Il microchip per l’identificazione dei nostri amici gatti (ma anche cani e furetti) è un trasponder in vetro biocompatibile delle dimensioni di un chicco di riso, che viene impiantato sotto pelle mediante una puntura (come quella che si fa per le vaccinazioni). È un metodo sicuro e certificato per l’identificazione internazionale del nostro amico a quattro zampe. Ha soppiantato il tatuaggio identificativo che con il tempo tendeva a scolorire e rendersi illeggibile, oltre che essere di gran lunga più doloroso, tanto da venir praticato in sedazione. Ma vediamo bene cos'è il microchip e perché è importante.
La legge italiana non obbliga i detentori di gatti a impiantare il microchip (a differenza dei cani, per i quali vige l’obbligo di legge) ma ne consiglia l'applicazione al fine di proteggere i felini da eventuali smarrimenti. Attraverso il microchip, infatti, sarà possibile identificare il detentore e l’indirizzo di domicilio del gatto e riportarlo a casa in caso di smarrimento. È però obbligatorio in alcuni casi, vediamo quali:
- In caso di espatrio, o di viaggi all’estero. La Decisione della Commissione 2003\803\CE del 26 novembre 2003, entrata in vigore dal 1 ottobre 2004, stabilisce che i gatti, così come i cani e i furetti, per poter essere portati all’estero, devono essere muniti di passaporto e identificati tramite un microchip. Questo significa che se vogliamo partire per una vacanza o trasferirci in un paese dell’UE con il nostro gatto, questo dovrà essere necessariamente microchippato. Lo stesso vale nel caso in cui decidiamo di adottare un gatto proveniente dall’estero;
- Per i gatti delle colonie feline, molte ASL delle regioni italiane prevedono un piano di tutela dei randagi e delle colonie, grazie alle quali si può provvedere alla sterilizzazione e microchipattura gratuita;
- Per i gatti di razza oggetto di compravendita e che hanno relativo pedigree.
Quando e perché metterlo
L’applicazione del microchip va fatta sempre e solo da un medico veterinario privato autorizzato o da un veterinario del’ASL, perché i microchip sono nominali e vanno sempre registrati in una banca dati in cui, attraverso il codice numerico, si riesce a rintracciare il detentore del gatto. Nei gatti non vigendo l’obbligo di legge può essere messo sia da cuccioli che da adulti, a seconda delle necessità. Se per esempio un gatto adulto dovrà essere portato all’estero, il proprietario ha l’obbligo di microchipparlo e contestualmente gli verrà poi rilasciato un passaporto per l’espatrio. In alcuni gatti giovani appartenenti a colonie feline, invece, il microchip viene impiantato al momento della sterilizzazione o durante il sopralluogo per il censimento dei membri della colonia.
Il mio consiglio è però di applicarlo anche ai gatti di proprietà casalinghi, perché spesso capita che avendo accesso all’esterno, vagabondando magari in cerca di lucertole, si allontanino troppo e può capitare che perdano l’orientamento, soprattutto se, in concomitanza di temporali, vengono cancellate anche le tracce olfattive.
Come viene inserito
L’inserimento è rapido e relativamente indolore, viene di solito impiantato nella regione della spalla o tra le scapole, si solleva la plica cutanea come si fa per le iniezioni e attraverso un ago viene inserito il trasponder, che ha le dimensioni di un chicco di riso. Può succedere, proprio perché l’impianto è sottocutaneo, che nel corso della vita del gatto il microchip si sposti leggermente dalla sede di impianto iniziale, senza però creare problemi. La procedura dura il tempo di un puntura e il dolore in realtà è più legato alla scarsa collaborazione dei nostri amici felini verso qualunque manipolazione piuttosto che a causa dell’impianto vero e proprio del chip. In seguito il medico veterinario avrà l’obbligo della registrazione in una banca dati nazionale, in cui dovrà annotare i dati del proprietario o del responsabile, con domicilio e numero di telefono, importanti al fine di poter far tornare a casa il micio in caso di smarrimento o nel caso in cui si fosse allontanato.
Come è fatto, come funziona e il significato delle cifre
Il microchip è un chicco di riso in vetro biocompatibile sigillato ermeticamente in modo che non possa scambiare materiale con il soggetto a cui viene inoculato. All'interno un trasponder sfrutta la tecnologia R.F.ID (Radio Frequency Identification), quindi onde a radiofrequenza che si attivano solo quando viene avvicinato il lettore adatto. Quindi potete stare tranquilli: non viene impiantato nessun 5G, nessuna sostanza tossica o che lo farà impazzire, né il vostro gatto entrerà in contatto con gli alieni.
Il lettore di microchip evidenzierà sul suo display il codice numerico contenuto nel trasponder del vostro gatto. A questo codice il veterinario aveva fatto corrispondere i dati del gatto e del proprietario registrandoli. Se questo codice viene inserito nell’apposita banca dati nazionale, magicamente e ovunque si troverà il gatto sarà possibile risalire al domicilio e al proprietario. Il numero identificativo del microchip è costituito da 15 cifre: le prime 3 indicano il paese di provenienza o il produttore del chip, le altre 12 l’animale. Grazie a questo numero sarà possibile identificare il gatto e il relativo proprietario. L’identificazione è sicura e univoca: a ogni numero cioè corrisponde un solo animale e viceversa.
Anagrafe felina
L’Anagrafe Nazionale Felina (ANF) è una banca dati informatizzata nazionale, attiva dal 2011 e gestita dall’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI) senza scopo di lucro. Registra, su base volontaria dei richiedenti, i dati identificativi dei gatti dotati del dispositivo di identificazione elettronico (microchip). Tutti i proprietari e detentori possono rivolgersi a un medico veterinario per l’identificazione e la contestuale registrazione del gatto di proprietà o in custodia. Il servizio è reso dal medico veterinario sulla base di un onorario concordato con il cliente richiedente. Esiste poi la banca dati nazionale, a cui hanno accesso i veterinari regolarmente registrati e in cui vengono registrati anche i gatti di colonia e tutti i gatti che devono fare il passaporto per l’espatrio, oltre che naturalmente si possono registrati anche tutti i gatti di privati.