Il ministro della Sovranità sugli animali: il decreto Agricoltura di Lollobrigida nel Paese che tutela gli interessi di pochi

Approvato il Decreto Agricoltura: così il ministro Lollobrigida sceglie di spianare la strada a cacciatori e allevatori sulla scia del suo non riconoscere gli altri animali come esseri senzienti. Genesi di un percorso che dalle elezioni politiche ad oggi non ha portato ancora alcun beneficio alle altre specie, nemmeno agli animali domestici.

7 Maggio 2024
16:18
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Le premesse, bisogna dirlo subito, non erano foriere di buone notizie per gli altri esseri viventi e per chi ha le loro sorti a cuore. Mi riferisco alle elezioni politiche del 2022 che hanno portato Francesco Lollobrigida e l’attuale coalizione al Governo.

In quel periodo, prima che si arrivasse al voto, nel nostro speciale “La giungla delle elezioni” avevamo analizzato i programmi dei partiti e mi ero interfacciata direttamente con gli esponenti politici rappresentativi dei diversi schieramenti. Per alcuni sorprendentemente, per noi “logicamente” e in maniera lungimirante per attingere a un bel bacino di voto, il centro destra rispetto al centro sinistra aveva mostrato maggiore interesse per il mondo animale, mentre un partito come il Pd, per fare un esempio, non aveva nemmeno fatto cenno agli altri abitanti del Pianeta nel suo programma.

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Ecco, la coalizione dell'attuale Ministro era dunque molto attenta all’argomento ma per noi era importante far capire alle persone perché e in che modo però. Possiamo semplificare dicendo che la loro attenzione era su due “direzioni ostinate e contrarie” per dirla alla De André.

Da una parte la tutela era rivolta ai soli animali domestici, gatti e cani per capirci, addirittura volendo dare valore a questi individui in quanto esseri senzienti, cosa che forse Lollobrigida ha dimenticato. A tal proposito si possono ascoltare le parole dell’onorevole Walter Rizzetto, attuale presidente della Commissione lavoro della Camera, esponente dello stesso partito di Lollobrigida, che proprio su Kodami aveva chiarito questo aspetto e che é anche il primo firmatario di una delle tre proposte di legge che poi sono state accorpate all’attuale proposta in discussione, a firma dell’onorevole Brambilla, per l’inasprimento delle pene nei confronti di chi maltratta gli animali.

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Vorrei solo ricordare al Ministro che nella proposta si chiede in particolare di superare l'antropocentrismo semantico e concettuale che ancora caratterizza questa materia con la modifica del titolo IX-bis del secondo libro del Codice penale, sostituendo l'attuale formulazione "Dei delitti contro il sentimento per gli animali" con "Dei delitti contro gli animali", ovvero per affermare che oggetto della tutela penale è direttamente l'animale e non più l'uomo, colpito nei sentimenti che prova per cani, gatti e altri individui del mondo animale.

In ogni caso questa proposta è bloccata in Commissione giustizia e chissà se vedrà mai la luce, cosa della quale dubitiamo considerando non solo le sue ultime dichiarazioni ma tutto il suo – dobbiamo dire – coerente comportamento nel manifestare il suo interessamento (o disinteressamento a seconda dei punti di vista) al mondo animale da quando è salito al Ministero dell’Agricoltura.

Esseri senzienti, dicevamo, dunque: quel termine che per Lollobrigida è inaccettabile se non rivolto alla nostra sola specie… Ma usciamo da questa polemica sterile perché priva di fondamento scientifico e diciamo le cose come stanno: il Ministro non è di certo il solo a pensarlo, come tali gli animali non sono nemmeno entrati nella nostra Costituzione e questo – bisogna sottolinearlo – è stato a causa delle 246 mila modifiche al Disegno di legge richieste dalla Lega nell'aprile del 2021, altro partito della sua coalizione, a cui è tanto caro il mondo delle attività venatorie e dell’allevamento per la produzione di carne.

