Il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise è tornato a dire no al nuovo impianto Enel che dovrebbe in parte interessare l’area naturale. Il progetto è denominato "Pizzone II" e sorgerà tra i Comuni di Alfedena e Castel San Vincenzo.
Adempiendo a quanto previsto dalla normativa vigente, il presidente del Parco Giovanni Cannata ha espresso al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, in un articolato documento, le osservazioni dell'Ente.
Nella nota si conferma il parere negativo all’esecuzione dell’opera, ritenendo la stessa «fortemente impattante su habitat, specie e sugli equilibri idrogeologici del territorio», fa sapere il Parco che ha elaborato le osservazioni al termine di un accurato lavoro da parte della Direzione e dei Servizi Tecnici dell’Ente, e col supporto di professionisti esterni, specializzati nelle tematiche più delicate e rilevanti del progetto.
L’opera proposta prevede il potenziamento della centrale all’aperto presente nel Comune di Pizzone, provincia di Isernia, tramite la realizzazione di una nuova centrale in caverna da circa 300 MW. Un'opera invisa all'Ente e ai cittadini, i quali hanno creato il Coordinamento spontaneo “No Pizzone II”.
I lavori prevedono cantieri in piena zona di riproduzione dell’orso bruno marsicano e di altri animali protetti, e la distruzione di circa 38 mila metri quadrati di foresta. Un progetto già sulla carta totalmente incompatibile con l'ecosistema abruzzese-molisano, tra i più preziosi esistenti in Italia. Qui si trova infatti la sottospecie di orso più rara al mondo che con fatica il Parco negli ultimi decenni sta cercando di salvare dall'estinzione, benché rimangano appena 60 individui e l'impatto antropico sulla loro vita sia già decisamente alto.
Ma a pagare il prezzo per l'industrializzazione dell'area sarebbero anche specie di uccelli rari e protetti a livello internazionale come la Balia dal Collare e il Picchio dorsobianco, protetta dall'allegato I della direttiva europea "Uccelli", e oggetto di uno specifico protocollo di tutela in altri parchi naturali italiani, come quello della Sila. A farne le spese saranno anche anfibi protetti come il Tritone crestato.
I cantieri durerebbero 4 anni, durante i quali, in territori protetti e vicino ai paesi di Pizzone e Castel San Vincenzo, ci sarebbero decine di migliaia di passaggi di mezzi pesanti, con emissioni rumorose, sbancamenti, emissioni di inquinanti come polveri sottili, ossidi di azoto.
Il 17 ottobre tutti gli enti interessati dal progetto dovranno dare il proprio parere, ma gli attivisti chiedono anche ai cittadini e alle associazioni di partecipare «per difendere un territorio così prezioso a scala mondiale».