Un gruppo di pesci scorpione nuota placidamente in acqua. Uno spettacolo di grande impatto visivo se lo scenario non fosse quello della costa di Itaca, piccola isola greca del Mediterraneo, mentre il pesce scorpione dovrebbe essere diffuso nel Mar Rosso e nel Sud Est asiatico.
Il video è stato inviato a Kodami da Gaetano De Luca, di professione ingegnere ma appassionato del mare e dei suoi abitanti: «Ormai il pesce scorpione è comune in nella Grecia ionica. Le immagini sono girate a Itaca dove questi animali restano nei loro rifugi durante il giorno, mentre si avventurano fuori durante la sera».
Il pesce scorpione (Pterois volitans) è un animale alieno nelle acque del Mediterraneo, significa appunto che non è originario di quest'area ma che è arrivato a seguito di sconvolgimenti causati, direttamente o indirettamente, dall'essere umano. Un alieno che colonizza un nuovo mondo la fa perché non ha predatori nel suo nuovo ecosistema, dove può espandersi a piacimento. Costituisce quindi un serio problema per la fauna autoctona, una situazione ben nota agli appassionati così come alla comunità scientifica.
Questo pesce negli ultimi decenni si è diffusa in molti luoghi del mondo anche grazie al cambiamento climatico e persino alle opere ingegneristiche dell'uomo. In Italia così come in Grecia è arrivato passando attraverso il Canale di Suez, costruito dall’uomo per agevolare i traffici marittimi. In questo modo il pesce scorpione ha potuto espandere il proprio areale, facilitato dalla tropicalizzazione del Mediterraneo.
Una volta giunti fino a qui i pesci scorpione restano molto volentieri, perché non hanno predatori naturali né patogeni da temere, e possono quindi moltiplicarsi in maniera incontrollata intaccando l'equilibrio dell’intero ecosistema. Uno studio pubblicato nel 2016 sulla rivista scientifica Marine Biodiversity Records ha preso in esame le coste meridionali dell'isola di Cipro ha evidenziato la presenza fissa di questa specie nelle acque circostanti l'isola, rilevando inoltre comportamenti riproduttivi che ne confermano la stabilità. In Italia meridionale invece è stato avvistato diverse volte sia in Sicilia che in Calabria, mentre nella vicina Itaca sembra avere ormai una popolazione stabile e decisamente numerosa.
Alla nostra specie fa paura perché la sua puntura pur non essendo fatale per l’essere umano può comunque fare molto male: il veleno contenuto nelle creste può infatti causare un forte dolore accompagnato da mal di testa, vomito e difficoltà respiratorie. Proprio quegli aculei tanto belli da vedere possono rivelarsi un grande rischio per i sub incauti.
Foto e video sono gentilmente concessi da Gaetano De Luca