Abitare vicino ai poli deve essere stato molto più difficile rispetto ad oggi per i piccoli mammiferi che vivevano all'ombra dei giganteschi dinosauri durante il tardo Cretaceo. Eppure dalle ultime scoperte effettuate dai paleontologi dell'Alaska i territori artici erano abitati da numerose specie di mammiferi di ridotte dimensioni. Una scoperta sorprendente, visto che fino a qualche anno fa erano davvero in pochi gli esperti a credere che circa 73 milioni di anni fosse possibile per questi animali sopravvivere tra i ghiacci e sotto la pressione dei grandi dinosauri predatori.
Secondo però una nuova ricerca compiuta dal team guidato da Jaelyn Eberle dell'Università del Colorado Boulder, questi animali sono riusciti ad adattarsi molto bene al rigido clima, tanto da restarci per tutto l'anno solare. Un risultato notevole, visto che la maggior parte degli animali probabilmente doveva migrare verso sud con l'arrivo dell'inverno.
La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Journal of Systematic Palaeontology e coincide con la scoperta di una nuova specie di Gypsonictopidae – una famiglia di mammiferi ormai estinta che ricordavano molto i roditori e in particolar modo dei piccoli topi. Sikuomys mikros è il nome che i paleontologi hanno dato alla specie appena scoperta e già dal nome si possono comprendere alcune caratteristiche tipiche dell'animale.
"Siku" è infatti una parola Iñupiaq – una delle popolazioni di Inuit presenti in Alaska – che significa "ghiaccio", mentre "mys" e "mikros" sono le parole greche che indicano "topo" e "piccolo". Ed in effetti, affermano i ricercatori, questa piccola specie di mammifero era più o meno immaginabili così: piccole palle di pelo simili a topi che si nascondevano sotto il ghiaccio artico. Una specie piuttosto semplice, che se rivista oggi potrebbe sembrare un toporagno o una talpa particolarmente magra visto, che dalle analisi effettuate sui reperti, da adulto l'animale non pesava oltre gli 11 grammi.
Questo però non deve farci credere che questi animali non fossero perfettamente adattati alle avversità del clima, ha chiarito Jaelyn Eberle, che oltre ad essere professoressa universitaria è anche curatrice dei vertebrati fossili al Museo di Storia Naturale della Colorado University. «Questi animali probabilmente per sopravvivere alle rigidità dell'inverno non andavano in letargo e rimanevano attivi tutto l'anno, scavando sotto la lettiera o sottoterra e nutrendosi di tutto ciò in cui potevano affondare i denti, probabilmente insetti e vermi».
I paleontologi, per scoprire questa nuova specie, hanno dovuto faticare non poco, visto che hanno scavato tra le rive fangose del fiume Colville per ricavare i piccolissimi frammenti di ossa e denti che hanno permesso l'identificazione della specie. Il fiume Colville si trova poco lontano dal Mare di Beaufort, sulla costa settentrionale dell'Alaska, ed il sito in cui i paleontologi hanno trovato i reperti è così remoto che il team doveva percorre i 120,7 km di distanza da Deadhorse – la cittadina più vicina – in motoslitta o in aereo.
«Settantatre milioni di anni fa, l'Alaska settentrionale ospitava un ecosistema diverso da qualsiasi altro sulla Terra oggi – ha affermato il coautore dello studio Patrick Druckenmiller, direttore del Museo del Nord dell'Università dell'Alaska – Era una foresta polare brulicante di dinosauri, piccoli mammiferi e uccelli. Questi animali erano adattati per resistere in un clima altamente stagionale che includeva condizioni invernali gelide e fino a quattro mesi di completa oscurità invernale. Per questo è importante continuare a studiare questi ecosistemi. Questi fortunati ritrovamenti ci permettono di comprendere come questi semplici animali potessero affrontare i diversi pericoli che un ambiente ostile comporta».
C'è un'altra ragione però che ha spinto i ricercatori a studiare questi particolari animali: il paradosso delle specie polari del Cretaceo.
A differenza delle attuali specie che vivono ai poli opposti della Terra, infatti, i mammiferi che al tempo vivevano in Artide non tendevano a essere di grandi dimensioni per meglio distribuire il calore corporeo e difendersi dal freddo. Questi antichi mammiferi sembrano aver seguito il processo opposto, ovvero hanno evoluto dimensioni ridotte rispetto alle specie più meridionali o presenti attualmente ai poli.
I paleontologi hanno d'altronde trovato diverse specie affini molto più grandi (fino a cinque volte) di Sikuomys mikros, che vivevano a migliaia di chilometri più a sud. E questo non è il primo caso conosciuto in cui i piccoli mammiferi del Cretaceo che avevano evoluto dimensioni davvero ridotte.
Eberle sospetta, tuttavia, che il topo di ghiaccio fosse così piccolo anche perché davvero poco da mangiare durante l'inverno in Alaska. E proprio il ritrovamento dei denti ha confermato questa sua teoria. «Oggi vediamo qualcosa di simile nei toporagni – ha spiegato la scienziata – L'idea è che se sei davvero piccolo, hai un fabbisogno alimentare ed energetico inferiore». Dunque potrai vivere meglio anche in un territorio molto povero di risorse.
Ovviamente, per difendersi dall'eccessivo freddo invernale, Sikuomys mikros si sarebbe potuto spingere verso le profondità del suolo, formando delle colonie sotterranee dopo avrebbe potuto trascorrere i mesi più freddi mangiando tuberi, i semi raccolti durante l'estate o radici. Una condizione, tra l'altro, che alla fine potrebbe essere stata una benedizione per questi animali al termine del Cretaceo.
I mammiferi scavatori, infatti, potrebbero aver avuto maggiori possibilità di sopravvivere alle dure condizioni seguite allo schianto del meteorite che portò all'estinzione dei dinosauri 66 milioni di anni fa. E pesare poco meno di una lattina di alluminio potrebbe quindi aver garantito la sopravvivenza di questi animali mentre i giganteschi dinosauri scomparivano per sempre dalla faccia della Terra.
Ma quali erano i grossi dinosauri che 73 milioni di anni fa convivevano con questa specie?
Secondo le ultime ricostruzioni paleecologiche dell'epoca, l'Alaska, così come la fascia costiera settentrionale dell'attuale Groenlandia e del Canada, era abitato principalmente da grossi dinosauri dal becco d'anatra, gli adrosauridi, da ceratopsidi, da tescelosauri (con corpo massiccio, becco e coda rigida) e da molti e famosi carnivori tipici del Nord America, tra cui gli antenati dei tirannosauri, i troodontidi e i dromaeosauri, simili ad uccelli e parenti del noto Velociraptor della Mongolia.
Molte di queste specie si difendevano dal freddo vivendo in gruppo o grazie al piumaggio che gli permetteva di sopravvivere quanto meno alle prime nevi dell'autunno. Quando però i freddi mesi invernali colpivano questi territori, nessun dinosauro poteva probabilmente sopravvivere a lungo a questi latitudini ed è per questo che molto probabilmente migravano annualmente verso sud, raggiungendo gli attuali stati dell'Alberta e del Quebec, in Canada, dove le temperature, seppur rigide, non erano così da basse da essere limitanti per la loro sopravvivenza.