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17 Agosto 2022
12:24

Il maiale Monaldo può restare nel cortile, per il TAR è un animale domestico come un cane

Il sindaco di Montesilvano aveva ordinato lo sgombero dell'animale ma per il TAR di Pescara l'ordinanza è illegittima: il maiale Monaldo è un animale domestico come il cane e può continuare a vivere con la sua umana.

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I maiali sono nuovamente al centro delle cronache e delle polemiche, anche perché sono sempre più diffusi come animali d'affezione. Tuttavia, non tutti sono abituati a vederli in cortili, giardini e abitazioni ma per il TAR di Pescara non c'è assolutamente nulla di sbagliato. La polemica era scoppiata tra il Comune di Montesilvano, nel pescarese, e una residente che ospita nel cortile di sua proprietà Monaldo, un maiale vietnamita.

Il sindaco Ottavio De Martinis aveva ordinato «lo sgombero del maiale vietnamita di circa 100 chili dal cortile sottostante il condominio con la sua delocalizzazione nel termine di 30 giorni, al fine di rimuovere lo stato di pericolo igienico sanitario e di una migliore tutela dell'igiene pubblica e privata». Ma per i giudici del TAR l’ordinanza del Comune è «illegittima» e quindi è stata annullata.

Monaldo potrà quindi continuare a vivere con la sua umana, anche perché nella sentenza si legge: «Monaldo, quale animale d’affezione addetto a pet-therapy, può sinanche vivere in una civile abitazione, dato che la sua gestione non si discosta molto da quella di un cane. Inoltre, ad evidenziare il deficit di istruttoria, v’è la circostanza del peso dell’animale stimato in 100 chili mentre il peso del maiale vietnamita maschio arriva al massimo a 43 chili».

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Patrizia Silvestri, pet mate di Monaldo, può quindi tirare un sospiro di sollievo e continuare a vivere insieme a Mondalo che, tra l'altro, è anche microchippato e iscritto all'anagrafe canina. A sostegno delle richieste della donna, inoltre, c'è anche una relazione presentata dal dipartimento di Prevenzione dell'ASL di Pescara sullo condizione igieniche in cui vive l'animale. Nel rapporto si legge:«non erano stati avvertiti odori molesti e che le condizioni igieniche erano buone, né erano stati rilevati liquami sversati sul suolo che al contrario venivano regolarmente asportati con segatura».

Questa ennesima vicenda con al centro un maialino da compagnia, fa da eco alle vicissitudini che da settimane sta vivendo il rifugio per maiali e cinghiali la Sfattoria degli Ultimi. L'ASL di Roma vorrebbe abbattere preventivamente gli animali (non destinati alla produzione animale) per prevenire la diffusione della peste suina africana, ma ovviamente chi vive da anni con loro è assolutamente contrario.

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Vi stiamo raccontando giorno dopo giorno le proteste, la sensibilità, le tensioni, la solidarietà e la mobilitazione di massa che sta coinvolgendo il rifugio direttamente assieme alle donne e agli uomini che da tempo si occupano di questi animali e che rifiutano categoricamente che vengano abbattuti. Sia questa vicenda che quella di Monaldo, evidenziano però la totale assenza di regolamentazione per la convivenza con questi animali, considerati dallo stato esclusivamente destinati alla produzione di carne ,a che da tempo ormai vivono fianco a fianco anche nelle case e nei giardini di tantissime persone.

A oggi non esiste un modo per registrare in maniera chiara i suini come animali d'affezione, separandoli così da quelli destinati alla filiera agroalimentare, per questo sia alla Sfattoria che per il caso di Monaldo le persone corrono ai ripari utilizzando microchip per cani e gatti. La questione va affrontata e regolamentata istituzionalmente quanto prima, per riconoscere sia lo status d'affezione e il valore relazionale di questi animali che per separarli una volta per tute da quelli allevati a fini alimentari.

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