Il presidente del Parco Naturale Adamello Brenta, Walter Ferrazza, ha inviato una lettera ai sindaci dei Comuni del Parco chiedendo la loro collaborazione nel sensibilizzare i cittadini all'abitudine di tenere i cani al guinzaglio negli spazi aperti, soprattutto in prossimità delle zone nelle quali potrebbero trovarsi gli animali selvatici con i loro cuccioli.
«In un momento così delicato come la stagione primaverile, chiediamo ai proprietari dei nostri amici a quattro zampe un'attenzione ancora maggiore – scrive Ferrazza – La salute della fauna dei nostri boschi, e soprattutto dei cuccioli, ci riguarda tutti».
I rischi per i cani e per i selvatici del Parco
La più vasta area protetta del Trentino si sta svegliando. La neve lentamente si scioglie e le temperature si alzano. Cominciano anche a vedersi i primi turisti che passeggiano sui sentieri del Parco, mentre, lontani da occhi indiscreti, gli animali selvatici riprendono le proprie attività. Per alcuni di loro ha inizio il periodo degli accoppiamenti, per altri, invece, è già ora di accudire le cucciolate dei nuovi nati.
Gli ungulati, i tetranoidi, gli orsi e le altre specie che vivono tra la Val Rendena, la Val di Non, la zona del Bleggio e la Val di Sole, si stanno occupando di riprendere le attività dopo i mesi invernali.
«Molti animali, in questa stagione si occupano di proteggere la prole, un'attività che, si sa, può essere particolarmente stressante per le mamme – spiega a Kodami Andrea Mustoni, biologo e zoologo, responsabile dell’Unità di Ricerca scientifica del PNAB – Sono molto attente ad evitare i rischi per i nuovi nati, hanno bisogno di quiete e tranquillità. L'arrivo di un cane, in questo momento, può spaventarle molto. Per quanto, attraverso la selezione, abbiamo manipolato la specie infatti, il cane rimane un predatore e gli animali selvatici lo percepiscono come tale, senza riuscire a distinguerlo completamente dal lupo».
A differenza degli altri predatori del bosco, però, il cane non appartiene all'ecosistema e le sue reazioni di fronte alle specie selvatiche sono spesso imprevedibili.
«Alcuni cani non infastidiscono in alcun modo la fauna, ma altri hanno l'abitudine di inseguire i selvatici, proponendo comportamenti tra i più disparati – continua l'esperto – Non inseguono le prede per nutrirsi, come accade invece per il lupo, ma spesso semplicemente si divertono a farle correre. Potremmo definirli dei predatori anomali, perché vengono accuditi da noi e, quindi, girano quasi sempre con la pancia già piena, a differenza, invece, degli abitanti del bosco».
«In questo momento parliamo delle delicatezze della primavera, con tutti i suoi eventi che è bene conoscere prima di avventurarsi sui sentieri – aggiunge Mustoni – Per gli animali selvatici, però, ogni stagione è delicata a modo suo».
In inverno, ad esempio, la situazione è ancora più complessa, perché le specie che rimangono attive hanno a disposizione poche risorse alimentari e, inoltre, i nascondigli sono più difficili da reperire: «Nei mesi più freddi è ancora più importante evitare di mettere in difficoltà gli animali – spiega l'esperto – Un ungulato obbligato a correre sulla neve a causa di un cane che lo insegue per diletto, perde una gran quantità di energia, la quale è più che mai importante per la sopravvivenza».
Negli ultimi mesi, poi, in Trentino si sta aprendo anche un enorme tema riguardo la possibilità che i cani lasciati liberi di muoversi nei boschi incontrino i lupi, come accaduto lo scorso gennaio a Folgaria.
«Le due specie, sebbene siano morfologicamente apparentemente simili, spesso non si capiscono e così il cane rischia di rimanere vittima del lupo – spiega Mustoni – Nei prossimi anni, con la maggiore diffusione di questa specie, l'argomento diventerà sempre più importante».
«Il guinzaglio è un compromesso che mostra il vero amore per la natura»
Il Parco Naturale Adamello Brenta è, inoltre, la cosiddetta "casa dell'orso", ovvero il luogo in cui, oltre 20 anni fa, sono stati liberati i primi individui catturati in Slovenia nell'ambito del progetto Life Ursus.
«Ormai sappiamo bene che l'orso può diventare pericoloso solo se spaventato – spiega Mustoni, protagonista del progetto a cui ha dedicato anche un libro in uscita proprio in questi giorni – A livello internazionale, infatti, nei casi di aggressione agli esseri umani, la presenza del cane è una variabile importante che ritorna spesso».
Per muoversi serenamente nel bosco senza doversi preoccupare eccessivamente di questi incontri, è importante, prendere anche altre precauzioni che esulano dall'utilizzo del guinzaglio.«Senza esagerare, è bene fare qualche rumore – spiega l'esperto – Gli animali che si muovono intorno a noi riusciranno così a evitare l'incontro indesiderato e nascondersi prima del nostro arrivo».
L'ultimo fattore, secondo Mustoni, è quello legato alla conoscenza del proprio cane e dell'ambiente circostante: «Siamo noi stessi i responsabili del comportamenti del nostro cane ed è bene conoscere i suoi interessi e sapere cosa attira la sua attenzione. Trovare il modo per conciliare la nostra presenza con quella degli animali selvatici è un vero e proprio segno di rispetto – conclude Mustoni – Scendere al compromesso di portare con noi il guinzaglio significa amare realmente la natura e rispettare le necessità della meraviglia che abbiamo intorno».