Nell’altra direzione ostinata e contraria – come si diceva – c’erano e ci sono, infatti, gli ultimi degli ultimi, manco definibili come “animali di serie b”, ovvero le specie selvatiche e gli animali d’allevamento che sono da considerare solo e soltanto perché ci servono i primi per essere cacciati o eliminati se ci provocano disturbo e i secondi che devono continuare a finire nei nostri piatti sostenendo l’industria intensiva della carne.

Ritornando a Rizzetto, che ricordo di nuovo era la voce del partito in campagna elettorale sul tema animale, rispetto a ciò che ci aveva detto ad oggi suo malgrado nulla ancora è cambiato per i nostri compagni di vita. E per quanto riguarda l’altra promessa che aveva fatto, ovvero di portare maggiore sensibilità nei confronti dei selvatici tra i suoi colleghi di Fratelli d’Italia, ci sembra che sia naufragata sulle coste delle ultime dichiarazioni e decisioni del Ministro.

Mi riferisco, chiaramente, all'approvazione del nuovo Decreto Agricoltura. Lollobrigida infatti, in quanto appunto ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, ha deciso di portare sotto l'egida del suo Dicastero il Comando unità forestali dei Carabinieri in cui vi è il nucleo anti bracconaggio e di far assumere all'esercito un ruolo chiave per la gestione della peste suina africana.

In particolare nel Decreto è stabilito che le Forze armate possono procedere all'identificazione di persone «anche al fine di prevenire o impedire comportamenti che possano mettere in pericolo l’incolumità di persone o la sicurezza dei luoghi in cui si svolge l’attività, con esclusione delle funzioni di polizia giudiziaria».  Lo scopo, dunque, è anche quello di identificare gli attivisti per i diritti degli animali che in questi mesi si sono opposti sistematicamente alle operazioni di abbattimento dei suini domestici e selvatici.

Il modo in cui l’Italia gestisce l’attività venatoria è sotto la lente d’ingrandimento dell’Unione Europea che a febbraio di quest’anno ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti del nostro paese. La strada alla caccia selvaggia, quella sì, era del resto però già stata spianata all’interno della legge di Bilancio 2023 con il cosiddetto “emendamento far west”, ovvero la possibilità di sparare in aree protette e urbane perché l'attività non viene considerata caccia ma parte del Piano di contenimento e gestione della fauna selvatica.

Altra cosa, poi: non dimenticandoci che la peste suina non è una zoonosi, ovvero non è trasmissibile agli esseri umani, ma nel decreto è stato stabilito anche il rifinanziamento del Fondo per l'emergenza con 5 milioni di euro per l’anno 2024 e 15 milioni di euro per l’anno 2025. Sono soldi pubblici che vanno a beneficio della filiera agroalimentare, ovvero a favore di chi opera nell’allevamento dei suini in particolare.

In un video a cura di Maria Neve Iervolino e Margherita Paiano della redazione di Kodami abbiamo provato a spiegare la genesi della malattia, ovvero come è arrivata nel nostro paese, cosa stiamo facendo per fermare la sua diffusione, quali sono i rischi.

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Tutto ciò, poi, senza dimenticare i manganelli che sono calati su cittadini che hanno provato a fermare l’intervento delle Forze dell’ordine al Rifugio Cuori Liberi e cercando di darne una lettura quanto più possibile coerente con la realtà dei fatti e non ponendoci in posizione estrema rispetto a una strage che comunque sta causando la morte di migliaia di animali ma anche, diciamolo chiaramente, problemi economici a chi su quegli animali fa business.

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Ecco, all’epoca come ora allora vorrei solo ricordare a chi ci segue ed è interessato a giudicare le scelte che il nostro Governo fa che tutte le vite hanno un valore intrinseco, e questo valore non dovrebbe essere determinato solo dal contesto in cui un animale vive (dunque badare agli animali solo come fonte di nostro benessere che sia per cacciarli o per allevarli) ma soprattutto non dovrebbe essere determinato da chi indirizza il diritto all’esistenza, di qualsiasi animale compreso dunque l’uomo, in base agli interessi economici e politici di pochi.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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