Salvato dal macello, un maialino di un anno si sta curando al santuario degli animali Nala da un brutto fungo preso nell'allevamento. Alex, questo il nome che gli hanno dato, fa l'aerosol e senza battere ciglio.
«Viveva in un posto chiuso, al buio, tra feci, pipì e cibo buttato in terra e in compagnia dei topi», spiega Mariacristina Pepe presidente della onlus Nala. «Si è salvato perchè è nato troppo magro e lo avrebbero eliminato subito; il percorso negli allevamenti prevede tre fasi: l'ingrasso, il fissaggio del peso e il macello. Alex era uno scarto di produzione, per fortuna ci hanno chiamato e detto di andarcelo a prendere».
Da quando è al rifugio di Carpaneto, in provincia di Alessandria, il maialino, che prima viveva insieme a una ventina della sua specie quindi non in un allevamento intensivo eppure in quelle tremende condizioni, ora sta cercando di eliminare il muco dovuto a un fungo, l'Aspergillo, che si contrae dalla sporcizia. Anche Alex, come tanti umani in questi tempi di epidemia, ha dovuto fare un tampone nasale e il risultato è stato positivo all'aspergillosi, una malattia infettiva. La cura comprende antibiotici e aerosol: «Lo fa volentieri perchè sa che ci stiamo prendendo cura di lui. "Sa" perchè è un essere senziente», dice Mariacristina che insieme al compagno sta costruendo una nuova casetta per Alex.
Al momento il santuario Nala ospita due tori salvati da vitelli, sette maiali e tre pecore. «Negli ultimi anni sta aumentando la richiesta di accoglienza – spiega la presidente – sono gli stessi allevatori a chiamare per andarli a prendere; più persone stanno a contatto con gli animali, più possiamo cambiare il mondo per loro».
La Rete dei santuari degli animali
Il Rifugio Nala è nato nel 2017 dalla volontà di aiutare concretamente gli animali. L’associazione era già attiva da alcuni anni nelle campagne informative e di sensibilizzazione, poi ha deciso di focalizzare il suo impegno e intraprendere un nuovo progetto, impegnandosi a salvare animali altrimenti destinati a morte e sfruttamento.
Il Santuario è stato fondato a Carpeneto, località vicino ad Ovada nell'alessandrino ed è gestito da Mariacristina che ha scelto di dedicare la sua vita a restituire la libertà perduta a molti animali. Da dicembre 2018 il rifugio ha raggiunto un traguardo importante, entrando a far parte della Rete dei santuari di animali liberi in Italia. Questo progetto riunisce diversi santuari con gli stessi scopi di divulgazione, di collaborazione e di cambiamento.
La Rete dei Santuari di Animali Liberi in Italia è un’aggregazione di progetti che si riconoscono essere molto vicini nel loro percorso e che hanno come obiettivo comune quello di contribuire ad un miglioramento dell’attuale relazione tra noi animali umani e tutti gli altri. Un santuario di animali liberi è un luogo che ospita animali cosiddetti “da reddito”: cavalli, asini, mucche, maiali, capre, pecore, galline, anatre, ecc., gestito da un ente no profit.
Gli animali ambasciatori della propria specie
Il primo obiettivo è rivolto all’ospitalità degli animali rifugiati, cercando di sviluppare al meglio l’ambiente di vita dei vari soggetti, tenendo conto esclusivamente delle loro esigenze specie-specifiche. A nessun ospite viene chiesta alcuna prestazione, sia in termini alimentari, di pet, o di altro genere, e deve essere garantita la migliore qualità di vita fino alla sua fine naturale.
I santuari sviluppano un suo lato divulgativo, per contribuire così non solo alla salvezza dei soggetti ospitati, ma in parte anche per quelli fuori. L’apertura al pubblico diventa così fondamentale, affinché ogni individuo salvato diventi ambasciatore della propria specie. «Ogni presa di consapevolezza e ogni scelta responsabile passa sempre dalla conoscenza e non c’è luogo migliore per conoscere un maiale se non davanti a lui, assorbendo le sue emozioni, le sue storie, difficoltà, caratteristiche ed esigenze», conclude Mariacristina prima di andare a fare l'aerosol al fortunato Alex.