Nel Secondo Millennio Avanti Cristo e nell'oblio del peggiore oscurantismo culturale, in un'udienza papale si chiude su se stesso ancora una volta il pensiero di Papa Francesco. Il Pontefice è riuscito, in una sola volta, a mettere insieme nel suo discorso rivolto alle suore della congregazione delle Figlie della Carità Canossiane un capolavoro di misoginia in primis oltreché un nuovo attacco a chi adotta animali domestici.
Una combinazione che potrebbe definirsi esplosiva se non fosse una bomba lanciata sulle macerie della stessa Chiesa cattolica che nel suo maggiore rappresentante dimostra nuovamente quanta arretratezza culturale ancora determina quel pensiero unico che altro non ha fatto, negli ultimi anni, che allontanare tante persone da quell'amore (fondamenta del pensiero cristiano) che Francesco ricorda costantemente nel suo discorso.
Le parole del Papa sono buttate al vento nel mondo e per giunta di fronte a delle novizie, a cui parla di «fecondità» che loro però non metteranno ovviamente mai in pratica nel senso etimologico del termine ma che devono dimostrare attraverso la "parola di Dio" e sopratutto non con l'attivismo, citato dal Papa solo in senso negativo secondo una visione, appunto, che arriva poi a screditare completamente pure chi decide di far entrare un cane o un gatto nella propria vita.
Bisogna leggerselo bene il discorso di colui che porta il nome del Santo più famoso proprio per il suo amore nei confronti degli animali per avere tutte le informazioni corrette e farsi davvero un'opinione su ciò che Francesco ha voluto sottolineare con estrema forza.
Il ruolo della donna è senz'altro al centro di tutto il suo accanimento nei confronti della società moderna e la visione degli esseri umani dal cromosoma X che il Papa trasmette alle suore – donne come tutte le altre – è di individui che devono essere:
Anzitutto, donne della Parola. Come Maria. Perché le donne parlano sempre, ma bisogna parlare come Maria, che è un’altra cosa. Lei è la donna della Parola, è la discepola. Guardando a lei, e anche dialogando con lei nella preghiera, potete imparare sempre nuovamente che cosa significa essere “donne della Parola”. Che non ha niente a che vedere con “donne del chiacchiericcio”! per favore, questo non lo confondete, non ci sia il chiacchiericcio tra voi!.
Il Papa diffonde opinioni e consigli alle donne tutte, offrendoli come fossero un dono a esseri inferiori che hanno bisogno di essere salvati e guidati e nella sua analisi differenzia le anziane dalle giovani. Francesco indica alle suore esperte di trasferire la loro esperienza alle nuove arrivate e a queste ultime di «testimoniare alle anziane l’entusiasmo delle scoperte, gli slanci del cuore che, nel silenzio, impara a risuonare con la Parola, a lasciarsi sorprendere, anche mettere in discussione, per crescere alla scuola del Maestro». Qui si avverte almeno una certa dolcezza se solo però non vi fosse già stato il riferimento al fatto che la maggior parte delle donne in generale in realtà si limita a fare gossip, a passare il tempo a sparlare e quel termine, "chiacchiericcio", lo ripete più volte fino a dare – più avanti nel discorso – un consiglio concreto per evitare di farlo:
“È difficile, Padre, risolvere il problema del chiacchiericcio, perché ti viene, il commento…”. Sì, è come il dolce, che ti viene… Ma c’è un bel rimedio, contro il chiacchiericcio, ed è molto semplice: se tu hai la tentazione di chiacchierare delle altre, morditi la lingua, così si gonfia bene e non potrai parlare. Capito? Per favore, niente chiacchiericcio, questo uccide la vita comunitaria.
Con questo invito a lesionarsi la lingua, Il Papa fa tornare alla mente le punizioni immaginate nella serie tv de "I diari dell'ancella". Un racconto televisivo tratto dai romanzi distonici della scrittrice canadese Margaret Atwood in cui si narra della vita delle donne a Gilead, una dittatura basata su una religione ortodossa che ha preso potere negli Stati Uniti, in cui alcune di loro sono destinate solo alla procreazione e a cui viene tagliata la lingua.
Francesco non dimentica nemmeno quelle che definisce "le donne di mezz'età", le più temibili secondo lui per la nostra società:
E quelle di mezza età, cosa fanno? Sono più a rischio – state attente! –, sia perché quella è un’età di passaggio, con alcune insidie – le crisi dei 40, 45, voi le conoscete – ; ma soprattutto perché è la fase delle maggiori responsabilità ed è facile scivolare nell’attivismo, anche senza accorgersi. E allora non si è più donne della Parola, ma donne del computer, donne del telefono, donne dell’agenda, e così via. Dunque, ben venga questo motto per tutte! Per mettersi nuovamente alla scuola di Maria, ri-centrarsi sulla Parola ed essere donne “che amano senza misura”. La parola, non l’attivismo, al centro.
E qui il Papa arriva al punto nodale, ovvero quello in cui esprime la visione della donna facendo un salto indietro nel tempo a secoli lontanissimi, per fortuna. Periodi della Storia in cui le donne "attive", ovvero che cercavano di essere partecipi nella società, desiderose di avere la stessa valenza degli uomini venivano bruciate sul rogo dalla Chiesa.
