Il piccione selvatico occidentale (Columba livia), detto piccione o colombo nel gergo comune, è un uccello dell’ordine dei columbiformi e della famiglia Columbidae. La specie comprende la sua forma domestica (Columba livia domestica), i piccioni viaggiatori e numerose razze ornamentali, o da carne. La forma selvatica è affine al piccione selvatico orientale (Columba rupestris) e al piccione delle nevi (Columba leuconota), con le quali forma un gruppo di specie. L’animale che incontriamo nelle nostre città è frutto dell’incrocio, avvenuto molto tempo fa, tra individui selvatici e individui domestici sfuggiti all’uomo. Ciò che caratterizza i gruppi di piccioni sono principalmente dettagli fenotipici esteriori. Il colombo è caratterizzato dal tronco corto e tozzo, e da un becco in parte membranoso e zampe rosse. La testa e il collo sono grigi, tendenti al blu scuro, con riflessi color smeraldo. È lungo fino a 30-35 cm, e presenta un’apertura alare di 60-68 cm. Gli occhi sono arancioni e possono essere circondati da anelli grigi o bianchi. Uno studio pubblicato sul Journal of Comparative Psychology nel 1998 ha analizzato la vista del colombo, dimostrando la tendenza dell’animale a riconoscere i colori prima delle forme.
Le superfici posteriore e inferiore dell’ala sono bianche. Questo dettaglio cromatico è la caratteristica più identificativa del colombo, insieme alle linee nere che corrono sulle ali. La vita media del piccione varia dai 3 ai 5 anni, ma le razze addomesticate raggiungono anche i 15 anni. Si riconoscono due cicli riproduttivi annui, il primo in tarda primavera (fine maggio/inizio giugno) ed il secondo il tarda estate (metà agosto). La distinzione dei sessi non è semplice: sebbene la femmina sia spesso leggermente più piccola, ciò che permette di riconoscere i due generi è il comportamento. Il maschio di piccione selvatico occidentale, infatti, si esibisce in un tipico rituale di accoppiamento intorno alla femmina, una sorta di danza che mette in atto gonfiando il collo ed emettendo un suono caratteristico. Secondo IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) la popolazione selvatica di piccione è minacciata dall’inquinamento genetico causato dalla distribuzione della forma domestica o ibrida. Non esistono studi su larga scala che permettano di distinguere tutte le popolazioni selvatiche da quelle ibride e per questo motivo viene classificata come specie carente di dati.
Segni particolari del piccione
Tra le varietà di colombo, quella dei viaggiatori veniva utilizzata in tempi remoti per il trasporto in volo di messaggi, grazie alla loro capacità di orientarsi e ritrovare il nido. Anche l'esercito italiano, durante la prima guerra mondiale, fece largo uso del colombo per le comunicazioni, perché paragonandolo a un mezzo, veniva considerato meno soggetto a malfunzionamenti o manomissioni. Come raccontano Giovanni Marchisio e Mario Morel del Dipartimento di Veterinaria del Comando Logistico dell'Esercito, l'utilizzo dell'animale permetteva inoltre di mettere in contatto i militari in prima linea con i comandanti nelle aree più riparate senza rischiare intercettazioni da parte dei nemici.
Habitat del piccione selvatico
Il piccione selvatico frequenta ambienti rocciosi carsici e ricchi di anfratti situati lungo le coste e anche nell’entroterra. Tuttavia, si è adattato facilmente agli habitat urbani, dove il reperimento di risorse non necessita di sforzi eccessivi. In Italia il piccione selvatico occidentale è diffuso ovunque, comprese le isole maggiori. Ad eccezione delle zone polari della Scandinavia, anche l’Europa vede una diffusione capillare della specie, come riportato in uno studio dell'Istituto Nazionale di Biologia della Selvaggina Alessandro Ghigi. Per ottenere un quadro completo del fenomeno della presenza dell’animale nelle zone urbane, la LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) nel 2013 ha pubblicato un censimento riguardante il comune di Asti, nei mesi di dicembre e gennaio, mesi in cui il numero di individui è maggiore per la presenza dei piccoli. La ricerca ha rilevato poco meno di 900 individui all’interno del centro storico della città.
Alimentazione del piccione selvatico
Il piccione selvatico è un animale erbivoro, prevalentemente granivoro e frugivoro (ossia mangia frutti e semi), ma si può nutrire anche vermi e insetti. In generale, l’alimentazione del piccione selvatico occidentale è variegata e, se l’individuo vive in zone urbane, si adatta facilmente alle risorse di origine antropica presenti sul territorio. Da una recente ricerca pubblicata sul World's Poultry Science Journal è emerso che piccioni addomesticati, il fabbisogno ideale del piccione selvatico comprende una percentuale tra il 12% e il 18% di proteine grezze. Nei primi cinque giorni di vita, i piccioni ricevono una specie di "latte" proveniente dal gozzo dei genitori. Nei giorni successivi, l'alimentazione è rappresentata da un mix di latte, semi di grano, semi di granturco e altri semi presenti sul territorio.
Interazioni con l'essere umano
La massiccia presenza di piccioni nelle aree urbane del nostro paese ha destato preoccupazioni nei cittadini e nelle amministrazioni, legate ai potenziali rischi di natura sanitaria e ad altri problemi di convivenza, quali la presenza di escrementi o il deterioramento di monumenti e palazzi storici. Alcuni comuni italiani hanno emanato ordinanze che vietano di alimentare i piccioni. Tra questi il comune di Milano che, dal 2008 applica, salvo autorizzazioni per fini sanitari o scientifici, una sanzione amministrativa da 25 a 500 Euro a chiunque alimenti piccioni urbanizzati allo stato libero e ordina inoltre di effettuare una regolare cura degli antri all'interno dei quali i colombi nidificano, impedire lo stazionamento mediante l'applicazione di dissuasori in plastica (non cruenti) o reti protettive.
Condizione di salute del piccione selvatico occidentale
Uno studio condotto dai ricercatori dell’Hungarian Academy of Sciences e pubblicato su Acta Veterinaria Hungarica, ha analizzato 139 piccioni catturati nell’ambiente urbano di Lubiana, in Slovenia. Gli animali sono stati sottoposti a un prelievo di campioni di siero, campioni di escrementi e piume e a un tampone orofaringeo e nell'84,2% dei sieri esaminati sono stati rintracciati anticorpi contro il paramyxovirus di tipo 1 (un virus della famiglia del morbillo). Il 23,7% degli uccelli era sierologicamente positivo a Chlamydophila psittaci, un batterio tipico dei volatili, ma trasmissibile anche a ovini, bovini e suini ed esseri umani. Le analisi non hanno rilevato però anticorpi contro il virus dell'influenza aviaria.
Soluzioni per la convivenza senza l’utilizzo di interventi cruenti
Sempre secondo LIPU, la gestione della specie all’interno delle zone urbane può essere efficace anche senza l’utilizzo di metodi cruenti, grazie ad alcune accortezze. Tra queste, ad esempio:
- La riduzione dei luoghi di nidificazione
- La diminuzione delle risorse di cibo
- L'incremento (passivo e attivo) di predatori naturali com il falco pellegrino o l’allocco
- La sensibilizzazione della popolazione tramite l’informazione