I maiali del Rifugio Cuori Liberi rischiano ogni giorno di essere abbattuti. È la realtà del santuario di Zinasco, in provincia di Pavia, dove una settimana fa è entrata la peste suina africana che sino ad oggi ha ucciso 21 dei suini presenti nella struttura. Alla mattanza dovuta alla malattia sta per aggiungersi la strage che l'Ats si prepara ad attuare nei confronti degli animali ancora sani.
Per salvarli è stato attivato un presidio coordinato dalla Rete dei Santuari Liberi, e sostenuto in Parlamento dal deputato Devis Dori, che a Kodami spiega: «Come Alleanza Verdi e Sinistra siamo vicini ai volontari del Rifugio Cuori Liberi di Zinasco e a tutti gli animalisti e ambientalisti che stanno partecipando al presidio. Ho depositato un'interrogazione parlamentare per chiedere ai Ministri dell'agricoltura e dell'ambiente di farsi parte attiva nel trovare una soluzione per scongiurare l'abbattimento dei suini del Rifugio, che sono sani e che non causano alcun problema per la salute».
«Il loro abbattimento oltre a essere ingiusto è anche inutile, non apporterebbe alcun vantaggio – aggiunge il deputato in prima linea per i diritti degli animali – La Rete dei santuari di animali liberi va sostenuta e diffusa. Auspico che il Governo possa interloquire immediatamente con Regione Lombardia, anche in pendenza della decisione del Tar del 5 ottobre, non si continui ad accanirsi sugli animali come sta invece avvenendo troppo spesso ulteriormente, anche con decisioni politiche inquietanti come in Trentino».
Il presidio è arrivato all'ottavo giorno, e ogni momento che passa potrebbe essere l'ultimo per i 17 maiali sopravvissuti, come conferma a Kodami Sara D'Angelo, presidente della Rete dei santuari liberi: «Questa interrogazione ci dà nuova speranza – ammette – Siamo andati oltre ogni aspettativa perché le autorità avrebbero dovuto eseguire l'ordinanza giorni fa, quando ci hanno chiamato invitandoci a essere ragionevoli oppure sarebbe intervenuto l'esercito. Ci aspettavamo che venissero, e possono farlo ancora».
Pur restando in piedi l'udienza del Tar del 5 ottobre, tutte le sospensive all'abbattimento dei maiali sono state rigettate, nel frattempo quindi l’ordine di abbattimento rimane in vigore. A farne le spese sono i maiali che negli anni sono stati accolti dal santuario lombardo dopo maltrattamenti e una vita trascorsa in allevamento. Dopo aver trovato sollievo dallo sfruttamento umano sono destinati a essere uccisi proprio per salvaguardare il comparto suinicolo. Un paradosso crudele che D'Angelo non è disposta ad accettare: «L'emergenza sanitaria supera tutte le tutele che pure sono previste per questi animali, ma la peste suina africana non è una zoonosi ma malattia commerciale, e l'abbattimento degli individui sani nel rifugio è volto proprio a salvaguardare gli interessi economici di chi li commercializza».
La peste suina africana che è arrivata in Italia all'inizio del 2022 ha sconvolto il comparto suinicolo nostrano. Si tratta di una malattia che non è trasmissibile alle persone, ma è estremamente contagiosa per tutti i suidi, sia selvatici che domestici, e al momento non esistono vaccini ne cure. La mortalità è altissima e fulminante, e questo aspetto della malattia si è palesato anche all'interno del Rifugio lombardo, dove però stanno emergendo anche altri aspetti ancora poco noti. «Guardiamo alla maialina Mercoledì con grande attenzione e speranza: dopo aver attraversato la fase acuta ora sta benissimo. Alla luce di questa esperienza vogliamo che i rifugi diventino punti di osservazione della malattia, dove poter studiare in sicurezza gli individui che escono indenni dalla peste suina africana, o che non la prendono affatto».
Oltre alla questione epidemiologica, c'è anche quella giurisprudenziale: «Permettere di fare un abbattimento del genere in un santuario sarebbe un precedente molto pericoloso per tutte le strutture anloghe. Non sarebbero più luoghi inviolabili come dovrebbero essere. Gli ospiti sono esseri senzienti e come tali meritano di essere accuditi in questo momento difficile, anche se siamo coscienti che una gran parte di loro morirà»
Nonostante gli appelli, però, la Regione Lombardia però non sembra intenzionata a cedere. Anche i volontari, dal canto loro, sono intenzionati a continuare a dare supporto agli animali malati impedendo l'ingresso degli operatori, evitando un'esecuzione di massa che non discrimina i vivi dai morenti. «Non ci fermeremo, proseguiremo fino a quando non saranno tutti al sicuro», conclude D'Angelo.