È terminata la fuga dall'alluvione di un maialino, miracolosamente scampato dall'annegamento all'interno dell'allevamento in cui viveva in Emilia-Romagna. Dopo essere riuscito a sfuggire dalle acque che nelle ultime settimane hanno invaso diversi allevamenti nella zona di Faenza, il maialino aveva trovato riparo da Valentina, un'artigiana della zona. Sembrava una storia a lieto fine per il suino coraggioso, ma purtroppo non è stato così: Carabinieri e Asl sono intervenuti poco dopo per riportarlo nell'azienda agricola dalla quale era scappato.
Il suo destino, come quello dei suoi simili, è quello di finire i suoi giorni in un macello, vanificando la sua fuga dopo l'alluvione che ha colpito l'Emilia-Romagna. È la stessa Valentina a raccontare la sua storia in alcuni video postati su TikTok. Nei primi si vede il primo incontro con il suino che è entrato nel suo giardino in cerca di cibo e subito ha iniziato a interagire senza timore con lei e il suo cane.
Nei successivi, poi cancellati, Valentina racconta invece l'addio all'animale, reclamato dall'allevatore che lo possedeva. Questo è possibile perché gli animali all'interno dell'ordinamento italiano sono considerati come res, meri oggetti alla stregua di beni di proprietà. Questo è ancora più evidente quando si parla di animali da reddito, come maiali e bovini, considerati materie prime all'interno di un processo produttivo che li sfrutta sino alla morte. In questo caso le persone che li accolgono non possono fare nulla per loro: gli animali sono iscritti in banche dati come proprietà degli allevatori, ai quali vengono riconsegnati dopo essere stati rintracciati.
Il coraggio e il non comune istinto di sopravvivenza del maialino di Faenza non sono bastati a salvargli la vita. Una vera ingiustizia, e per questo l'associazione di protezione animali Meta Parma ha indirizzato una petizione al sindaco e presidente della Provincia di Ravenna Michele de Pascale per chiedere di graziare l'animale, e concedergli di andare in un santuario, struttura che si occupa di accogliere gli animali vittime di sfruttamento.
«A Faenza sono morti annegati oltre 600 suini ma se verranno riportati nei loro allevamenti la stessa sorte toccherà anche ai 200 che invece erano riusciti a salvarsi – racconta a Kodami Katia Ruggiero, presidente dell'associazione – Gli allevatori non hanno nessuna intenzione di risparmiarli, anzi, li stanno rintracciando e catturando tutti, per riportarli negli allevamenti e destinarli al mattatoio. Anche questo maialino finirà al macello».
Per scongiurare questa fine, scontata per un animale d'allevamento, Ruggiero ha deciso di chiamare in causa direttamente le istituzioni: «Purtroppo nulla possiamo fare contro la legge stessa, ma chiediamo almeno che venga tenuto in considerazione il diritto alla vita di questo animale che si è salvato da sé, e non merita di morire in maniera così crudele».