Oggi come ieri, allora ecco che le donne moderne vengono descritte come nuove streghe che, secondo Francesco, non volano più sulla scopa immaginaria ma hanno come "arma del diavolo" quella che è in realtà banalissima tecnologia di tutti i giorni. Ma quei tempi bui bisogna ricordare che sono temporalmente lontani solo per noi occidentali e nemmeno per tutte le donne, mentre in tante regioni del mondo ancora sono all'ordine del giorno leggi che sottomettono le femmine a favore dei maschi (questo siamo anche noi animali umani) e le parole del Papa sembrano provenire più da un leader talebano che dal massimo rappresentante di una Chiesa che sparge la sua dottrina atteggiandosi come moderna e illuminata.
Quando Francesco parla della santa ispiratrice della congregazione, ancora, mette in risalto quale è il dovere di una donna nel mondo odierno: la docilità di spirito. E addirittura ritiene di star svelando un «segreto», come se non fosse ormai chiaro a tutti che il patriarcato dalla notte dei tempi ha giocato sulla cancellazione della parità di diritti delle donne nei confronti degli uomini, spingendo su questo termine "docilità" così pregno di un significato che nemmeno nel mondo degli animali è più considerato corretto da un punto di vista scientifico.
Maddalena di Canossa. Lei si sentiva chiamata a donarsi interamente a Dio … Attenzione: è lo Spirito che la guida, attraverso situazioni concrete, e lei si lascia guidare; cerca la sua strada ma sempre rimanendo docile. Docilità: niente a che vedere con il capriccio, o con la testardaggine: voglio fare questo… No, docilità allo Spirito. Questo è il segreto!
Ed ecco che il Papa può sferrare il suo ultimo anatema, arrivando al punto di maggiore interesse su Kodami ma legato a filo stretto alla concezione del femminile che quest'uomo dal trono di San Pietro ha deciso di continuare a diffondere in barba a una realtà che è completamente diversa, come avevamo provato a chiarire in una lettera a lui diretta.
Il Pontefice va di nuovo a toccare, e di fronte a delle donne che come lui hanno scelto di non fare figli e di non avere famiglia, il tema della procreazione e a metterlo nuovamente a confronto con l'adozione di animali.
Mi è piaciuto il numero di novizie che avete: questo indica fecondità, fecondità della congregazione. È un numero della fecondità. Peccato che qui in Europa sia poca gente, ma è l’inverno demografico europeo: invece dei figli preferiscono avere cani, gatti, che è un po’ l’affetto programmato: io programmo l’affetto, mi danno l’affetto senza problemi. E se c’è dolore? Beh, c’è il medico veterinario che interviene, punto. E questa è una cosa brutta. Per favore, aiutate le famiglie ad avere dei figli. È un problema umano, e anche un problema patriottico.
Servirebbe a qualcosa ancora una volta sottolineare quanto sia sbagliato definire la relazione con un animale come "ricevere affetto senza problemi"? Pensiamo di sì e nel Manifesto di Kodami abbiamo in ogni punto la risposta a quanto questa affermazione sia scorretta. Ma è fondamentale dire chiaramente che il Papa nel diffondere un messaggio del genere non fa altro che procurare odio e avversione non solo nei confronti degli animali ma anche delle persone che con consapevolezza, rispetto e sacrifici a favore di altri individui scelgono di condividere la vita con loro.
Queste parole sono atroci, ancora di più quando Francesco lascia intendere che quel suo modo di dire, «affetto programmato», significhi in realtà una parola che non ha nemmeno il coraggio di dire: eutanasia, accusando per giunta con leggerezza un ordine professionale, quello dei veterinari che – ricordiamolo – è la categoria di lavoratori con più casi di suicidi al mondo per le difficoltà emotive a cui va incontro.
Genitorialità, sesso e dunque vita e morte sono argomenti dei quali la religione da sempre si è appropriata ma oggi non è davvero più tollerabile che si tocchino questi temi con tanta superficialità, manco al bar. Ogni giorno sui media ci preoccupiamo di tenere a bada i leoni da tastiera che usano la Rete intervenendo a gamba tesa su argomenti e situazioni personali delicatissime. Ma se il Papa lo fa, come si può chiedere alle persone di ragionare prima di parlare, di contestualizzare, di comprendere fino in fondo cosa porta una donna, un uomo a non avere figli o a scegliere di morire? Perché quando parla di eutanasia animale, Francesco ci sta dicendo che è sbagliato praticarla tra noi esseri umani e gli animali, ancora una volta, hanno solo il compito di essere un pretesto per l'erede di San Pietro e mai essere considerati degli esseri viventi in quanto tali e non sempre e solo in riferimento a noi.
L'unico peccato che riscontriamo nelle sue parole, allora, è un'intolleranza inaccettabile nei confronti dell'amore in quanto tale. Il suo discorso resta e sarà solo un'opinione anacronistica e scorretta che arriva però da chi dovrebbe essere testimone della parola di un uomo chiamato Gesù. E proprio colui che è considerato il figlio di Dio dai cristiani ci viene in soccorso per concludere attraverso le sue parole questo lungo editoriale. Parole che ci sono arrivate, queste sì, da migliaia di anni fa ma che a differenza di quelle del Papa risultano ancora terribilmente moderne:
"Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: “Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, mentre tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”.