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4 Marzo 2022
17:05

Peste suina africana: inizieranno a breve le operazioni di abbattimento dei suini domestici sani

Aperto il tavolo di confronto tra il Ministero della Salute, i centri zooprofilattici sperimentali e la struttura commissariale per la prevenzione e il contenimento della Peste suina africana.

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peste suina africana

Un tavolo di confronto tra il Ministero della Salute, i centri zooprofilattici sperimentali e il commissario straordinario per la prevenzione e il contenimento della Peste suina africana, Angelo Ferrari. È questo il provvedimento più importante emerso oggi nel corso dell'audizione parlamentare dedicata all'epidemia di Peste suina africana, una proposta di cui si è fatto portavoce Vincenzo Caputo, direttore dell'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Umbria e delle Marche: «L'Izsum parteciperà a questi tavoli – ha spiegato – Questa mattina ne abbiamo parlato con il direttore del ministero a cui abbiamo dato disponibilità sia all’assistenza delle regioni che non hanno ancora un’emergenza conclamata, che alle regioni Liguria e Piemonte dove purtroppo il virus è entrato».

Il primo caso di Peste suina africana nell'Italia continentale è stato riscontrato in Piemonte all'inizio del 2022. In quell'occasione l'Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, diretto da Ferrari, ha compiuto le rilevazioni  che sono state poi confermate dal Centro di referenza nazionale per le pesti suine (Cerep) dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Umbria e Marche.

Da quel momento molti hanno iniziato a chiedersi cos'è la Peste suina africana ma soprattutto se può essere trasmessa all'essere umano. La risposta è no, non si tratta di una zoonosi ma è un pericolo serio per tutti i suidi dato che al momento non esistono vaccini né cure e si manifesta nell'animale come una febbre emorragica che il più delle volte conduce alla morte dell'animale in circa dieci giorni.

Il tavolo del ministero e il nuovo commissario

Gli esperti al tavolo ministeriale si occuperanno di affiancare la struttura tecnica di Perugia – presso cui sorge il Centro di referenza nazionale per la Peste suina – sia per le competenze inerenti alla diagnosi e all'assistenza della malattia, che per la partecipazione ai protocolli di mantenimento. Lo scopo è delimitare l'espansione del virus alla sola zona attualmente infetta, un'area che abbraccia 114 Comuni tra Piemonte e Liguria dove sono stati riscontrati focolai.

Al fine di evitare l'ulteriore propagarsi dell'infezione sono state innalzate barriera anti-cinghiale lungo tutto il perimetro della "zona rossa" al cui interno vigono misure stringenti anche per gli esseri umani.

Lo scopo, ha spiegato a Kodami il direttore sanitario dell'Izsum Giovanni Pezzotti, è «cercare di evitare che il contagio si sposti sul territorio attraverso i cinghiali: è scientificamente dimostrato che qualsiasi attività rischia di disperdere la popolazione di suidi selvatici e questo potrebbe allargare l'infezione a zone più ampie».

Nonostante le misure adottate già da gennaio l'epidemia non è stata ancora domata, complice una nomina tardiva del commissario Ferrari, la quale è stata ufficializzata solo oggi. «Dopo quasi due mesi dal primo caso registrato non si può più attendere – ha sottolineato l'assessore regionale lombardo all'agricoltura Fabio Rolfi – Mi auguro che al commissario vengano garantiti poteri e risorse per incidere concretamente».

Proprio la questione delle risorse a disposizione del commissario Ferrari è al centro del dibattito politico di queste ore. La sua azione rischia infatti di essere simile a quella di un "ministro senza portafogli": d'indirizzo ma priva di efficacia pratica. Un rischio segnalato anche dal senatore Luca De Carlo, «Il commissario si troverà ad affrontare un tema molto delicato senza avere la possibilità di spesa e soprattutto senza poter prendere decisioni immediate e puntuali, come invece avrebbe potuto fare un soggetto attuatore».

Durante l'audizione parlamentare è emerso anche il dato aggiornato relativo al totale dei casi accertati che sale a 51, di cui 23 in Liguria e 28 in Piemonte. La situazione è critica soprattutto per gli allevatori, costretti ad abbattere centinaia di animali. Una operazione definita dalle istituzioni di "depopolamento" e che nei fatti comporta l'uccisione di individui, anche sani, ma venuti a contatto con soggetti malati.

A essere colpiti saranno prima di tutto i cinghiali selvatici, e quindi i maiali domestici impiegati nell'industria agroalimentare, come ha annunciato l'assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi: «Questa settimana inizieremo le operazioni di depopolamento dei suini domestici sani a rischio di contagio nella zona infetta. Il passaggio del virus dai cinghiali ai suini domestici è un rischio che va scongiurato il più presto possibile. Sarebbe un danno enorme per una filiera che in Piemonte vale oltre un miliardo di euro, con un milione e 300 mila suini. Contestualmente, l'Assessorato regionale all'Agricoltura sta mettendo a punto il piano di abbattimento di circa 50 mila cinghiali su tutto il territorio regionale per ripristinare l'equilibrio della fauna selvatica».

Insomma, come già osservato nel caso della Brucellosi bufalina in Campania, le istituzioni ancora una volta prediligono la via più semplice ed economica dell'uccisione.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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