I social sono un luogo meraviglioso dove tutto può accadere: anche far diventare virale, senza alcun apparente motivazione, una canzone pubblicata ben 34 anni fa. È quello che è successo nelle ultime settimane al brano Tu comm'a me del cantante neomelodico Gianni Celeste, diventato improvvisamente e inspiegabilmente popolare su tutti i social, soprattutto su TikTok. La canzone è però conosciuta non con il suo titolo originale, ma come Povero gabbiano, perché è soprattutto questa la strofa condivisa da chiunque: se ancora non l'avete fatto, infatti, provate a cercare #PoveroGabbiano.
In pochissime ore il brano è diventato talmente virale da Nord a Sud che ha persino ottenuto la targhetta popolare all'interno della piattaforma di videosharing cinese, scalando rapidamente tutte le classifiche italiane e per noi di Kodami è un'occasione da non perdere per provare a rintracciare tutta la zoologia presente nel brano.
Per cui, armati di auricolari scopriamo quanto c'è di ornitologicamente vero dietro la canzone del popolare cantante siciliano.
Si fa presto a dire gabbiano
Il brano racconta – in pieno stile neomelodico – la drammatica fine di un amore, o meglio di due amori. Perché assieme a quello del cantante si è spento anche quello del "povero gabbiano", che ha improvvisamente e inaspettatamente «perduto la compagna». La prima vera domanda da porsi è quindi: chi è il gabbiano protagonista della canzone?
Per molti questa domanda potrà sembrare banale, ma nasconde in realtà la più complessa delle sfide. Dietro la parola italiana gabbiano si cela infatti una baraonda di specie differenti, tutte con un'ecologia e una biologia unica e diversa dalle altre, spesso difficili da identificare dall'aspetto estetico persino per i birdwatcher più incalliti.
Dietro la parola gabbiano si nasconde un universo. Non avendo a disposizione ulteriori elementi, dobbiamo perciò restringere necessariamente il campo perché, anche restando solo in Italia, in base all'ultima check-list degli uccelli italiani sono almeno 22 le specie di gabbiani che si possono osservare solamente nel nostro Paese, mettendo insieme sia quelle che nidificano che quelle che trascorrono l'inverno qui regolarmente o occasionalmente. Bisogna allora trovare un compromesso ed escludere a priori anche tutte le altre specie marine come le berte e le sterne, che potrebbero tranquillamente essere scambiate per un gabbiano.
Chi è il gabbiano che ha perduto la compagna
Dando perciò per buona l'identificazione approssimativa effettuata da Gianni Celeste, possiamo ulteriormente restringere il campo facendoci aiutare dall'ecologia e dalla distribuzione di questi uccelli marini. Visto che il brano è cantato in napoletano, per semplicità possiamo rimpicciolire l'area dell'osservazione ambientando la storia nei pressi del Golfo di Napoli. E qui le cose iniziano a farsi leggermente più semplici.
Escludendo le specie più rare, i gabbiani che più facilmente possono essere osservati lungo la costa partenopea sono soprattutto quattro: il prepotente e onnipresente gabbiano reale (Larus michahellis); il più elegante e discreto gabbiano corso (Ichthyaetus audouinii); il piccolo e gregario gabbiano comune (Chroicocephalus ridibundus); e il simile e ma meno diffuso gabbiano corallino (Ichthyaetus melanocephalus).
Le ultime due specie frequentano le acque di Napoli soprattutto in inverno (anche in città), per cui possiamo escludere che possano soffrire per amore in acque partenopee. Restano quindi le due specie nidificanti più comuni, il gabbiano reale e quello corso. Quest'ultimo, simile al reale ma con becco color corallo e dalle zampe scure, non ama molto gli ambienti antropizzati, per cui frequenta soprattutto le piccole isole e il mare aperto, dove si ciba quasi esclusivamente di pesce. Resta perciò, come prevedibile, la più diffusa e prepotente tra tutte le specie di gabbiano: il reale.
Volendo quindi dare un nome preciso e attendibile all'uccello protagonista della canzone virale possiamo – con ragionevole certezza – propendere proprio per il Larus michahellis, il gabbiano che più di ogni altro è riuscito con successo a colonizzare anche le metropoli più caotiche, come appunto Napoli e Roma. Senza ulteriori informazioni a disposizione lasciamo comunque un certo margine di dubbio, anche perché a dire il vero il quesito etologico da sciogliere è un altro: un gabbiano può soffrire per amore tanto non avere più voglia di volare?
Gianni Celeste nei panni di un etologo
Molte specie di uccelli, tra cui i gabbiani, possono effettivamente formare coppie che durano tutta la vita. Tuttavia, tra le specie che nidificano lungo le nostre coste il divorzio è piuttosto frequente, e anche se ha un discreto costo sociale solitamente un gabbiano non impiega molto tempo a sistemarsi le penne e a trovare un altro partner.
Dietro le pene d'amore del gabbiano di Gianni Celeste potrebbe però nascondersi un altro uccello, dal comportamento per certi versi paragonabile al protagonista della canzone.
Volendo allargare di molto la disamina zoologica sul brano neomelodico, le osservazioni etologiche dell'artista potrebbero effettivamente coincidere con altri uccelli vagamente simili ai gabbiani: gli albatros. Gli albatros sono sono uccelli marini enormi, diffusi soprattutto nei freddi mari del Sud e nelle acque Pacifico settentrionale. Sono gli uccelli monogami per eccellenza, simbolo indiscusso dell'amore eterno. Raggiunta la maturità sessuale le coppie si frequentano infatti per diversi anni prima di scegliersi definitivamente e anche quando questo accade impiegano molto tempo prima di accoppiarsi, mettendo in scena per lungo tempo elaborati rituali nuziali fatti di spettacolari "danze" e movimenti sincronizzati. La scelta del partner è quindi una questione molto seria e ponderata.
Le coppie possono stare insieme anche per oltre 60 anni, per cui se per qualche motivo dovessero rompersi il contraccolpo potrebbe risultare davvero pesante. Se per esempio uno dei due partner muore possono volerci molti anni prima che l'uccello vedovo si decida a trovare un nuovo compagno o una nuova compagna, ed è forse questa la vera riflessione etologica racchiusa nel brano neomelodico. Inoltre a rendere ancor più difficile la vita di amorosa di questi uccelli ci si è messa anche la crisi climatica: secondo un recente studio i divorzi tra gli albatros sopracciglineri (Thalassarche melanophrys) delle isole Falkland stanno diventando sempre più frequenti, e la colpa è del costante aumento del temperature del mare.
Ecco quindi come un "semplice" brano neomelodico su un uccello che soffre per amore può trasformarsi per magia in un'interessante riflessione sulla biologia, la distribuzione e l'etologia dei grandi uccelli marini. Purtroppo non siamo a conoscenza delle effettive competenze ornitologiche di Gianni Celeste, né tantomeno sappiamo a quale uccello si sia ispirato per realizzare il suo brano. Ciononostante, siamo certi che troverebbe altrettanto appassionante l'analisi zoologica che abbiamo tirato fuori grazie al suo successo e probabilmente anche voi, a partire da oggi, non guarderete più con gli stessi occhi un banale e comune gabbiano.