La specie Ostracion cubicus, nota anche con il nome di pesce scatola, è fra gli animali più apprezzati e colorati di tutti. Dotato infatti di un colore vivido, di una forma caratteristica con delle simpatiche macchioline a pois su tutto il corpo, questo pesce dell'ordine dei Tetraodontiformes è fra quelli più riconoscibili in natura all'interno delle barriere coralline della regione Indo-pacifica e del Mar Rosso.
Capace di raggiungere anche i 45 centimetri di lunghezza, la sua specie è anche nota per avere una coriacea corazza che la protegge sia da parte delle aggressioni dei predatori, che dalle superfici urticanti di alcune anemoni di mare, in cui si rifugia durante la stagione riproduttiva. Qualora però la sua superficie resistente non bastasse a scongiurare l'attacco da parte dei predatori, l'O. cubicus presenta un'altra arma a sua favore, che lo rende fra gli animali più temuti della barriera corallina: il veleno.
Per quanto infatti sia un pesce relativamente timido, pacifico e adatto proprio per queste ragioni alla convivenza con quasi tutti i pesci di barriera, le sue carni ed i suoi organi interni sono velenosissimi, in quanto intrisi di tetrodotossina, un potente veleno che viene prodotto da alcuni batteri come Pseudoalteromonas tetraodonis e che questa specie accumula principalmente nella cute e nel fegato, come sistema di difesa.
Per questo veleno non è stato ancora trovato alcun antidoto e in caso di ingestione involontaria o accidentale del pesce, l'unica soluzione per salvaguardare la vita ad un paziente consiste in una terapia che prevede molteplici lavande gastriche e la somministrazione massiccia di carbone attivo, le cui molecole si legano alla tossina, permettendo agli organi di eliminarla più facilmente.
I sintomi dell'avvelenamento da tetrodotossina insorgono invece rapidamente e includono mancanza di fiato, ottundimento dei sensi, sensazione di "testa leggera", paralisi degli arti, battito irregolare, sensazione di vomito, sudorazione e delirio. Vista la gravità dunque delle reazioni, il commercio della specie per scopi alimentari è stato vietato in buona parte del mondo, seppur in Giappone si consumi un pesce molto simile per produrre il Fugu, un piatto tipico della tradizione giapponese che prevede la lavorazione minuziosa di particolari specie velenose.
Questa tossina è così pericolosa perché si lega ai canali del sodio, che fungono da unità centrale per gli scambi elettrochimici dei centri nervosi. L'ingestione di pochi milligrammi può portare infatti alla morte di un uomo di 70 chili ed è per questo se in natura nessun predatore sembra essere intenzionato ad attaccare il pesce scatola. La sua stessa colorazione indica infatti ai predatori quanto sia pericoloso cibarsi della sua carne, tramite un fenomeno noto alla scienza come aposematismo, in cui la preda stessa dichiara in questo modo di essere un "boccone indigesto".
Per quanto riguarda i numeri di avvelenamento causati da esemplari ospiti negli acquari, fortunatamente sono estremamente bassi, ma è bene ricordare di stare bene attenti nella loro manipolazione, poiché talvolta dopo averli toccati in maniera accidentale si corre il rischio di portare le dita agli occhi e alla bocca. I medici dunque consigliano di fare adeguata attenzione ed eventualmente di usare i guanti, per prevenire qualsiasi pericolo.