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20 Settembre 2023
12:34

Il padre di Andrea Papi chiede le dimissioni di Fugatti: «La politica incolpa l’orsa per scrollarsi di dosso le proprie responsabilità»

Carlo Papi, padre del giovane Andrea, ucciso da un'orsa in Val di Sole, chiede la dimissione di Fugatti, dell'assessore all'agricoltura Zanotelli e del dirigente generale della Protezione civile, Raffaele De Col. «Andrea è morto puro e innocente, senza colpa alcuna, vittima di uno Stato inerte che non ha saputo agire».

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Immagine tratta da un video di Massimo Papi, archivio Servizio Foreste e fauna PAT – orso ripreso con foto trappola, Brenta meridionale, 1 marzo 2017

Carlo Papi, padre del giovane Andrea, morto tragicamente lo scorso 5 aprile nei boschi di Caldes in seguito all'incontro con l'orsa JJ4, ha scritto una dura lettera in cui chiede le dimissioni del presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, dell'assessore all'agricolture Giulia Zanotelli e del dirigente generale della Protezione civile, Raffaele De Col. «Io e la mia famiglia non possiamo accettare una morte così orribile e cruenta – si legge – Un ragazzo esce di casa per una passeggiata e non fa più ritorno perché è stato ucciso da un orso. È una vicenda surreale e chi ha sbagliato, causando questo disastro annunciato, se ne assumerà le proprie responsabilità e pagherà il suo prezzo davanti alla giustizia (…) Questa disgrazia non potrà e tantomeno dovrà diventare la solita storia ormai vista e rivista, mai conclusa, insabbiata senza colpevoli. Andrea è morto puro e innocente, senza colpa alcuna, vittima di uno Stato inerte che non ha saputo agire».

Carlo Papi incolpa poi Fugatti, Zanotelli e De Col per il fatto di non aver allertato i cittadini del pericolo determinato dalla presenza dell'orsa: «Avrebbero dovuto interdire le strade forestali con apposite transenne di chiusura. Se ciò fosse avvenuto, mio figlio Andrea oggi sarebbe ancora vivo – continua – La politica istituzionale sta ora cercando di addossare tutte le responsabilità all'orsa, per potersi scrollare di dosso quelle grosse colpe che ha da tempo sulla coscienza».

Anche Lav è d'accordo con Papi e, infatti, l'associazione risponde con una nota alla lettera del padre della vittima, ricordando che già nel 2021 aveva chiesto all'assessore Giulia Zanotelli di chiudere i sentieri e le aree che vedevano la presenza di mamme orse accompagnate dai propri cuccioli. «In quell'occasione avevamo chiesto un incontro con il Presidente Fugatti, il quale aveva delegato l'assessore Giulia Zanotelli – spiega a Kodami Massimo Vitturi, responsabile dell'area animali selvatici di Lav – Insieme al vicepresidente di Lav, Simone Stefani, avevamo presentato una lista di attività per favorire la convivenza e ridurre i rischi, parlando delle possibili soluzioni sul tema dei bidoni anti orso, proponendo iniziative di informazione dei cittadini e affrontando la questione della chiusura di porzioni di bosco in concomitanza con i luoghi in cui si spostano le mamme con i cuccioli. Zanotelli, però, aveva risposto limitandosi a sorridere, senza aggiungere alcun commento».

Nella sua lettera, oltre alla politica, Carlo Papi si rivolge anche al Parco Naturale Adamello Brenta, cuore del progetto Life Ursus e dell'attuale areale di distribuzione degli orsi trentini: «Attraverso il cofinanziamento dell'Unione europea, ha voluto fortemente dare vita a questo folle progetto di reintroduzione dell'orso, aiutati e coadiuvati dal Ministero dell'ambiente assieme alla Provincia di Trento. Nella lettera di fattibilità era scritto che ci potevano essere feriti e anche dei morti».

Il tema legato alle responsabilità del Parco è stato toccato spesso negli ultimi mesi e su questo argomento è intervenuto più volte Andrea Mustoni, Coordinatore Tecnico del progetto Life Ursus e attuale responsabile della comunicazione scientifica dell'ente. Intervistato da Kodami aveva sottolineato come i tecnici del progetto fossero effettivamente consapevoli dei potenziali rischi. Più volte, infatti, avevano ripetuto che non bisognava sottovalutarli.

Nel 2004, però, il Life Ursus è terminato e la gestione della specie e della convivenza tra orsi ed esseri umani è passata alla Provincia Autonoma di Trento.

«Se dal momento del passaggio delle consegne ad oggi, fossero state condotte adeguate attività di formazione e informazione dei cittadini, i trentini avrebbero a disposizione maggiori strumenti per convivere pacificamente con i plantigradi – commenta Vitturi – Il disastro a cui assistiamo oggi, è da imputare alle varie giunte che si sono succedute, fino al tragico apice che stiamo vivendo con la guida di Fugatti».

Cio non toglie, però, che a partire dalla tragedia avvenuta il 5 aprile scorso qualcosa è cambiato in Trentino. Il rapporto degli abitanti della zona con gli orsi sta rapidamente cambiando e le diverse opinioni si stanno via via polarizzando, lasciando spazio a visioni contrastanti che difficilmente si aprono al dialogo per la ricerca di una visione comune. «Le figure di alto profilo dirigenziale in questione – conclude Carlo Papi – hanno commesso degli errori imperdonabili per non aver allertato i cittadini del pericolo che incombeva sopra il nostro abitato. Questo caso, unico in Italia e forse anche in Europa, mai accaduto da oltre un secolo, non sarebbe dovuto accadere se solo si fosse usato un briciolo di coscienza e responsabilità».

L'immagine di copertina è tratta da un video di Massimo Papi, pubblicato nell'Archivio Servizio Foreste e fauna della PAT – Brenta meridionale, 1 marzo 2017

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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