e non poca preoccupazione sulla frequenza di questi incidenti e soprattutto sulla necessità di misure preventive più rigorose.

L'autrice del report è Alexandra McInturf, ricercatrice alla Oregon State University. Insieme al suo team, McInturf ha taggato uno squalo elefante femmina di 7 metri al largo delle coste irlandesi il 24 aprile scorso. E grazie a un dispositivo di alta tecnologia, in grado di registrare movimenti su tre assi, profondità, posizione e video, il team è riuscito a documentare l'incidente in modo dettagliato.

La scelta di taggare un solo squalo alla volta è dovuta ai costi elevati dei sensori, che rimangono attivi per un massimo di appena 12 ore. La cattura di una collisione durante questo breve periodo può quindi indicare che tali incidenti sono parecchio più comuni di quanto si pensasse. Nel video, si vede chiaramente lo squalo mentre si nutre in superficie. Poi, improvvisamente, il pesce compie movimenti evasivi, prima dello scontro violento.

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La reazione dell'animale è immediata: probabilmente in preda al panico, si tuffa rapidamente in profondità, fermandosi e calmandosi solo una volta raggiunto il fondale. Il tag si è poi staccato automaticamente circa sette ore dopo la collisione. Ma durante questo periodo, i ricercatori hanno notato che lo squalo non ha più ripreso a mangiare, né a comportarsi normalmente.

Le immagini registrate mostrano inoltre i danni ben visibili sulla pelle dello squalo, tra cui segni di vernice e abrasioni, ma fortunatamente non si nota nessuna ferita aperta o sanguinante in modo vistoso. Non è ancora chiaro però se lo squalo sia poi riuscito a riprendersi completamente. Questa importante testimonianza, rappresenta quindi un importante elemento aggiuntivo per tutela degli squali, già gravemente minacciati.

Lo squalo elefante, presente anche nel Mediterraneo, è infatti una specie innocua per l'essere umano e considerata in serio rischio di estinzione a livello mondiale. In Irlanda, dove questa specie si raduna in grandi numeri, è stata recentemente istituita la prima riserva marina nazionale del paese, che copre un'area di 28.000 ettari lungo la costa di County Kerry, nella parte sud-occidentale dell'isola.

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Attualmente, esiste anche un codice di condotta volontario che limita la velocità e la vicinanza delle imbarcazioni agli squali, ma McInturf spera che queste indicazioni diventino presto obbligatorie e che vengano inoltre condotti studi più approfonditi per quantificare adeguatamente il problema. «Vediamo spesso segni di collisioni sulle pinne degli squali. Abbiamo osservato un esemplare tornare anno dopo anno con grandi tagli di eliche sulla pinna».

«Questo video rappresenta un primo sguardo su un fenomeno che potrebbe essere molto più diffuso di quanto pensassimo». McInturf sottolinea inoltre che non vuole assolutamente demonizzare i pescatori. «Penso che si tratti di errori e non collisioni volontarie. Tuttavia, credo che ci debbano essere codici di condotta legalmente vincolanti per proteggere meglio questi animali», ha concluso la ricercatrice.

L'incidente documentato per la prima volta con un video, non è solo un evento eccezionale dal punto di vista scientifico, ma anche un importante avvertimento sull'urgenza di approfondire e quantificare meglio questa minaccia. Le barche che solcano le acque popolate dagli squali elefante, ma anche cetacei, tartarughe e tante altre specie marine, devono adottare comportamenti più responsabili per ridurre le già troppe minacce per questi animali.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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