Il panda gigante non è più a rischio estinzione in Cina, paese in cui ha origine. Al contrario la popolazione di mammiferi appartenenti alla famiglia degli orsi, sta aumentando. E con 1800 esemplari che vivono allo stato selvatico, questi animali rimangono nella categoria dei “vulnerabili”, ma escono dalla lista di quelli che rischiano di scomparire.
È questa la buona notizia annunciata da Cui Shuhong, dirigente del ministero dell'Ecologia e dell'Ambiente di Pechino, citato dalla Bbc. Una nuova condizione per i panda, considerato dai cinesi un tesoro nazionale, dovuta al maggior impegno del Paese sul versante della protezione delle condizioni di vita delle specie rare e minacciate.
Un miglioramento delle condizioni di vita della fauna selvatica dovuto in particolare modo alla creazione di un sistema piuttosto ampio di riserve naturali, finalizzato a proteggere vaste aree di ecosistemi naturali in modo sistematico e completo, attraverso l'espansione dell'habitat e il ripopolamento.
Questo lavoro ha portato la Cina a contare, alla fine del 2019, 11.800 riserve naturali, ovvero il 18% della superficie del Paese. Sostenendo la ripopolazione di diverse specie rare e minacciate non solo del panda. Infatti, anche il numero di tigri siberiane, elefanti asiatici e ibis crestati è cresciuto rapidamente, così come quello dell'antilope tibetana e il cervo milu.
A livello internazionale, il panda gigante è considerato già da cinque anni solo specie “vulnerabile". L‘Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) ha rimosso questi animali dalla sua lista di specie in via di estinzione nel 2016. Una decisione all’epoca molto contestata dall'amministrazione forestale statale cinese secondo cui, declassare lo stato del panda, avrebbe portato a rilassarsi e ad attenuare il lavoro di conservazione fatto negli anni, mettendo nuovamente a rischio le popolazioni e gli habitat di questi mammiferi, con possibili perdite irreversibili.
Non è chiaro se il numero di panda giganti che vivono in natura sia cambiato in modo significativo dal 2016, quando l'IUCN ha preso la sua prima decisione. Alla fine del 2015, data dell’ultimo censimento, erano 1.864 i panda che vivevano allo stato brado, secondo un rapporto Reuters citato dal governo cinese. Un aumento rilevante rispetto al 2000 quando i mammiferi in stato selvatitco erano 1.100 e 422 quelli che vivevano in cattività.
Una soddisfazione per il World Wildlife Fund, il fondo mondiale per la natura di cui questo animale è simbolo, che lo ha definito «un altro segno di speranza per la specie». E secondo cui «grazie a decenni di collaborazione tra il governo cinese, le comunità locali, le aziende e le ONG, il futuro del panda gigante sta diventando più sicuro».
Detto questo, siamo lontani dal cantare vittoria, perché i panda giganti non sono ancora fuori pericolo ma devono ancora affrontare minacce a lungo termine. Infatti, i cambiamenti climatici potrebbero distruggere, nei prossimi 80 anni, oltre il 35% del loro habitat di bambù, ovvero il 99 per cento del loro nutrimento. Per questo continuare gli sforzi di conservazione è fondamentale, ma lo è anche rimanere vigili sugli impatti attuali e futuri che il riscaldamento globale avrà sul loro habitat naturale.