Appartengono ad uno dei gruppi di uccelli più apprezzati dai cacciatori e dai bracconieri, ma per quanto le istituzioni stiano cercando di proteggerle tramite diversi progetti di conservazione, le coturnici (Alectoris graeca) stanno soffrendo terribilmente, in particolare in alcune aree specifiche del nostro paese.
In Calabria, per esempio, il grave crollo demografico della specie ha spinto il Parco nazionale dell'Aspromonte a pubblicare lo scorso 8 novembre una nota pubblica in cui si solleva la necessità di cambiare passo e di favorire nuove misure di conservazione atte a gestire il territorio e quella che viene definita una "delicata situazione".
La popolazione infatti presente all'interno del parco diminuisce sempre più e secondo gli esiti degli ultimi monitoraggi, risalenti alla scorsa primavera, il numero delle coppie riproduttive presenti è inferiore alle 50-20 unità. Un numero estremamente basso, per una specie che fino a qualche secolo fa era nota in tutta Europa per essere fra quelle che presentavano le popolazioni più abbondanti, all'interno del gruppo dei galliformi.
Inoltre, per ottenere i risultati del recente monitoraggio, gli esperti hanno utilizzato un metodo molto efficace per determinare con una certa precisione le dimensioni della popolazione: la tecnica del play-back. «Si tratta di una metodologia delicata e standardizzata, da utilizzare solo in ambito tecnico-scientifico che, grazie alla riproduzione del canto di un maschio, stimola la risposta di un altro eventuale maschio presente nell’area». Andando infatti a contare il numero di maschi adulti, in grado di rispondere a un richiamo, gli esperti sono stati in grado di valutare anche il numero di femmine presenti nel circondario e di definire entro un certo range le dimensioni effettive della popolazione.
Le coturnici dell'Aspromonte posseggono inoltre un handicap in più, spiegano gli esperti, che difficilmente potrà essere risolto nel breve periodo. Escludendo infatti le popolazioni siciliane, che appartengono ad un'altra sottospecie (Alectoris graeca whitakeri), le popolazioni di Coturnici più vicine alla Calabria si trovano nel Parco Nazionale del Pollino, a centinaia di chilometri dall'Aspromonte. Questo rende di fatto la popolazione calabrese completamente isolata dal punto di vista genetico, un fattore che aumenta enormemente il rischio di estinzione come l'insorgenza di malattie dovute ad eventuali casi di consanguineità.
A peggiorare ulteriormente il quadro, gli incendi negli ultimi anni hanno diminuito enormemente l'areale della specie in tutto il Sud Italia, andando così anche a erodere decine di ettari di vegetazione adatta per la loro sopravvivenza, non solo all'interno del parco, ma anche in altre aree della Calabria.
Per quanto l’Ente Parco conduca inoltre da diversi anni progetti atti a studiare le fluttuazioni demografiche degli uccelli, a partire dall'anno prossimo prevede anche di ampliare la campagna di monitoraggio nelle aree percorse dal fuoco, nel tentativo duplice di osservare le dinamiche ecologiche post incendio ed eventuali ricolonizzazioni. L'ultimo grave incendio ha infatti colpito l'Aspromonte nel 2021, ma le coturnici sono uccelli un po' particolari. Possono persino insediarsi nelle aree da poco segnate dalle fiamme, spiegano i ricercatori, prediligendo quelle zone che dal punto di vista vegetazionale ed ecologico presentano una eterogeneità di piante e di ambienti. Non a caso un tempo le loro popolazioni erano molto frequenti nei campi abbandonati o nei pascoli, accumunati da diversi specie dal portamento arbustivo, come gli oliveti.
L'aumento degli sforzi nella campagne di monitoraggio da parte degli scienziati e dei biologi della conservazione d'altronde sembra un atto dovuto. Le coturnici infatti sono sensibili sia alal caccia che alla perdita del loro territorio. Inoltre sono considerate vulnerabili (VU) dalla lista rossa italiana degli uccelli nidificanti, mentre la Direttiva europea 2009/147/CE – nota anche come Direttiva Uccelli – li inserisce all'interno dell’Allegato I, quella che presenta le specie di maggiore interesse comunitario.
Gli scienziati sperano ovviamente che l'impegno manifestato dall'Ente parco e il contributo delle altre istituzioni scientifiche possano comunque migliorare presto le condizioni di salute delle coturnici e che gli sforzi congiunti espressi durante il monitoraggio possano poi confluire nei futuri progetti di conservazione e rinaturalizzazione delle aree colpite dal crollo demografico.