I castori finiscono al centro della grave crisi che la Polonia sta attraversando a causa delle alluvioni provocate dalla tempesta Boris. Il Paese ha registrato danni ingentissimi, con migliaia di persone sfollate e diversi morti, e se è ormai assodato che questi fenomeni, sempre più frequenti, sono in gran parte dovuti al cambiamento climatico, il primo ministro polacco Donald Tusk ha puntato il dito anche contri i castori che costruiscono le dighe lungo i fiumi.
I castori, infatti, creano le dighe per ricavare le loro tane, ma alcuni ricercatori citati da Tusk sostengono che queste costruzioni possono danneggiare le sponde dei fiumi, indebolire gli argini con gli scavi e causare un accumulo di acqua. Nel corso di una recente riunione dell’unità di crisi convocata per far fronte alle alluvioni, il primo ministro polacco ha quindi sottolineato che il governo consentirà qualsiasi azione contro i castori, sostenendo che «a volte devi scegliere tra l'amore per gli animali e la sicurezza delle città, dei villaggi e la stabilità delle dighe».
Il timore delle associazioni animaliste è quindi che si scateni una vera e propria caccia al castoro in nome di una paventata sicurezza. Eppure la stragrande maggioranza degli esperti ha già smentito che questi animali, con le loro attività, possano indebolire i fiumi. Andrzej Czech, biologo ambientale ed esperto di castori, ha definito le osservazioni di Tusk «sciocchezze», spiegando a Politico che il governo polacco starebbe usando questi animali per scopi meramente politici, assegnando a loro il ruolo di capro espiatorio. A questo si aggiunge che molti sostenitori di Tusk sono cacciatori e agricoltori: la sua coalizione è il Partito popolare polacco agrario-conservatore (PSL).
«Gli agricoltori di solito sono contro i castori perché a volte causano inondazioni di campi e raccolti – ha detto il biologo – ma solo il 2% dei siti in cui sono presenti è problematico. La caccia ai castori porterà a una distruzione di massa degli habitat da loro creati, alla riduzione della ritenzione naturale, alla violazione delle norme e alla rabbia generale. Questa non è la strada da percorrere». Una soluzione molto meno cruenta, e anche più economica, sarebbe quella di proteggere gli argini con una rete.
A fare un appello a Tusk è stato anche Gerhard Schwab, ecologista bavarese noto con il soprannome di "Pablo Escobar dei castori" per i tentativi di reintrodurre questi animali in natura, nei loro habitat, dopo decenni di caccia spietata che ne ha ridotto il numero portandoli quasi all’estinzione.
«I castori lavorano gratis, lavorano nei fine settimana, lavorano 24 ore su 24 aumentando le falde acquifere e diventando un motore per la biodiversità – ha fatto presente a Politico – Ucciderli è dannoso oltre che inutile, eppure viene fatto in molti Paesi, perché il problema è che se i castori costruiscono tane nelle dighe, l'acqua può entrare nelle tane e le dighe possono rompersi. Basta mettere del filo metallico sulla superficie della diga, un po' di fogliame ed erba sopra, e gli animali non possono più scavare».
Anche Andrea Viviano, ricercatore dell'Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IRET) e membro del gruppo Rivers with Beavers (Fiumi con castori), aveva spiegato a Kodami che i castori sono fondamentali per la biodiversità.
«Sono veri e proprio ingeneri ambientali e hanno certamente un impatto forte sugli ecosistemi – aveva detto Viviano – Proprio per questo, c'è molta attenzione sull'eventuale impatto negativo su foreste e fiumi, soprattutto da parte di popolazioni, enti e organizzazioni che vivono, gestiscono o lavorano in questi contesti. Tuttavia, questo eventuale impatto negativo sull'ambiente non ha alcun riscontro in bibliografia e anche i nostri studi lo confermano. Anzi, al momento, il ritorno del castoro rappresenta solamente un elemento positivo per ecosistemi e biodiversità».
Come confermano infatti diversi studi condotti in aree dove il castoro è tornato dopo un lungo periodo d'assenza, grazie alle attività di costruzione di dighe, rosicchiamento di alberi e creazione di nuove pozze d'acqua, il più grosso roditore d'Europa favorisce il ritorno di molte specie plasmando nuovi habitat ormai perduti a causa di una cattiva gestione umana di fiumi e foreste.
«Il castoro attua una vera e propria gestione gentile degli ambienti ripariali, al contrario di quella umana che è pesantemente distruttiva – sottolinea Andrea Viviano – Con le sue attività favorisce il ritorno della biodiversità, creando microhabitat, spazi, rifugi e risorse per anfibi, pesci, uccelli acquatici, rettili, pipistrelli e macro e microinvertebrati di acqua e suolo. Abbattendo alcuni alberi, per esempio, genere microhabitat per alcuni coleotteri del legno particolarmente minacciati e protetti da numerose normative e direttive nazionali ed europei. Inoltre, favorisce anche al ripresa delle specie vegetale autoctone rispetto a quelle invasive e dove c'è il castoro persino la nutria, che è davvero una specie aliena invasiva e dannosa, si riduce naturalmente».